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Giovedì 18 Aprile 2024




Je so' pazzo

Cronache dall'ex Opg di Materdei Occupato

ALE 2734Dal 2 marzo 2015 ha ripreso vita. L'ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Materdei abbandonato nel 2008 è stato occupato dai collettivi di giovani e universitari partenopei per restituirlo alla città, ma fin dall'inizio è stato sotto la minaccia di sgombero da parte della polizia penitenziaria. Oggi ha un nome che è tutto un programma: Je so' Pazzo.

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Che società è quella in cui mancano lavoro, spazi di aggregazione, giardini per i bambini e campi sportivi? Che società è quella in cui si chiude dietro le sbarre o anche in casa il diverso per non prendersene cura? Per oltre cento anni il convento di via Imbriani 218, utilizzato dal 1898 fino 2008 come Ospedale Psichiatrico Giudiziario,  è stato un luogo sconosciuto e inaccessibile ai più. Nelle celle: 28 celle singole, 7 doppie e 21 da 3 a 6 detenuti e 1 da 6 detenuti, erano recluse 250 persone a fronte di una capienza di 150, frequenti gli episodi di autolesionismo e pochissimi i contatti degli internati con l'esterno. Nel settembre 2004 la Commissione parlamentare sulle carceri visitò l’istituto rimanendo negativamente impressionata e la ASL competente ha ritenne non idonea la struttura. Le pressioni convinsero l’amministrazione ad avviare un programma di ristrutturazione, ma nonostante gli interventi, le condizioni generali esterne e interne rimasero comunque complessivamente inadeguate rispetto alla tipologia dell’istituto, tanto che la struttura venne chiusa nel 2008 e gli internati furono spostati nell'Opg di Secondigliano. Da allora centinaia di metri quadri di proprietà del Demanio, affidati alla soprintendenza della Polizia Penitenziaria: cortili, giardini, campetti di calcio, cucine, un teatro e una chiesa, sono rimasti chiusi e inutilizzati.
Ecco che anche in vista della cessazione definitiva degli Opg, il cui termine improrogabile scade il 31 marzo, un insieme di collettivi giovanili hanno occupato la struttura di Materdei il 2 marzo scorso.Rosa, universitaria aderente al collettivo Me-ti, uno dei gruppi occupanti, e Carlo Cerciello, drammaturgo e regista partenopeo da sempre impegnato socialmente a difendere una cultura laica e indipendente dal potere, raccontano perché è necessario trasformare il luogo di morte e dolore in luogo di vita. ALE 2708
L'occupazione ha un duplice scopo: quello politico di recupero e conservazione della memoria del luogo simbolo di coercizione, dall'altro ha la funzione sociale e concreta di consegnare alla collettività spazi e opportunità di crescita di cui la città è carente.
Tuttavia, nonostante la grande partecipazione popolare, di bambini, giovani, persone del quartiere impegnate con gli studenti nel ripristino della struttura, nonostante le tante iniziative realizzate in meno di un mese, nonostante le pulizie e i lavori che stanno cambiando il volto e finalmente dando un senso a un pezzo di città abbandonato, nonostante le istituzioni, tra cui il Comune di Napoli, gli intellettuali e i giornali della città stiano riconoscendo l’importanza dell'azione collettiva, la Polizia Penitenziaria ha intimato lo sgombero degli occupanti.
Viene naturale chiedersi se è pazzo chi per decenni è stato rinchiuso in carcere senza cure, se i giovani che si ribellano ad una società che sottrae giorno dopo giorno margini di libertà e bellezza, o piuttosto la stessa società che chiude le porte ad un bene pubblico, che priva i cittadini di opportunità di sviluppo, divertimento, occupazione, che nasconde gli indesiderabili dietro le sbarre. Intanto le occupanti, gli occupanti, e tutta la comunità ribelle dell’Ex OPG Occupato “Je so’ pazzo” lanciano un appello su facebook:

5 COSE CHE POSSIAMO FARE PER EVITARE LO SGOMBERO

1. Continuiamo a far circolare l’appello, a raccogliere migliaia di firme, magari anche di gente nota o di personaggi istituzionali, continuiamo a farlo pubblicare su siti, giornali etc. (http://jesopazzo.org/…/…/57-appello-sgombero-ex-opg-occupato)
2. Continuiamo a far girare la pagina Facebook, a raccogliere like (importante per far vedere quanta gente ci tiene al progetto!), a far arrivare ovunque le iniziative in programma e i progetti già avviati. 
3. Riempiamo il posto di gente: venite questa domenica alla presentazione ufficiale delle attività, venite alle prossime iniziative, continuate a portarci attrezzature e materiali per sistemare tutto, continuiamo i lavori!
4. Scriviamo a chiunque ci possa fare qualcosa: il sindaco, il consiglio comunale, i consiglieri di municipalità, i parlamentari, i giornali, l’amministrazione penitenziaria. Prendiamo tutti parola! 
5. Teniamoci pronti, potrebbero arrivare in qualsiasi momento. Cellulari accesi, e siate veloci ad accorrere. Quando verranno dovranno vedere che c’è tanta gente e rinunciare!

Alessandra del Giudice

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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