La nostra scuola può essere ancora Fuoriclasse

fuoriclasseIn Italia 110.000 ragazzi abbandonano prematuramente la scuola, con una percentuale 7 punti sopra l’obiettivo Ue: al Sud gli early school leavers sono il 19,4%, con un picco del 22,2% proprio in Campania. Ma un progetto di “Save the Children” mostra che una strada c’è che dimezza assenze e ritardi e aumenta la partecipazione dei genitori.

L’irregolarità nella frequenza, i ritardi, il mancato passaggio all’anno successivo, le interruzioni: sono tutti  elementi che vanno sotto il nome di “dispersione scolastica”: con il ritorno tra i banchi, l’organizzazione internazionale indipendente che lavora sulla protezione dei minori fa il punto sulle misure per un reale contrasto al fenomeno e alla povertà educativa. E lo fa presentando i risultati del programma “Fuoriclasse”, attivo dal 2012 nelle città di Napoli, Crotone e Scalea, in collaborazione con Libera - Associazioni nomi e numeri contro le mafie e cofinanziato da Bulgari e Fondazione “Con il Sud”. L’obiettivo dell’intervento era contribuire a ridurre il fenomeno in aree di particolare rischio, dove le percentuali di assenze e inadeguate performance scolastiche sono piuttosto elevate ed il rischio è anche quello dell'arruolamento giovanile da parte della criminalità organizzata. Oggi, a 2 anni dall’avvio del progetto,  dalle 30 classi delle scuole coinvolte - - parliamo di 750 bambini e ragazzi di scuole primarie e secondarie di primo grado, ovvero tra i 9 e i 13 anni - arrivano belle risposte: i miglioramenti sono notevoli e appaiono ancora più importanti se si tiene conto che a dare frutto sono attività semplici e con costi contenuti, portate avanti sia in orario scolastico che extrascolastico, impiegando metodologie centrate sulla partecipazione attiva ragazzi, che hanno visto il coinvolgimento non solo degli studenti e dei docenti ma anche delle famiglie e di altri adoloescenti (circa 2.100 in totale gli studenti coinvolti a Napoli). Tutto ciò, protratto nel tempo, dà non solo risultati positivi ma anche indicazioni per capire di cosa ci sia davvero bisogno nelle scuole del Meridione.

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I risultati

Quattro sono gli indicatori utilizzati per verificare l’attendibilità del programma: la puntualità alle lezioni; i giorni di assenza; il grado di interesse delle famiglie per l’andamento scolastico dei figli; i voti nelle materie fondamentali, cioè italiano e matematica. Ma un semplice confronto tra gli esiti pre e post intervento non basta per stabilire se Fuoriclasse ha davvero funzionato, perché, come spiegano gli stessi attuatori, “ Molti fattori sono in grado di influenzare gli esiti possono variare nel tempo e produrre autonomamente degli effetti sugli esiti. Dobbiamo essere sicuri che i cambiamenti che osserviamo siano farina del sacco di Fuoriclasse. In pratica dobbiamo dare risposta alla seguente domanda: cosa sarebbe successo se Fuoriclasse non fosse mai stato attuato?” Per farlo si è individuato allora un “gruppo di controllo”, ovvero circa 550 alunni non coinvolti nel progetto che frequentano le medesime scuole (altri plessi) o scuole della stessa zona e dunque vivono nel medesimo contesto sociale ed educativo degli studenti coinvolti nelle attività del “gruppo dei trattati”.

I ritardi

Cominciamo dicendo che sia alle primarie che alle secondarie di I grado, nell’arco di due anni, si è  ridotta in modo significativo la percentuale di studenti che entrano in ritardo alle lezioni: “L’impatto è consistente, quasi un dimezzamento rispetto al valore atteso dopo due anni in base all’andamento del gruppo di controllo che lasciava presagire un peggioramento nel corso del tempo. Le attività di Fuoriclasse sono riuscite non solo ad evitare l’incremento dei ritardi, ma anche a ridurre l’incidenza degli stessi nell’arco del biennio portandoli ad un livello addirittura più basso di quello osservato per il gruppo di controllo”. Le attività di Fuoriclasse riescono poi a riconquistare ad abitudini più rispettose delle norme scolastiche anche gli studenti indicati dagli insegnanti come ritardatari cronici (sempre in ritardo). Il risultato è eclatante ed è in  controtendenza rispetto a quanto sarebbe dovuto accadere se guardiamo all’andamento del gruppo di controllo sia alle primarie che alle secondarie di I grado.

Le assenze

All’inizio del progetto, gli studenti del gruppo di controllo si assentavano meno di quelli del gruppo coinvolto nelle attività di Fuoriclasse. Dopo due anni, le assenze nel gruppo di controllo sono aumentate. Avremmo dovuto aspettarci un andamento analogo anche per i ragazzi del gruppo coinvolto nelle attività di Fuoriclasse. Invece, il numero medio di assenze non peggiora, anzi si riduce nell’arco del biennio. Rispetto a quanto atteso, la riduzione delle assenze è di 3 giorni alle primarie e di ben 11 giorni alle secondarie.

Partecipazione dei genitori

Gli ingressi più puntuali alle lezioni e le minori assenze dipendono anche da un rinnovato interesse dei genitori per l’andamento scolastico dei figli: questo è particolarmente vero nella scuola secondaria di I grado dove le scuole denunciavano in partenza un più alto numero di genitori disinteressati. Ed è qui che le attività di Fuoriclasse hanno prodotto il risultato più tangibile perché la quota di genitori disinteressati si riducefino a un valore finale pari a ¼ di quello atteso (dal 24% al 6%), in controtendenza rispetto al gruppo di controllo. Il progetto dimostra allora che anche nei territori più svantaggiati si può ricostruire un tessuto sociale più favorevole alla scuola.

