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Giovedì 28 Marzo 2024




Meno di 1 mese e il Trianon non sarà più un bene pubblico!

Ha le ore contate lo storico teatro di Napoli, il 17 giugno si va all’Asta

trianon-protestaSono in sciopero e non si fermeranno i 9 dipendenti del teatro Trianon, che a causa delle inadempienze della Regione Campania e della Provincia di Napoli, il 17 giugno sarà venduto all’asta. “La città perderà un bene comune storico- spiegano-, un faro della legalità nel quartiere Forcella, per 3.375.000 euro”.

I Beatbox, gruppo cover dei Beatles, dovevano suonare al Trianon sabato 17 maggio, ma i 9 lavoratori del teatro lo hanno occupato e il gruppo ha realizzato il suo show in piazza Calenda, dove sotto le note di “Please, please help me” la cittadinanza ha espresso solidarietà ad una causa che riguarda non solo i dipendenti, ma tutti i napoletani.
“Non scioperavamo dal 2003- affermano i lavoratori-, abbiamo aspettato speranzosi che le cose cambiassero-, ma ora basta. E’ due anni che non ci pagano i contributi e non riusciamo a credere che il Trianon possa essere venduto a privati e che sbatteranno in mezzo alla strada 9 famiglie. Il teatro è un bene storico comune: qui è nata la sceneggiata, hanno recitato Eduardo, Totò, Macario, inoltre al suo interno ci sono preziosi resti di mura greco romane”.
“Poiché la Regione non pagava i mutui- chiarisce Gianluca Sacco, tecnico luci e responsabile sindacale dei lavoratori-  che aveva ereditato nel 2006 con l’acquisto del 60% delle quote (il restante 40% sono della Provincia di Napoli) dal vecchio proprietario Cuccurullo, nel luglio 2013, il Banco di Napoli e la BNL hanno pignorato il teatro e l’hanno messo all’asta per 4,5 milioni di euro.
La Regione ha bloccato l’asta e annunciato una ricapitalizzazione societaria per 2 milioni di euro, ma in realtà sono stati stanziati fin ora solo 900 mila euro. La Regione aveva stabilito di versare alle banche il restante 1 milione e 100mila euro entro il 31 marzo 2014 ma sul Burc (bollettino ufficiale della Regione Campania) risultavano stanziati solo 600 mila euro per il Trianon, infatti la Regione non si è presenta all’appuntamento di fine marzo. Ecco che le banche hanno riaperto l’asta per 3 milioni e 375 mila euro, ad un prezzo riabbassato rispetto a luglio scorso. Stiamo pensando che ci sia del marcio e che qualche privato sia pronto a comprare il teatro. Da un tweet di Caldoro si evince che “avere un teatro per la Regione è qualcosa di improprio”. Questo conferma l’impressione che in Regione non vedano l’ora che un privato acquisti il Trianon”.
Oltre al teatro le banche stanno pignorando tutto: sedie, luci, proiettori, computer, scrivanie. Ogni giorno arrivano ingiunzioni di pagamento dai creditori. Si lavora in un teatro fantasma.

