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Sabato 20 Aprile 2024




Il segno magico nella pittura delle ragazze rom

Intervista a Bruno Fermariello, “artista-maieuta”

Bruno-FermarielloIl pittore Bruno Fermariello ha diretto due laboratori nell’istituto penale minorile di Nisida scoprendo nelle ragazze rom una particolare predisposizione all’arte. Dopo le mostre “Gilgamesh” e “Carmen”  “l’artista-maieuta” ha deciso di andare alla ricerca del “segno magico” nel campo rom di Secondigliano.

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Come nasce il suo interesse per la pittura? 

Ho avuto la fortuna di nascere nel condominio della villa Belvedere al Vomero, immersa nel verde e affacciata sul mare, dove vivevano diversi artisti. Il mio occhio ha avuto la fortuna di essere educato alla bellezza, una bellezza che si scontra con il degrado di tanti altri contesti partenopei. Oggi credo che la realtà e l’illusione siano due componenti entrambe necessarie dell’esistenza, ma vadano separate. Non condivido l’arte contemporanea quale presa d’atto della realtà, per me l’arte è un gioco illusorio che ti aiuta a lasciarti andare, a fuggire dalla “bruttezza”, ad avere speranza.

Come ha contattato la pittura delle ragazze rom?

Per caso. Nel 2007 sono andato a Nisida per realizzare un laboratorio di pittura con i minori detenuti partendo dalla favola di Gilgamesh: un tiranno onnipotente, metafora dell’adolescente irrazionale che si scontra con i confini posti al suo narcisismo e alla fine del suo “viaggio esistenziale” opera una composizione tra razionalità e amor proprio. Mentre i ragazzi non mostravano interesse né abilità particolari per l’arte, le ragazze detenute, tutte rom, rivelavano talenti e segni pittorici inaspettati.

Il corso si concluse nella mostra “Gilgamesh” a Castel dell’Ovo con tele caratterizzate da un uniformità di stile che riporta all’idea dell’arte vissuta come esperienza tribale collettiva: fu presentato un Gilgamesh dalle fattezze inconfondibilmente gitane.

Esiste dunque un segno “gitano” nella pittura rom?

carmen-nisidaNon esiste una pittura tradizionale gitana, piuttosto credo che i rom riescano a esprimere il linguaggio degli archetipi collettivi studiato anche da Jung. Posso dire di essere stato un artista-maieuta chiamato a sollecitare, mediante il gesto e la parola, l’energia creativa posseduta in modo inconsapevole dalle ragazze rom. Nel laboratorio esse non solo riuscivano a recepire il significato magico della fiaba di Gilgamesh, ma producevano un segno pittorico ricco di simboli archetipici come serpenti, donne poli cefale e teste divine di reminescenza indiana.

Dopo quattro anni, ho avvertito il desiderio di tornare a Nisida, mettendo su un laboratorio dedicato alle sole ragazze, anche in questo caso tutte rom, tranne una, ispirato al racconto della “Carmen” di Merimèe e alla visione dell’opera omonima di Bizet da cui è scaturita la mostra "Carmen" esposta al Pan fino alla scorsa settimana.

Ebbene, il risultato del laboratorio ha visto confermata l’intuizione iniziale da cui ero partito: il popolo rom, soprattutto la sua componente femminile, è depositario di un fondo mentale arcaico capace, se evocato, di creare una forma d’arte per noi “moderni” irrimediabilmente preclusa: l’arte magica. La ricchezza culturale regalatami è stata molto più grande di ciò che ho dato: le ragazze sono state capaci di portarmi per mano nel territorio dell’inconscio collettivo.

E ora sta partendo per un altro progetto ambizioso…

A Nisida ho vissuto un’esperienza “garantita”: conoscere il mondo rom dietro le sbarre è paradossalmente più semplice: per le ragazze la vita in carcere è più semplice di quella vissuta nei campi tra immondizia e topi. Molte di loro vorrebbero cambiare vita, ma si scontrano con i pregiudizi di chi non dà loro opportunità di lavoro e gli uomini rom che le tengono recluse. Così ho deciso di realizzare un laboratorio pittorico nel campo rom di Secondigliano, grazie all’aiuto di due volontarie di Opera Nomadi e di un picolo contributo della Fondazione Banco Napoli che coprirà le spese. Partiremo la prossima settimana con sette ragazze, ma spero che altre se ne aggiungano e che il laboratorio diventi permanente.

L’Assessore alle Politiche Sociali Sergio D’Angelo ci ha promesso di ristrutturare una baracca che è all’ingresso del campo per trasformarla nel nostro atelier. Ma intanto iniziamo a creare un angolo di bellezza nel degrado.

Alessandra del Giudice

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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