Il rendimento scolastico

Il cambiamento di abitudini fin qui segnalato potrebbe influire anche nel miglioramento dei rendimenti scolastici: “Abbiamo cercato di capire se fossero già in atto nel breve periodo dei processi di crescita degli apprendimenti. Purtroppo i punteggi ai test Invalsi di Italiano e Matematica non vengono rilasciati se non in modo anonimizzato e dunque non è possibile collegare ad ognuno degli studenti dei due gruppi (trattati/controllo) i rispettivi punteggi. Dunque, non disponiamo al momento di una misura di rendimento scolastico davvero comparabile tra studenti, classi e scuole. Per questa ragione, proponiamo alcune prime evidenze indiziarie basate sui voti finali in Italiano e Matematica attribuiti dagli insegnanti. I voti non sono perfettamente comparabili tra classi e scuole perché lo standard applicato dai docenti può variare. Peraltro, alle primarie i voti sono stati reintrodotti solo di recente contro il parere di molti insegnanti abituati a formulare giudizi più articolati” spiegano da “Save the Children”. Nonostante ciò i dati raccolti dicono che gli studenti di scuola secondaria sembrano cominciare beneficiare anche di un miglioramento dei rendimenti scolastici e rispetto alla media attesa, al termine del biennio, la crescita dei voti è nell’ordine del 4-6%.

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Come si è lavorato?

Dal 2011 Save the Children ha iniziato ad approcciare il fenomeno della dispersione scolastica raccogliendo non solo le opinioni di alcuni gruppi di docenti attraverso workshop a loro dedicati ma anche le impressioni degli studenti attraverso una ricerca partecipata in ambito scolastico realizzata nel corso del progetto “In.Contro”. Da questa prima analisi sono emerse le informazioni su cui è stato strutturato l’approccio  per il contrasto alla dispersione scolastica testato con il progetto “W la Scuola” sviluppato in diverse scuole di Napoli e perfezionato negli anni successivi disegnando l’intervento “Fuoriclasse”, strutturato con l’obiettivo specifico di accompagnare gli alunni e gli studenti coinvolti al momento del passaggio alla scuola di grado successivo: le classi coinvolte nello specifico sono infatti le IV della scuola primaria e le classi del II anno delle scuole secondarie di primo grado. A Napoli gli Istituti coinvolti nel progetto sono l’I.C. Baracca (Quartieri Spagnoli), I.C. Fava-Gioia ( quartiere Materdei) , I.C. Marotta (quartiere Soccavo) e l’I.C. Russo (quartiere Pianura) per un totale di 10 classi tra primarie e secondarie di primo. I ragazzi che hanno partecipato sono 250, ai quali vanno poi aggiunti i coetanei che vengono raggiunti attraverso le attività di sensibilizzazione(circa 2.100 in totale). Le attività di sostegno allo studio nella nostra città sono realizzare con il supporto dei volontari dell’associazione EasLab. Per la valutazione dell’impatto del programma- a cura della Fondazione Giovanni Agnelli, ente di ricerca che da anni si occupa del settore scuola – si è fatto un tentativo innovativo e primo nel suo genere nel nostro Paese.

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I costi e le responsabilità

E proprio dalla Fondazione Agnelli arriva un altro dato importantissimo, come spiega il direttore Andrea Gavosto, quello sui costi: “Nel nostro paese succede troppo spesso che la partenza di nuove sperimentazioni in campo educativo venga annunciata con grande enfasi, ma mai verificata concretamente negli esiti. Con la valutazione dell’impatto di Fuoriclasse, per la prima volta, abbiamo solidi riscontri fattuali: il programma ha prodotto risultati lusinghieri e per nulla scontati, data la criticità degli ambiti d'intervento. Inoltre, i risultati sono stati ottenuti spendendo all'incirca 350 euro all'anno per studente, una cifra contenuta e significativamente inferiore a quella sostenuta per analoghi interventi svolti negli anni scorsi. Non solo dai buoni risultati, ma anche dalla sostenibilità di Fuoriclasse crediamo che l’attore pubblico possa trarre utili indicazioni per le strategie future”. C’è insomma da augurarsi che alla luce di questa esperienza anche il Governo possa farsi promotore di progetti concreti, come auspicato anche da Raffaela Milano, direttore dei Programmi Italia-Europa di Save the Children: “Alla base di questa situazione critica, che vede l’Italia agli ultimi posti nella classifica europea, vi è una condizione diffusa di “povertà educativa” che affligge tutto il Paese e in modo particolarmente acuto le regioni del Sud: servizi per la prima infanzia quasi inesistenti, poche scuole a tempo pieno, nessuna opportunità sul territorio di sport, di musica e di altre attività creative, pervasività delle reti criminali e di sfruttamento lavorativo pronte ad arruolare i più giovani. Il drammatico aumento delle famiglie in povertà ha portato anche alla riduzione della disponibilità di spesa per l’educazione, tanto che oggi moltissimi bambini, all’inizio dell’anno scolastico, sono alle prese con il problema di non poter comprare il materiale necessario o di non potersi iscrivere alla mensa. Tutto questo incide sui fallimenti formativi: sono troppi i ragazzi che per proseguire gli studi devono affrontare un vero percorso ad ostacoli e spesso prevalgono la stanchezza e la rassegnazione”.

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