E manca meno di un mese, al 17 giugno, data fatidica in cui lo Studio Legale Vasaturo, di via Luca Giordano, 15 procederà a registrare le offerte per l’asta. I lavoratori mettono sotto pesante accusa sia il CDA amministrativo (Maurizio D'Angelo ,presidente; Antonio Coviello, consigliere della Regione e Luigi Rispoli, consigliere della Provincia), che la direzione artistica di Giorgio Verdella: “Il teatro è stato dato in delega dalla Regione all’ex assessore Marcello Taglialatela che ha stabilito CDA e direzione artistica, entrambi incompetenti. Il consiglio di amministrazione attuale non paga i contributi ai dipendenti da 2 anni e poiché non ci viene rilasciato il durc, documento che attesta che i contributi sono stati pagati, non possiamo richiedere alla Regione i contributi che ci spettano: è un cane che si morde la coda. Inoltre la società trattiene per se le cessioni del quinto dello stipendio non versandole alla finanziaria. Per questa appropriazione indebita ci siamo rivolti ad un avvocato.
Con la giunta Caldoro, sono stati licenziati i consulenti nominati in precedenza da Bassolino tra cui Nino D’Angelo che aveva riportato il teatro alla ribalta: avevamo 5.000 abbonati, il teatro sempre pieno e realizzavamo almeno 2 produzioni l’anno. Inoltre tenevamo laboratori per i ragazzi e spettacoli con le donne di Forcella: il teatro era diventato un faro della legalità nel quartiere disagiato. Con i biglietti si pagavano le spese e l’unico debito era quello del mutuo pregresso.
Da quando lo gestisce questo CDA il teatro è sempre vuoto e ci sono pochissimi paganti, vengono a vedere gli spettacoli soprattutto gli amici dei dirigenti. Un'altra cosa inspiegabile è che il Trianon non rientri nella rete del Teatro Festival. Oltre al dissesto dovuto al mutuo, sono 1,5 milioni di euro i debiti contratti con i fornitori. Il mandato del CDA è scaduto ad aprile, i consiglieri dovrebbero approvare il bilancio e nominare un nuovo CDA, ma non lo fanno per non perdere il posto, Caldoro dovrebbe esigere che lo facciano. E’ dal 2010 che noi lavoratori siamo in assemblea permanente, ma ora vogliamo risposte concrete”.
“E' ora che la Regione si assuma l’onere di salvare il Trianon. Dalle cronache degli ultimi giorni, appare evidente che non c’è più spazio per gli alibi e non c’è più tempo da perdere- interviene Angela Cortese, segretario della commissione regionale Cultura-. Caldoro, nella sua autorità istituzionale, avochi a sé la soluzione della vicenda. Da troppo tempo, mentre imperversano le beghe tra avverse fazioni, la situazione debitoria del Trianon compromette la serenità dei lavoratori e l’immagine di un teatro che può rappresentare l’antidoto più efficace contro la Forcella peggiore, contaminando con la cultura un territorio bisognoso di modelli positivi e di opportunità alternative”.
 
Risponde, al nostro sollecito di dare una spiegazione ai lavoratori e alla cittadinanza Giorgio Verdelli, direttore artistico: “Il discorso è complesso, le  colpe sono spesso nella disinformazione e nella improvvisazione e comunque i problemi del Trianon sono stati ereditati dalla precedente gestione. Io ne sono venuto a conoscenza soltanto successivamente al mio incarico, ma non ho voluto tirarmi indietro. Il piano industriale che per la parte artistica ho cercato di preparare si è arenato in una sorta di indifferenza degli enti preposti, ma purtroppo dobbiamo anche comprendere la situazione complessiva della città: il San Carlo come il Forum delle Culture sono esempi eloquenti. I lavoratori hanno tutta la mia comprensione e solidarietà come quella di molti artisti, ma credo che la soluzione possa arrivare solo da un tavolo di confronto e sono pronto a fare la mia parte. Tengo a precisare che non solo non percepisco alcun compenso, ma dal mio insediamento non mi sono state liquidate neanche le spese vive. Spero vivamente che finalmente tutti potremo provare a lavorare con un progetto perché credetemi è ben difficile fare proposte quando ci sono gravi incombenze. La gestione artistica non è una guerra tra poveri, ma una vera occasione di crescita altrimenti come diceva il grande Troisi non ci resta che piangere!”
Ma non piangono i lavoratori, anzi, continuano a combattere: “Sciopereremo- dicono- finchè Caldoro non prenderà una posizione chiara e troverà una soluzione”.

Alessandra del Giudice

La storia amministrativa del Trianon: Sorto nel 1911, nel 1947 il teatro Trianon fu trasformato in cinema da Gustavo Cuccurullo che lo aveva acquistato nel 1940, e poi negli anni ‘90 divenne cinema a luci rosse. Cinquanta anni dopo, un pronipote, omonimo del precedente, riconvertì la sala. Il nuovo Trianon, rinasce con la missione di “teatro della canzone napoletana” ed è inaugurato il 7 dicembre 2002 con Eden teatro di Raffaele Viviani, con la regia di Roberto De Simone.
Viene scissa la proprietà del teatro dalla gestione delle attività, rispettivamente con le società Trianon detenuta al 40,43% dalla Provincia di Napoli Trianon scena. Nell'aprile del 2006 la Regione Campania rileva il pacchetto di maggioranza della proprietà del teatro (59,57%) e anche i mutui che erano stati aperti dal vecchio proprietario per ristrutturare il teatro. Inizia così la stagione del «Trianon Viviani» come struttura pubblica e la direzione artistica è affidata a Nino D'Angelo, in carica fino al 2010. Nel 2012, un piano di riconversione stabilisce la nuova mission di «teatro della musica a Napoli», con la presidenza di Maurizio D'Angelo e la direzione artistica di Giorgio Verdelli.

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