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Sabato 20 Aprile 2024




Fondazione Rione Sanità: scrivere il futuro dei bambini

Martedì 2 luglio la presentazione del progetto realizzato nell’Istituto Ozanam.

ozanamQuanto vale il sorriso di un bambino? Quanto la realizzazione di un adulto? Giorni, ore, minuti, secondi di attenzione, cura, empatia, professionalità. Lo sanno bene i soci, i maestri e i volontari della Fondazione “Rione Sanità” che segue i bambini dell’Istituto Ozanam.

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Sanno quanto vale il dono più generoso, quello del tempo quotidiano, che viene restituito in un tempo più lungo e più giusto: quello di una piccola vita che cresce. Martedì 2 luglio 2013 alle 18.30 nel Tennis Club Napoli, i soci della Fondazione Rione Sanità racconteranno di un progetto che vuole accompagnare i bambini dall’asilo nido fino all’Università.

La storia di Ozanam. L’Istituto Federico Ozanam, gestito dal Consiglio Centrale della Società di San Vincenzo de’ Paoli e da una piccola comunità di suore dell’Ordine di Maria Bambina, da 30 anni si occupa di assistenza alle famiglie più povere del quartiere Sanità  e dei loro bambini. Per scongiurare il rischio di chiusura dell’Istituto, dal 2006 l’ingegnere Claudio Nardi, già volontario vincenziano, crea la Fondazione “Rione Sanità” che ha lo scopo di occuparsi dei bambini bisognosi dei quartieri a rischio.  “La Fondazione Rione Sanità è una sfida con me stesso, con la città e con il quartiere- racconta Nardi-. L’idea è quella di superare l’ottica assistenzialistica del solo sostegno economico alle famiglie povere, affrontando il problema del disagio alla radice con la formazione delle generazioni future”.

Ozanam oggi. Entrare nell’Istituto Ozanam significa riappropriarsi di un tempo universale e calmo, in cui si punta a costruire insieme il futuro dei bambini, un modello nuovo di comunità attiva e partecipe, di una nuova Napoli osmotica e altruista. Nella struttura luminosa e  decorata allegramente di 2600 mq operano 20 docenti, 13 dipendenti e due gruppi di volontari tutor, in gran parte vincenziani. Il comitato direttivo è composto da Claudio Nardi, Maria Grazia Leonetti, Roberta Buccino Grimaldi, Alessandra Del Balzo, Fiorella Glèijeses, Francesca Gomez Paloma, Maria Esmeralda Ricci, Francesco Catemario e Alessandro Pasca.
Usufruendo dell’ospitalità della “Società di San Vincenzo de’ Paoli” e delle “Suore di Maria Bambina”, la Fondazione ha attivato due sezioni di asilo nido, quattro di scuola materna e cinque classi elementari per 260 bambini, in molti casi accogliendoli gratuitamente. L’obbiettivo è quello di offrire ai bambini del quartiere, un corso di formazione didattica completa dall’asilo  fino al termine della scuola dell’obbligo, affiancando all’attività scolastica laboratori psicoattitudinali, attraverso i quali e sotto la guida di uno psicologo dell’età evolutiva, arrivare a sviluppare le attitudini naturali del fanciullo. A corso di studi completato, il programma della Fondazione è quello di offrire ai ragazzi la possibilità di “trasformare le proprie attitudini e passioni individuali in opportunità lavorative”, fornendo loro il tutoraggio di professionisti volontari, e attraverso convenzioni stipulate con Università, Conservatorio, C.O.N.I., Camera di Commercio, Unione Industriali, ecc. e, se necessario, con un’assistenza economica.
Tra i laboratori sperimentali: quello della “Teledieta” in collaborazione con la facoltà di Pedagogia della Federico II in cui si insegna ai bambini a decodificare i programmi televisivi; quelli di pittura e scultura in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti. Mentre partiranno l’anno prossimo dei corsi per coinvolgere genitori e nonni del quartiere. Anche i ragazzini del quartiere che non frequentano la scuola, fino a 13 anni, possono seguire i laboratori artistici e sportivi gratuiti pomeridiani. “Un ragazzino che ha iniziato da noi a giocare a basket e poi è stato scelto dalla Eldo”, sottolinea orgoglioso il presidente della Fondazione.
I docenti e il personale sono regolarmente retribuiti; a fronte della gratuità dell’Istituto per gli allievi: l’unico costo per le famiglie è quello di 50-60 euro mensili per i pasti caldi preparati ogni giorno e differenziati in base alle eventuali diete alimentari dei bambini. “La nostra politica è proprio la gratuità, di fatto gli istituti privati si reggono grazie a rette che li rendono inaccessibili proprio ai figli di famiglie povere”, chiarisce Nardi.
“Posso non trovare giusto il finanziamento pubblico per i licei, perché ce ne sono in abbondanza, ma nidi, scuole d’infanzia non ce ne sono. E allora cosa dovrebbero fare le mamme, soprattutto quelle più povere?”, racconta Liliana Talarico che dopo 46 anni di servizio come preside in scuole pubbliche quali il Pagano e il Vico ora è preside della Ozanam. “Il volontariato ce lo possiamo permettere noi che siamo in pensione- dice-, non gli altri. E’ importante seguire questi bambini e accompagnarli nella realizzazione delle proprie passioni, cercando di capire al contempo le situazioni difficili da cui provengono. Incontriamo madri che non si alzano dal letto, madri bambine di 16 anni, bimbi con disturbi o non riconosciuti dai genitori, genitori detenuti. Ricordo un bambino che mi disse: “mio fratello grande gioca con la pistola di papà”. Perciò abbiamo una psico-pedagogista che accoglie i disagi sociali e psicologici dei bambini”.

