La Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti

rom rapporto 2014Era l'8 aprile del 1971 quando a Londra si riunì il primo Congresso internazionale del popolo Rom e si costituì la Romani Union, la prima associazione mondiale dei Rom riconosciuta dall’Onu nel 1979. In ricordo di tale data è stata istituita in tutto il mondo la Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti.

AdG


Il primo rapporto nazionale sulla condizione di Rom e Sinti in Italia. È stato presentato oggi 8 aprile 2015, in occasione della Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti, il primo rapporto nazionale sulla condizione di Rom e Sinti in Italia realizzato dall'associazione 21 luglio. Sono 12 milioni i Rom e Sinti in Europa di cui 6 milioni nell’Unione Europea;  circa 180.000 in Italia, pari allo 0,25% della popolazione totale (una delle percentuali più basse d’Europa, dove vivono 12 milioni di rom e sinti di cui 6 milioni nell’Unione europea); solo il 3% è effettivamente nomade, il 50% ha cittadinanza italiana; circa 40.000 vivono nei “campi”.  Il 60% ha meno di 18 anni e sono 15.000 i minori apolidi o a rischio apolidia.  La maggior parte di rom e sinti si concentra nel Lazio, in Lombardia, in Calabria e in Campania. A febbraio 2015, risultano attivi solamente 10 Tavoli regionali sui 20 previsti: Umbria (1/2013), Toscana (2/2013), Emilia Romagna (7/2013), Molise (7/2013), Liguria (10/2013), Marche (10/2013), Piemonte (2/2014), Calabria (5/2014), Campania (5/2014), Lazio (2/2015). Il quadro che è emerge è quello di ripetuti sgomberi forzati, politiche che violano i diritti umani, soprattutto dei bambini, e nuovi “campi nomadi” in fase di progettazione a fronte di finanziamenti superiori ai 20 milioni di euro. Tra annunci e proclami sul superamento dei “campi”, a cui tardano a seguire fatti concreti, tra speranze e contraddizioni, la condizione di Rom e Sinti in Italia continua ad essere caratterizzata da politiche discriminatorie e segregative, basate su un approccio emergenziale, che relegano tali comunità ai margini della società e alimentano nei loro confronti i germi dell’antiziganismo, del razzismo e degli stereotipi negativi.


L'International Roma Day: In occasione della Giornata Internazionale l’Unar ha organizzato l'International Roma Day 2015, una giornata di approfondimento sui temi dell’istruzione e della formazione professionale dei giovani Rom, Sinti e Caminanti con un focus su alcune iniziative recentemente intraprese nell’ambito della Strategia Nazionale di Inclusione delle tre comunità.  “Dobbiamo promuovere una maggiore conoscenza della cultura rom e sinta in Italia e delle problematiche che emergono – afferma Franca  Biondelli Sottosegretario al Ministero del Lavoro e Politiche Sociali con delega all’Integrazione – consapevoli che solo l’incontro, il confronto e la mediazione possano consentire il superamento dei pregiudizi e stereotipi”. E parte  proprio l’8 aprile 2015 la campagna “se mi riconosci mi rispetti”, che ha come obiettivo la raccolta di almeno 50 mila firme valide per la presentazione in Parlamento di una legge di iniziativa popolare di riconoscimento del popolo Romanì, quale minoranza linguistica, una popolazione che conta in Italia almeno 170 mila persone, in gran parte presenti da secoli, ma non ancora completamente integrati nella vita sociale.


