Se gli Opg chiudono e le Rems aprono

I tempi, i fondi e il concreto rischio che le nuove strutture - ancora in costituzione - diventino dei piccoli Ospedali psichiatrici giudiziari

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Il 2 luglio la Rai ha trasmesso il film-documentario di Francesco Cordio, Lo Stato della follia. Basato sulle riprese effettuate tra il 2010 e il 2011 dalla Commissione parlamentare Marino durante le ispezioni negli OPG, raccoglie immagini che hanno convinto l'opinione pubblica e il Parlamento a decretarne la chiusura. Ma è ancora questa la realtà negli OPG?

In Italia ce ne sono sei, due dei quali in Campania, ad Aversa e Napoli (gli altri sono Castiglione delle Stiviere, Montelupo Fiorentino, Reggio Emilia e Barcellona Pozzo di Gotto): sono gli Ospedali psichiatrici giudiziari, quelli che una volta erano noti come "manicomi giudiziari". Vi finiscono i sofferenti psichici autori di reato che sono dichiarati socialmente pericolosi e sono condannati ad una misura di sicurezza detentiva che può essere prorogata senza limiti. Tecnicamente sono definiti "internati". Secondo gli ultimi dati, parliamo di 927 persone, 208 delle quali sono internate nella nostra regione, 118 ad Aversa e 90 a Napoli (dati al 30 giugno 2014, Fonte Dipartimento Amministrazione penitenziaria).

“Le immagini di questi luoghi inumani e del degrado al quale sono costretti gli internati mostrano con immediata evidenza che non è possibile che simili posti siano ancora aperti”, spiega Dario Stefano Dell’Aquila, esperto di politiche sociali e autore di libri inchiesta sul tema, l’ultimo - "Cronache da un manicomio criminale" - scritto con Antonio Esposito. “Solo nel periodo che va dal 2006 al 2012 vi sono stati ben 43 morti. E per quanto ora le condizioni detentive, a seguito del lavoro della Commissione Marino, siano lievemente migliorate la situazione continua ad essere critica. Basti pensare che ci sono stati 4 suicidi nel 2013 e uno, qui a Napoli, nel febbraio del 2014”.  Si è detto che due anni fa il Parlamento ha approvato la loro chiusura con una legge, la 9/2012, passata a larga maggioranza, che fissava il termine al marzo 2013. Poi il Governo Monti, con il decreto Balduzzi ha prorogato il termine fissato per altri 10 mesi, fino al 31 marzo 2014, “in attesa della realizzazione da parte delle Regioni delle strutture sanitarie sostitutive” e dunque prendendo atto della mancanza di alternative. Il 30 maggio scorso però c’è stata un’ ulteriore proroga che differisce il termine a marzo 2015.

C’è da dire che questa legge, la 81/2014, viene guardata con favore dal Comitato Stop OPG: scrive infatti Stefano Cecconi che “questa volta il Parlamento ha migliorato decisamente le precedenti norme. La nuova legge ha finalmente considerato l’ OPG, come era il manicomio, luogo “inadatto” alla cura”. Eppure ci sono dei timori, che riguardano la corretta applicazione della norma, l’eventualità di ulteriori proroghe e la situazione di incertezza che vede ancora in una situazione di sofferenza un migliaio di persone. Senza parlare del fatto che sulle strutture che dovrebbero sostituire gli Ospedali psichiatrici giudiziari c’è ancora molta incertezza. “La legge 9/2012 ha stanziato ben 173 milioni di euro (inizialmente erano 180) per la costruzione di strutture che si chiamano Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (REMS) – dice ancora Dell’Aquila - Queste strutture, gestite dalle ASL e dalle Regioni, dovrebbero avere una capienza non superiore a 20 posti ciascuna. Parte degli internati finirà in queste strutture, un’altra parte finirà nelle sezioni psichiatriche degli istituti penitenziari ordinari”. 

Ma dove dovrebbero sorgere le Rems e quali sono i fondi a disposizione? Le strutture sarebbero 8, una in città nell'ospedale "Gesù e Maria", le altre a San Nicola Baronia (Avellino), Arpaise (Benevento), Calvi Risorta (Caserta), Francolise (Caserta), Acerra (Napoli), Cicciano (Napoli), Capaccio (Salerno) tutte da 20 posti letto per 160 posti complessivi e un costo previsto di 19,3 milioni di euro. Secondo la Relazione al Parlamento sul Programma di superamento degli OPG, la stima dei tempi di progettazione e appaltabilità varia da 2 a 10 mesi mentre quelli di realizzazione tra i 2 e i 15 mesi. Per tutte queste residenze sono, infatti, previsti dei lavori: di riconversione, adeguamento, ristrutturazione, consolidamento e in alcuni casi di costruzione. Il costo complessivo tra Stato e Regione va dal 1.126.317,24 di euro (1.070.001,38 a carico dello Stato) per l’adattamento della Residenza Sanitaria Assistita di San Nicola Baronia ai 4.044.789,00 di euro (3.842.549,55 a carico dello Stato) per la realizzazione della struttura residenziale extraospedaliera di Francolise. A Napoli sono stati stanziati per la ristrutturazione, adeguamento e consolidamento strutturale del “Gesù e Maria" 3.473.685,00 di euro (3.300.000.75 a carico dello Stato). Ma a che punto sono i lavori? Nicola Caputo, consigliere regionale, presidente della Commissione Trasparenza ed europarlamentare del Pd il mese scorso dichiarava la permanenza di “forti perplessità sulla creazione delle Rems per le quali la Regione Campania non sembra avere le idee chiare. Rispetto alle 8 previste da un primo programma regionale concertato con l'Arsan, (una per ogni azienda), ed in parte già finanziate, il numero sembra apparire sovradimensionato rispetto alle reali esigenze della regione". "Non vorrei – spiegava Caputo - che queste nuove strutture sanitarie rappresentassero delle "cattedrali nel deserto": chiederò al Commissario per il Piano di Rientro della Sanità, Stefano Caldoro di dare spiegazioni sulle scelte operate dai DG delle aziende sanitarie campane e sui criteri adottati per l'individuazione delle strutture che dovranno ospitare i pazienti provenienti dagli OPG". Sembra, dunque che questa riforma abbia comunque dei limiti, ma quali sono? “Vi è il concreto rischio che queste nuove strutture diventino dei piccoli OPG, certo più decenti di ciò che li ha preceduti, ma nei quali si rimane a vita – dice Dell’Aquila - chiudere gli OPG è, infatti, una condizione necessaria, ma ciò che è essenziale è il superamento del meccanismo di internamento che si traduce, attraverso il sistema di proroghe, in una detenzione perpetua ben oltre ogni ragionevole limite. È anche indispensabile modificare il codice penale che definisce "socialmente pericolosi" persone in condizione di sofferenza, marginalità e vulnerabilità. Grazie alla pressione del Comitato Stop OPG la norma approvata a maggio contiene delle novità importanti, in tema di limite alle misure di sicurezza e di ricorso alle misure alternative, ma temo che ci sia ancora molto da fare. Invece di potenziare i Dipartimenti di salute mentale si è scelto di investire risorse in strutture dal profilo incerto le cui finalità saranno meramente custodialistiche e che saranno meno accessibili ad uno sguardo esterno di quanto lo siano stati gli OPG.  E che, ci scommetto, non saranno pronte nemmeno nel marzo del prossimo anno”.  

RRF

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