L’onda lunga dell’amianto: 80 malati all’anno in Campania

Intervista al Professore Massimo Menegozzo sul IV rapporto ReNaM che sarà pubblicato a breve.

amianto-stalattitiOgni anno in Campania si ammalano circa 80 persone, ma è un dato parziale: “La latenza può prolungarsi fino a 50 anni”, a dirlo il Professore Massimo Menegozzo, esperto di medicina del lavoro, è stato responsabile della raccolta e interpretazione dati perla Campaniadel Registro nazionale mesoteliomi. “E di amianto in giro ce n’è ancora tanto”. In allegato schede e legislazione.

Come è monitorato il fenomeno?

“La raccolta dei dati avviene secondo un rigoroso protocollo nazionale che prevede che tutte le strutture sanitarie afferenti al Servizio Sanitario Regionale comunichino al Registro Regionale Mesoteliomi l’avvenuto riscontro diagnostico dei singoli casi. Perché la raccolta di tali dati sia valida è necessario che essa sia completa e tempestiva. Questa situazione ad oggi non si presenta ottimale in Campania dal momento che vi è un disomogeneo comportamento delle strutture di riferimento con siti di eccellenza e siti con scarsa o nulla rispondenza”.

C’è una relazione comprovata tra l’esposizione all’amianto e l’insorgere della malattia?

“La manifestazione clinica di un mesotelioma nell’80 per cento dei casi è riconducibile ad una esposizione ad amianto. Ogni caso di mesotelioma diviene un evento sentinella del rischio in quella zona. La possibilità di rintracciare attraverso il colloquio con il paziente malato le sorgenti di rischio di esposizione a fibre di amianto riveste una particolare rilevanza dal momento che le fibre di amianto per la loro riconosciuta bioindegradabilità rappresentano una sorgente permanente di rischio. Riconoscere nuove e sconosciute sorgenti di rischio è fondamentale per avviare la bonifica dei siti soprattutto in Campania dove si assiste al dilagare della dismissione nell’ambiente di vita di materiali contenenti amianto al di fuori dei circuiti legali”.

Si può calcolare la probabilità di rischio in caso di esposizione?

“La probabilità di sviluppare un mesotelioma legato all’esposizione a fibre di amianto è correlata alla dose cumulativa di fibre determinata in base al tempo di esposizione e alla concentrazione media delle fibre di amianto inalate in tale periodo. Dagli studi effettuati a livello internazionale risulta che all’aumentare della dose cumulativa di esposizione aumenta la probabilità di incidenza del mesotelioma e, viceversa, con il diminuire della dose cumulativa di esposizione diminuisce tale probabilità. Sta di fatto che ad oggi non si conosce una dose minima al disotto della quale escludere tale probabilità anche se per dosi minime minima sarà tale probabilità”.

Ci può dare qualche anticipazione del IV rapporto RENaM sul dato in Campania?

“Per quanto riguarda i mesoteliomi le ultime osservazione documentano una tendenziale omogeneità dei dati annuali che si assestano tra i 70 e gli 80 casi annuali perla Campania.Iltempo di latenza (tempo che intercorre tra l’inizio dell’esposizione a fibre di amianto e la manifestazione clinica del mesotelioma) può variare da un minimo di 10 ad un massimo di 50-60 anni. In media si aggira sui 35/40 anni. Ogni caso portato alla nostra attenzione viene valutato secondo una gradualità di scala: caso certo, caso probabile, caso possibile o  diagnosi errata”.

Può tracciare una mappa delle aree più a rischio nella nostra regione?

“Le tradizionali sorgenti storiche di rischio in Campania sono costituite dai tantissimi insediamenti industriali nei quali si sono manipolate grandi quantità di materiali contenenti amianto: in particolare nel settore del cemento amianto, ad esempio gli stabilimenti di Volla e Torre, del petrolchimico, delle ferrovie come il cantiere delle FS di Santa MariaLa Bruna, e della cantieristica navale da Castellammare, ai bacini del porto di Napoli ai tanti piccoli cantieri lungo le coste. L’effetto della esposizione lavorativa determinato dai più importanti insediamenti industriali che adoperavano materiali contenenti amianto sarà destinato a protrarsi ancora per lungo tempo, ad esempio l’Eternit ha chiuso nel 1986, l’Italsider nel 1992 ela Sofernel 2003. E ci sono ancora tante navi costruite prima del 1992 con l’amianto che continuano a navigare.

Quindi i più esposti sono lavoratori e ex operai?

“In genere sì, ma non sempre. Una volta un ex dipendente della Eternit  anche lui malato di mesotelioma mi ha raccontato di come sua moglie sia morta tre anni prima della stessa malattia per un chiaro caso di contaminazione familiare del rischio amianto che il paziente aveva a sua insaputa esportato nell’ambiente domestico”.

Quale è il rischio legato alla presenza delle discariche?