La presenza Rom e il diritto all'istruzione. Secondo la Comunità di Sant'Egidio a Napoli sono 4.500 i Rom, di cui solo 1.000 in campi autorizzati; a Milano 2.500, di cui oltre 600 in campi autorizzati, circa 200 in camper o roulotte e 1650 in campi spontanei; infine a Genova sono 750, di cui 250 in campi autorizzati, 250 in appartamenti e gli altri 250 in insediamenti informali. Dei circa 11mila bambini Romanì iscritti nell’ultimo anno scolastico, 6.200 frequentano la scuola primaria, 3.200 quella secondaria di primo grado, mentre sono solo 107 gli alunni iscritti alla scuola secondaria di secondo grado. Allo scopo di incoraggiare la frequenza scolastica e promuovere il diritto all’istruzione dei rom, uno dei quattro assi fondamentali stabiliti dall’Unione Europea per una vera integrazione insieme a occupazione, alloggio e assistenza sanitaria, la Comunità di Sant’Egidio realizza ormai da qualche anno il programma “Diritto alla scuola, diritto al futuro”, eletta a “best practice” a livello internazionale. Attraverso questo progetto, vengono erogate piccole borse di studio del valore di 50, 100 euro, per ogni famiglia che manda suo figlio a scuola, con degli incentivi che vanno di pari passo ai risultati scolastici. Oggi, grazie alle donazioni di banche, fondazioni e privati, sono 200 le borse di studio erogate dalla Comunità, di cui 125 a Napoli, 41 a Roma, 30 a Milano.


Chi sono i Rom? Nel Vocabolario Sociale (nel capitolo Immigrazione da pagina 77) abbiamo raccontato la storia e le abitudini sociali dei Rom spiegato quali sono le loro reali condizioni esistenziali in Italia e quali pregiudizi linguistici da sfatare.  Si legge nel Vocabolario: "Rom è il nome collettivo di uno dei principali gruppi della popolazione di lingua romanes. I rom (plurale ròma o romà) costituiscono una nazione senza Stato divisa in piccole comunità tra Europa e America che hanno assunto usi, costumi e tradizioni diverse attraverso contaminazioni e in - terscambi con le popolazioni dei Paesi con cui hanno convissuto. Hanno un inno “Gelem Gelem”, “Camminando Camminando”, e una bandiera a bande orizzontali azzurro e verde e una ruota rossa al centro. Li acco - muna l’origine da una diaspora che si ritiene abbia avuto inizio intorno al X secolo da regioni al confine tra India e Pakistan e l’uso di dialetti, almeno un tempo, intercomprensibili, derivati della lingua romanes, di origine indo-ariana. In romanes, rom significa uomo o marito, romani è l’aggettivo femminile, romano il maschile, e alcuni gruppi lo utilizzano come nome etnico, contrapposto a gaggè che indica chi non è rom. Nell’uso comune con rom ci si riferisce ai numerosi sottogruppi che costituiscono il popolo rom e sulla base di analogie, erroneamente, a popolazioni che non si autodefiniscono tali come, ad esempio, i sinti, insediatisi secoli addietro nel Nord Italia. Nella maggior parte dei casi le comunità rom adottano la lingua e la religione del Paese in cui si stabiliscono e contrariamente a un’opinione molto diffusa non sono nomadi. Un cambiamento intervenuto nel tempo a seguito dell’estinguersi per ragioni di mercato delle antiche professionalità in cui eccellevano (circensi, fabbri, venditori di cavalli, giostrai), che imponevano loro continui spostamenti. Una credenza, quella del nomadismo, che in Italia ha giustificato e giustifica mancate politiche abitative a loro favore, relegandoli in campi periferici privi di servizi, e ha provocato ripetuti richiami da parte di Nazioni Unite e organismi comunitari che in tale condotta ravvisano un atteggiamento discriminatorio e segregazionista. Sui media e nel discorso politico, poi, il termine rom compare prevalentemente in riferimento a episodi di cronaca nera nei quali alcuni appartenenti a questo gruppo si rendono protagonisti di reati come furti e stupri, contribuendo così in modo decisivo ad alimentare l’idea nell’opinione pubblica che i rom siano irrimediabilmente antisociali e ad affrontare le politiche connesse in termini prevalenti di devianza e sicurezza. Un pregiudizio che affonda le sue radici nel Medioevo quando iniziarono a circolare leggende che descrivevano i rom come ladri di bambini, stregoni dediti alla magia nera e persino alla pratica del cannibalismo, e che nei secoli ha portato a segregazione, persecuzioni, fino allo sterminio di circa cinquecentomila rom nei campi di concentramento nazisti".

AdG

© RIPRODUZIONE RISERVATA