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Sabato 20 Aprile 2024




Una legge contro la violenza sulle donne

A chiederla donne e associazioni napoletane

violenza donneAncora violenza sessuale, violenza su una donna quale strumento di potere e annientamento psicologico oltre che fisico. Ieri a Pizzoli, una ragazza è stata stuprata probabilmente da più di uno stupratore, pochi giorni fa un’altra a Scampia è stata sequestrata e picchiata dal sue ex padre del bambino che porta in grembo.

Donne e associazioni napoletane lanciano un grido di dolore e ribellione: “Si realizzi una legge organica contro il crimine che uccide più donne nel mondo”.

“Desidero levare alta la voce delle donne napoletane contro l’efferato stupro perpetratosi ai danni di una giovanissima, a Pizzoli, effetto della cultura machista che, invece di regredire, grazie a decenni di campagne per la valorizzazione dell’immagine femminile intesa come tesoro dei talenti intellettuali e culturali di cui le donne sono portatrici, si alimenta con l’imperante pulsione alla porno-fantasia, che tanto risulta presente nelle diverse generazioni maschili. Occorre pensare ad una imponente reazione civile che consenta lo sradicamento di questi crimini, estirpando dalla cultura giovanile prevalente la convinzione che tutto sia consentito”- l’Assessore alle Pari Opportunità del Comune di Napoli, Giuseppina Tommasielli esprime così l’indignazione sua e dei colleghi della Giunta, dopo gli ultimi fatti di cronaca.

Le violenze sessuali subite dalle donne nell’arco di questa settimana si accompagnano ad un’altra violenza subita da tutte le donne in quanto tali: la sentenza della corte di Cassazione n 4377/12 del 9 febbraio 2012 che, esprimendosi sulla violenza subita da una diciassettenne questa estate da parte di un branco, ammette alternative al carcere preventivo per chi è indagato per stupro di gruppo.

E una legislazione che non dà risposte concrete a crimini così efferati non induce le donne già traumatizzate a denunciare. Le statistiche affermano infatti, che solo il 6 percento degli autori degli stupri di gruppo viene scoperto e perseguito, spesso perché coperti, per vergogna, dalle stesse vittime. “Per la sentenza n 4377/12 della Cassazione la complicità evidente di clan familiari e di intere comunità strette intorno agli stupratori, non costituisce contesto per la reiterazione del reato. La sentenza è scandalosa perché afferma, nella sua stesura, che la violenza è un crimine che non ha carattere sociale. Sebbene dal punto di vista legale è una pronuncia motivata dalla legge, o meglio dalle carenze legislative fatte da un parlamento poco propenso ad affrontare in modo organico tutta l’area del contrasto al femminicidio e alle violenze sessuate”- denuncia Stefania Cantatore dell’Unione Donne Italiane della Provincia di Napoli, una delle prime associazioni femministe nate a Napoli nel dopoguerra con la lotta per il suffragio universale.

E sempre a Napoli alcune donne rappresentanti di associazioni femministe e avvocate, tra cui Elena Coccia, Vice Presidente del Consiglio Comunale, hanno scritto nel 2010 una proposta di integrazione della legge 66/96, nel rispetto delle raccomandazioni degli organismi internazionali ed degli impegni assunti dagli Stati rispetto alla violenza di genere. La legge contiene un elemento decisivo: il risarcimento. Rendere onerosa la violenza e riconoscerla un danno sociale oltre che privato. (vedi allegato)

Insieme ad una legislazione più efficace è necessario anche agire su un cambiamento di rotta rispetto alla cultura machista diffusa dai media. “Spesso è anche il silenzio sul tema della violenza ad essere un segno inequivocabile dell’abuso del potere maschile anche all’interno dei media- sostiene l’avvocato Elena Coccia, che da 35 anni si occupa della difesa delle donne -. L’altro giorno mi è stato rimandato per la quarta volta il processo di appello che ha dato stura al processo di Teresa Bonocore ovvero la violenza sulla figlia. Un fatto gravissimo per un processo così delicato e importante. Tutelare le vittime di violenza significa velocizzare i processi per stupro. Eppure nessun giornale ha accolto il mio appello di trattare la questione. C’è uno specifico femminile nella violenza e se ne parliamo è perché ancora non è stato superato. Eppure il problema più difficile è ancora farsi ascoltare”.

Alessandra del Giudice

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