I bambini dei quartieri poveri, il futuro della città. “Con la Fondazione- continua Nardi-  abbiamo deciso di seguire non certo i bambini di via Petrarca o via dei Mille, molto fortunati, ma magari più viziati e meno coscienziosi perché mal che vada da grandi andranno a lavorare all’estero. Ma di sostenere uno dei quartieri più degradati della città, dove ci sono i bambini che hanno meno di tutti, i figli dei più calpestati, quelli che resteranno a Napoli da grandi. Il futuro della città. I bambini non hanno colpe, nascono vergini, sono una tavola bianca dove si può scrivere qualsiasi cosa, è responsabilità della famiglia, delle istituzioni, dei maestri se diventeranno delinquenti o persone realizzate. Purtroppo le istituzioni sono assenti, le risorse sono limitatissime, per questo è dovere di qualsiasi persona sana e benestante riconoscere la fortuna- perché è soprattutto la fortuna che determina la nostra vita- di avere ed essere ciò che si è e restituire agli altri almeno il 5, 10% di quella fortuna. Se così fosse il mondo funzionerebbe in modo diverso”.
La Fondazione si ispira al modello anglosassone della fondazione di comunità che punta ad attrarre risorse  per progetti di carattere sociale coinvolgendo una pluralità di soggetti locali (privati cittadini, istituzioni, associazioni, operatori economici) nella cultura della donazione e della responsabilità verso il contesto locale.

La presentazione al pubblico.  A sette anni dall’avvio delle sue attività, la Fondazione Rione Sanità presenta il suo primo progetto concreto per i bambini, aprendosi alle forze propositive della città per il prosieguo e il sostegno delle sue iniziative.
L’iniziativa si terrà martedì 2 luglio, alle 18.30 nel Tennis Club Napoli, con il presidente Claudio Nardi e il Consiglio Direttivo. Ospiti d’eccezione saranno lo scrittore Maurizio de Giovanni e l’attore napoletano Patrizio Rispo. Il notaio Dino Falconio annuncerà la borsa di studio che la Fondazione Rione destinerà agli ex alunni della Federico Ozanam che frequenteranno l’Istituto Pontano. A fare gli onori di casa sarà Giancarlo Glèijeses,  vicepresidente del Circolo del Tennis. Nel corso della serata sarà proiettato il video “I ragazzi del futuro”, con voce narrante e racconto inedito di Maurizio de Giovanni, realizzato da Luca Romano e Alessandra del Giudice della redazione del portale Napoli Città Sociale(.it) diretta da Ida Palisi, insieme al video maker Mario Leombruno, il tecnico del suono Francesco Amodeo e la collaborazione di Raffaella R. Ferrè, per la ricerca di immagini.
L’intrattenimento musicale sarà a cura dei Souladduje di Lello Russo e Ciro Rea, le foto-ricordo del fotografo Giacomo Musella. Più che raccogliere fondi dai singoli la Fondazione Sanità chiede alle persone di mettere a disposizione il loro tempo, le proprie competenze e la propria buona volontà per divulgare il progetto e coinvolgere gruppi di volontari e donatori. L’idea infatti è quella di esportare il modello Ozanam in tante altre realtà difficili napoletane.

Alessandra del Giudice

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