Il lesbismo non è una malattia

Giordana Curati commenta il modulo icd9-cm

giordana-curatiIl lesbismo non è una malattia. Questo è scientificamente accertato dall'Oms (l'Organizzazione mondiale della sanità)che nel 1993 ha cancellato l'omosessualità dall'elenco delle malattie. Tuttavia il modulo "Icd9-cm", l'elenco ufficiale delle patologie e dei traumi del Ministero della Salute, contempla ancora  il “lesbismo ego distonico”. Commenta il fatto Giordana Curati, vicepresidente di Arcilesbica nazionale e presidente di Arcilesbica locale.

Cosa pensa del modulo Icd9-cm?

In questo modulo viene attribuito al lesbismo il disturbo legato all’egodistonia: la non accettazione del proprio orientamento sessuale e il desiderio frustrato di averne uno differente.

E’ vero che esiste un problema in alcune persone omosessuali e lesbiche che non accettano il proprio orientamento sessuale e dunque soffrono di lesbofobia interiorizzata, ma la causa è sociale, culturale e politica, non va quindi inserita nel novero delle malattie psicologiche. Se non ci fosse propugnata una cultura etero sessista, i gay e le lesbiche non svilupperebbero alcuna ego distonia perché vivrebbero il proprio orientamento sessuale come una variante della sessualità umana. La versione italiana dell'Icd-9-cm recepisce la classificazione internazionale attualmente in uso negli Stati Uniti che però ha già predisposto l'adozione della nuova classificazione, denominata Icd-10-cm, che elimina il lesbismo dall’elenco.

Crede che l’omosessualità abbia una matrice psicologica?

Non ci interessa una ricerca in questo senso. Sicuramente se lo chiedono tanti e spesso danno risposte facili. Quello che conta è che l’individuo non ha la possibilità di scelta. L’individuo è. Nel momento in cui si stabilisce che l’omosessualità è una variante della sessualità, ha lo stesso valore domandarsi perché si è eterosessuali.

Purtroppo si sta verificando una cosa gravissima in Italia: la diffusione di terapie riparative che prevedono la cura psicologica per far “ri diventare” (secondo questa visione) le persone eterosessuali. Queste terapie oltre ad essere ideologicamente e politicamente inaccettabile provocano danni gravissimi.

Sarebbe bene che la società scientifica italiana e gli psicologi prendessero posizione. L’Ordine degli psicologi di Napoli sta lavorando ad un testo che mi auguro prenda definitivamente le distanze da questo tipo di terapie.

Crede che Napoli sia accogliente nei confronti delle diversità?

E’ piuttosto una città che ha delle risorse a partire dalle associazioni, polo di riferimento e di accoglienza pe tanti giovani che vivono pressioni familiari e omofobia. Abbiamo istituzioni che accolgono l’istanza lgbt. Tuttavia la pervasività e la capillarità dell’omofobia, oggi rendono impossibile definire una qualsiasi realtà d’Italia e in particolare del sud emancipata.

Perché?

Perché la matrice dell’omofobia è la stessa del maschilismo ancora molto radicato al sud e in alcune zone del nord Italia. La divisione dei ruoli maschio - femmina quando non è patriarcale viene condannata. Un maschio omosessuale viene ritenuto degradato perché si avvicina alla femminilità, e così una donna che non ha un uomo accanto è svalutata. Tuttavia credo che la popolazione sia molto più preparata ad accogliere segnali di civiltà e progresso rispetto alle classi dirigenti.

L’Italia è pronta ad accogliere le famiglie alternative?

Stiamo compiendo diverse tappe. Chiediamo non solo uguali diritti, ma anche pari trattamento sul posto di lavoro e in altri contesti sociali e privati e un contrasto netto al bullismo omofobico.  Il non riconoscimento giuridico fa parte della cultura arretrata del nostro paese, ma non è l’unico problema: permane un atteggiamento culturale ingiurioso.

Non siamo lontani dalla legge per il reato di omofobia e quella per le unioni civili. Napoli ha dato un segno di grande apertura in questo senso con la realizzazione del registro delle unioni civili che serve anche alle coppie etero. E’ importante che più territori siano fattivi perché questo darà la forza per legiferare a livello nazionale. Ma sappiamo che dovremo continuare a insistere per superare altre barriere legislative e culturali.

Il convegno “Sessualità e diritti lgbt” cui partecipa Giordana Curati in questi giorni:

http://www.napolicittasociale.it/portal/vivi-sociale/incontri/1018-“sessualità-e-diritti-lgbt”.html

Alessandra del Giudice

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