Il diritto ad un parto naturale in Campania

Se a venire meno è l’accompagnamento alla nascita. 

parto-naturaleIn Campania il record negativo dei parti cesarei: il 61% dei bambini nasce così, anche quando non è necessario. La naturalezza del parto sarebbe barattata in virtù di un’organizzazione maggiore, ma è davvero questo l’unico modo per mettere al mondo un figlio in tranquillità?

Tutelare la naturalezza della nascita è una questione di rispetto, di buona prassi, ma anche di salute: a dirlo è il 6° Rapporto su “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia” a cura del Gruppo CRC, coordinato da Save the Children e composto da 82 associazioni tra cui l'Associazione Culturale Pediatri. Presentato al Ministro per il lavoro e le Politiche Sociali, Enrico Giovannini, e all’Autorità Garante per l’infanzia e l’Adolescenza, Vincenzo Spadafora, lo studio, diffuso all'inizio del mese, spiega quanto il ricorso al parto chirurgico nel nostro Paese risulti superiore rispetto alla media europea - il 26,8% in più - e quanto questo dato fosse in contrasto con i dettami dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che indica la soglia del 15% come garanzia del massimo beneficio complessivo per la madre e il bambino. I dati relativi al numero di interventi effettuati in Italia risale, in questo rapporto, al 2009, ma mostra chiaramente, anche così, che più di un quarto dei parti avviene chirurgicamente, nello specifico il 38%: il 23,6% in Toscana, il 52,6% in Sicilia e il 59,6% in Campania. Se uniamo questi dati a quelli di un altro documento, il rapporto sulla natalità redatto dal dipartimento di Sanità pubblica della Federico II , la situazione ci appare in tutta la sua gravità: emerge, così, che i picchi di parti chirurgici in Campania si registrano soprattutto nella Asl metropolitane e nelle strutture private di più piccole dimensioni. Qui l'alto tasso di parto chirurgico fa il paio con un numero di nascite all'anno non superiore al limite di sicurezza delle 500 unità. Sulle oltre 53mila nascite registrate nel 2012 i tagli chirurgici sono stati 32mila, pari al 61% del totale, ben al di sopra della soglia fisiologica che è dal 15 al 30%. La proporzione, tra le varie Asl e le strutture private segna un dato che varia da un minimo di 40,4% per la Asl Avellino a un massimo di 67,4% per l'Asl Napoli 2 Nord. La proporzione di parti in via naturale è maggiore nelle Asl di Avellino e Benevento. In particolare negli ultimi 5 anni la proporzione di nati da taglio cesareo si è ridotta da 43,6% a 37,8% nella provincia di Avellino, ma è aumentata da 61,8 a 66,6% nella provincia di Caserta. Cosa succede nella nostra regione?

Angela Cortese, consigliere regionale Pd, mette l'accento su due cose, l'approccio culturale deviato e il business delle strutture private: “Il parto è l'evento naturale per eccellenza. Medicalizzarlo e traumatizzarlo non solo è un errore ma anche un rischio. Per questo ritengo che sia necessario mettere un freno alla dissennata corsa al bisturi che da anni ha contagiato medici e donne soprattutto in Campania”. Come fare, allora? “Riportare il numero dei parti chirurgici nell'ambito della fisiologia sarebbe una prova di civiltà”, spiega ancora Cortese.

Un cesareo con spinale e un parto naturale senza epidurale: Lucia è una donna napoletana che racconta la sua esperienza. "Senz'altro è meglio il parto naturale – dice - e se ci fosse qualche dubbio in merito, basta farsi mostrare la cicatrice di un cesareo o informarsi su come si fa. Nel mio caso, ho sperimentato che con il parto naturale  mi sono ripresa subito mentre nel caso del cesareo ci è voluto del tempo. Secondo me val la pena di soffrire un po' prima, a quel punto". Molto dipende anche dall'umanità delle persone che lavorano nella struttura dove si sceglie di partorire: "Il mio parto naturale è avvenuto in un ambiente in cui sono stata sostenuta, aiutata, compresa. Il cesareo, invece, mi è stato proposto a monte perché ho un'ernia lombare. Avevo fiducia nel mio medico, ma a posteriori posso dire che avrei preferito un'epidurale, in realtà, ma ero molto spaventata e confusa".

Ma l’ipotesi epidurale è da tenere presente? La procedura, di solito, non viene presa in considerazione non solo per confusione o paura, ma perché ha un costo elevato, eppure proprio da questo anno tutte le donne dovrebbero poter aver accesso gratuito, in tutte le regioni, a questo tipo di anestesia: il decreto Balduzzi garantisce, infatti, il rimborso della prestazione da parte del Sistema Sanitario Nazionale. “Il problema, in Campania, è che non abbiamo abbastanza anestesisti in grado di fare un’epidurale in qualsiasi momento della giornata e siccome si nasce in qualsiasi momento della giornata, spesso una donna non si sente completamente sicura - dice ancora Angela Cortese - . Il parto cesareo viene scelto, invece, perché lo si programma, il medico costruisce la sua équipe e via dicendo”. Insomma, la naturalezza del parto sarebbe barattata in virtù di un’organizzazione maggiore, ma è davvero questo l’unico modo per mettere al mondo un figlio in tranquillità?  “Bisognerebbe riprendere la discussione sui consultori ospedalieri, ecco la verità, perché si tratta dei posti in cui la gestante stabilisce un rapporto con chi si occuperà del parto, e non ha così timori ingiustificati o ansie. Bisognerebbe ritornare a parlare di accompagnamento alla nascita, di rapporto con l’ostetrica, di tutela della donna e del bambino”.

RF

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