“Se parliamo di mesoteliomi esiste una casistica relativa a casi di esposizione ambientale non professionale anche in Campania, casistica peraltro limitata che fa riscontro ai dati della casistica ambientale registrata nel territorio italiano. Quanto all’aumentata incidenza di tumori in prossimità di aree prossime alle discariche, i dati attualmente a disposizione indicano che in talune aree corrispondenti ai siti inquinati di interesse nazionale vi è un aumento significativo di alcuni profili tumorali e di anomalie congenite alla nascita. Nessuno di questi lavori è stato ad oggi in grado di affermare che tali incrementi sia da attribuire con certezza ai fattori di rischio presenti nelle discariche. Per arrivare a tale conclusione possibile sono necessari ulteriori studi di epidemiologia ambientale ad oggi ancora in corso”.

A.d.G


Amianto

Amianto, termine di origine greca, significa "indistruttibile". A inizio novecento, l’amianto o asbesto, amalgamato al cemento, diventa eternit, eterno, adatto per usi industriali e domestici. Una sola fibra di asbesto, 1300 volte più sottile di un capello, può penetrare nel corpo umano e restare incistidata dai 15 ai 45 anni prima di poter causare l'asbestosi, il mesotelioma pleurico e dei bronchi, il carcinoma polmonare.

Secondo l’Ispesl, istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza sul lavoro, che si occupa del Registro Nazionale dei Mesoteliomi (ReNaM), in Italia sono state prodotte 3.748.550 tonnellate di amianto dal dopoguerra fino al 1992, quando la legge 257 ha stabilito la dismissione dell’amianto. Sempre secondo l’Ispels: “In Italia vi sono 4.000 morti l’anno per esposizione all’amianto, ma tra il 2015 ed il 2018 è previsto un picco di vittime. L’età media della diagnosi è intorno ai 68 anni”.

Il Registro Nazionale Mesoteliomi rappresenta una realtà più unica che rara di eccellenza a livello internazionale. In quanto struttura pubblica mette a disposizione i suoi dati ai singoli pazienti ed ai loro familiari, ed alle autorità Sanitarie e Giudiziarie quando ne facciano richiesta.

I dati raccolti sono straordinariamente vasti ed hanno consentito di identificare progressivamente situazioni di rischio di esposizione a fibre di amianto precedentemente ignorate e/o sottovalutate.

Ci sono tuttavia differenze di acquisizione dati a livello regionale perché i registri regionali non si sono costituiti tutti allo stesso tempo. Ci sono Registri storici costituiti su iniziativa meritoria regionale sin dal 1988 come il registro Mesoteliomi della Toscana e registri di più recente formazione come i Registri del Lazio, Abruzzo ed Umbria;

I Registri Regionali, pur avendo la attribuzione istituzionale di Centri Operativi Regionali del ReNaM, sono organismi che dipendono nel loro funzionamento dalla regolamentazione regionale che è molto variabile da regione a regione, in particolare per quanto riguarda i finanziamenti e la creazione di una efficiente rete di supporto.


Il Registro Mesoteliomi della Campania.

Con Delibera di Giunta Regionale n.3901 del 2 Agosto 2002, viene istituito il “Registro Regionale dei Mesoteliomi della Regione Campania” con sede presso il Dipartimento di Medicina Sperimentale della Seconda Università di Napoli.

Attualmente è responsabile del COR (Centro Operativo Regionale Campania) preposto al ReNaM il Prof. Riccardo Pierantoni, che coordina da circa 10 anni un gruppo di ricerca sui biomarcatori precoci del mesotelioma pleurico.

Accanto alle attività istituzionali dovute in applicazione del DPCM 10 dicembre 2002, n.308 (“Regolamento per la determinazione del modello e delle modalità di tenuta del registro dei casi di mesotelioma asbesto correlati ai sensi dell'articolo 36, comma 3, del decreto legislativo n. 277 del1991.”(GU n. 31 del 7-2-2003) il Registro svolge importanti attività di ricerca sia nel campo delle indagini epidemiologiche su coorti di esposti professionali che in quello biomolecolare della ricerca dei biomarcatori precoci del mesotelioma pleurico.

Inoltre al registro Mesoteliomi della Campania spetta il coordinamento scientifico delle attività di sorveglianza sanitaria per gli ex esposti ad amianto residenti in Campania.

Con delibera n. 2156 del 31 dicembre 2008 il Registro Mesoteliomi della Campania è stato ridefinito come “Registro Mesoteliomi della Campania - Centro Operativo Regionale dei Casi di Neoplasia di Sospetta Origine Professionale”. Con questa delibera la regione Campania, per prima in Italia, ha attribuito al registro Mesoteliomi i compiti più estesi di registro dei tumori di sospetta origine professionale, in applicazione di quanto stabilito dall’articolo 244 del D.Lgs. 81/2008.

© RIPRODUZIONE RISERVATA