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Giovedì 25 Aprile 2024




Scampia, riaprono i cantieri dell’edilizia popolare

Esulta il comitato Vele: “Entro dicembre pronte le case”.

scampia-le-veleL’abbattimento delle famigerate Vele a Scampia ha ormai il suono di un mantra, ripetuto innumerevoli volte dalle amministrazioni che si sono avvicendate in un ventennio alla guida della città. Così come sembrano restare lettera morta i tanti progetti annunciati in oltre un trentennio per la riqualificazione urbana del quartiere. Qualcosa però sembra muoversi grazie alla mobilitazione dei comitati cittadini: le proteste degli ultimi mesi hanno portato allo sblocco di alcuni lotti di edilizia popolare.

Si tratta di 64 alloggi da destinare agli storici assegnatari delle Vele. Da un anno i lavori  erano fermi a causa dei ritardi dei pagamenti del Comune. Lo sblocco dei fondi una settimana fa e la mancata riapertura dei cantieri hanno però acceso la rabbia di chi attende da anni una casa nuova. Dopo l’occupazione dimostrativa del mese scorso hanno così deciso di inscenare una manifestazione pacifica per pretendere la ripresa dei lavori. “Non siamo più disposti ad aspettare. L’amministrazione comunale aveva dato seguito agli impegni, ulteriori ritardi della ditta sarebbero stati inammissibili”, dice Lorenzo uno dei rappresentanti storici del Comitato di Lotta delle Vele, “le maestranze hanno ripreso davanti ai nostri occhi e l’ingegnere responsabile ci ha garantito che entro dicembre le nuove case saranno pronte”. Entro il 2014 quindi potranno essere trasferite nei nuovi lotti le ultime 110 famiglie che a distanza di più di un decennio dal programma di dismissione delle Vele ancora vivono in quelle case, rese sempre più fatiscenti dall’incuria e dal degrado. “Noi ci siamo rimboccati le maniche, provando a conservare un minimo di decoro per quegli spazi, ripulendo aiuole, provvedendo a un minimo di manutenzione, ma sulla carta è come se già non esistessero e diventa uno sforzo improbo”, continua Lorenzo, “Ora abbiamo avuto la rassicurazione di poter periodicamente verificare lo stato di avanzamento dei lavori con i nostri occhi”. Resterà ancora da capire quale sarà, invece, il destino dei tanti che in attesa di un abbattimento mai avvenuto hanno abusivamente negli anni occupato gli alloggi lasciati vuoti. “C’è tanto ancora da fare, ma oggi crediamo di aver raggiunto un obiettivo storico per la nostra lotta dopo un decennio di impegno sotto la guida di Vittorio Passeggio”.

Un obiettivo quello di una nuova edilizia popolare, perseguito dal Comitato, che è solo uno dei punti di un sogno di riqualificazione urbana del quartiere sostenuto dalle tante associazioni di volontariato che lo animano. Da due anni insieme hanno aperto sulla spinta di padre Antonio Pizzuti un laboratorio politico e progettuale, lo hanno chiamato Scampia Felice: “Con quel nome vogliamo rivendicare come fondamentale il diritto alla felicità”, spiega Aldo Bifulco, tra gli animatori di questo cantiere ideale, “E la felicità si consegue creando uno spazio urbano vivibile, favorevole allo sviluppo, alla socializzazione. Tutte cose che le associazioni del territorio perseguono e sperimentano da anni in solitudine. Ora serve che la politica, quella dei partiti, faccia la sintesi di tutte le proposte e le esperienze già realizzate”. Le proposte sono riassunte in un manifesto (in allegato). Tra le priorità c’è l’ultimazione dei cantieri già aperti: oltre alle case, l’Università, la metropolitana, la realizzazione di un mercato del consumo solidale: “Immaginate quale spinta produttiva possa essere la creazione di un polo artigianale, con prodotti tipici e biologici. Esistono in tutte le città, a Napoli non ancora e Scampia si presterebbe benissimo a diventare un attrazione da questo punto di vista. Ci servono progetti concreti e soprattutto con una tempistica realizzativa certa. Stop a nuove promesse, basta che si chiuda quanto già messo in cantiere, per ora”. Anche per i problemi che hanno reso Scampia tristemente famosa nel mondo ci sono proposte innovative: “Non neghiamo la criminalità, sarebbe ridicolo farlo. Combattiamo lo stigma che associa la violenza della camorra all’essere abitanti del quartiere”, spiega Bifulco, “ma anche da questo punto di vista, al di là delle posizioni diverse dei singoli, siamo tutti d’accordo sul fatto che occorrano antidoti nuovi. La risposta meramente securitaria e repressiva, che ogni volta impongono come panacea, si è dimostrata fallimentare. Occorrono risposte di sistema, e anche sul tema della droga, posso assicurare che ascoltando il quartiere verrebbero fuori delle proposte sorprendenti e molto più efficaci. Il problema è che si scrive e parla troppo spesso di Scampia solo sulla base di luoghi comuni”.

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