“Castel Volturno - Africa”

L’integrazione a partire dai bambini.

castelvolturno-africa-1Castel Volturno: su 40.000 abitanti, 20.000 sono africani. Qui il disagio e lo spaesamento riguardano tutti, ma italiani e migranti svolgono vite distanti e talvolta ostili.   
Eppure è proprio qui, che grazie ai bambini, il seme dell’integrazione tra culture è stato piantato. Ce lo raccontano esperienze positive come quelle dell’I.C. Villaggio Coppola e della “Casa dei bambini”. E ce lo racconta attraverso l’arte Alessandro Ferrara con l’evento-spettacolo “Castelvolturno-Africa” che si svolgerà nella piazza delle feste del Villaggio Coppola, martedì  28 maggio alle 18.00.

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Alessandra del Giudice


Castel Volturno: “no man’s land”. E’ la più numerosa comunità africana d'Europa. Ma prima di tutto e prima che arrivassero i migranti negli anni ’80, Castel Volturno è già un non luogo, agglomerato di edifici senza regole, alla periferia di una modernità disordinata e priva di risorse che ha cancellato angoli di incontro, di sviluppo e di lavoro.
C’è un solo unico vero centro, Castel Volturno paese, mentre il resto del territorio comunale si sviluppa ai margini della via Domitiana, dove la prospettiva visuale e mentale è binaria: si può andare solo avanti o indietro. In questo territorio-dormitorio il costo della vita è più basso che altrove: lo sono gli affitti, i generi alimentari, il lavoro malpagato. Un risparmio che si baratta ad un costo umano molto più alto: la mancanza di servizi, sicurezza, opportunità.
“Si danno tutte le colpe agli immigrati- racconta Francesco di Mauro, 21 anni, operatore della “Casa del bambino”, unico punto di riferimento, a parte la scuola, per i bambini del territorio-. Io sono di Castel Volturno e prima di avvicinarmi ai migranti anche io mi accodavo a questo pensiero. Poi mi sono reso conto che c’è una grande chiusura sia da parte degli italiani, sia da parte dei nigeriani (n.d.r. la comunità nigeriana è quella più presente sul territorio, in seconda battuta c’è quella ghanese). Ad esempio, ci sono tante attività aperte dagli africani, come i ristoranti, dove ti trattano come fossi uno di loro, ma gli italiani non ci vanno. Qui ognuno pensa per se. A partire dai politici. Abbiamo tantissime risorse, ma la pineta è abbandonata in uno stato pietoso e il mare è inquinato. Attualmente per i giovani non c’è niente, il campo sportivo e il palazzetto dello sport sono bloccati da 4 anni. De Laurentis voleva ristrutturare e riaprire il palazzetto per far allenare il Napoli e metterlo a disposizione dei ragazzi del territorio, ma il vicesindaco, che faceva le veci del sindaco che non c’era mai, disse di no”.
Difficile integrazione tra gli adulti. Antonio Casale, direttore del Centro Immigrati di prima accoglienza Fernandez inaugurato nel 1996 dalla Arcidiocesi di Capua e dalla Caritas Diocesana è pessimista: “Inizialmente volevamo che il centro diventasse un luogo di aggregazione e scambio culturale, anche grazie al supporto delle amministrazioni comunale e provinciale, ma nel corso degli anni siamo stati lasciati soli e riusciamo solo in parte a realizzare questo scopo. Cerchiamo di fornire i servizi essenziali: un letto ad oltre 60 persone, la mensa, l’ascolto e il sostegno legale e un ambulatorio medico e odontoiatrico. Il centro è frequentato anche da italiani con diverse forme di disagio, ma non si può parlare di integrazione”.
A Castelvolturno non c’è il razzismo brutale corredato da atti di violenza, eppure c’è un razzismo economico. “Se tra i bambini i colori sono solo delle magliette, per gli adulti è difficile andare oltre la diffidenza: chiedere chi sei, di chi ti innamori. A un nero si possono dare 10 euro per 15 ore di lavoro. La maggior parte degli africani fanno lavori sfruttati, chi nell’edilizia, chi industria, chi vende vestiti, ma molti non lavorano. Alcuni migranti vanno fuori di testa perché sono considerati o prostitute o forza lavoro. Ma non gli viene riconosciuta l’identità di persone. Bisogna assolutamente uscire dall’ottica assistenzialistica. Ricordo che un immigrato durante un incontro disse: “pensavamo di avere opportunità e voi ci avete dato la Caritas”, racconta Filippo Mondini, psicologo, coordinatore della “Casa del bambino”, che 5 anni fa è arrivato a Castelvolturno da Pesaro e non è più andato via.

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castelvolturno-africa-2L’integrazione multicolore dell’istituto comprensivo Villaggio Coppola. Bambini mediterranei, biondissimi, cioccolata, caffè e mélange: varcare il cancello dell’I.C. Villaggio Coppola è fare un salto spazio-temporale. Nell’istituto- che conta 1250 allievi tra scuola dell’infanzia, elementari e medie- il 25-30% dei bambini è figlio di migranti. I bambini della scuola, a prescindere dalla nazionalità, vivono disagi sociali ed economici a cui si aggiunge, la mancanza di centri di aggregazione.
Fortunatamente possono usufruire di una scuola all’avanguardia: grazie ad un sistema di risparmio l’I.C. riesce ad offrire ai suoi allievi una struttura e laboratori di qualità: dalle lavagne multimediali, alla splendida palestra, ai tanti corsi pomeridiani in cui sono coinvolti  i ragazzini a rischio dispersione. “Integrazione è rivolgersi allo straniero tenendo conto delle sue particolari esigenze- spiega la dirigente scolastica, Nicoletta Fabozzi- , del suo vissuto, cercando di comprenderne la complessità, è prestare attenzione a fattori psicologici e non limitarsi a valutare il ragazzo sotto l’aspetto dell’andamento scolastico. La nostra scuola considera l’integrazione come filosofia che diventi cultura e modo di essere del quotidiano, modalità di approccio che non sia centrata solo sugli obiettivi e i programmi, ma anche sulle relazioni e gli aspetti affettivi”.
Gli alunni figli di migranti immaginano il loro futuro in Italia, ma per molti non è affatto scontato. “Con la crisi il lavoro oramai manca e mia mamma vuole tornare in Africa dalla sua famiglia - racconta Francesca figlia di genitori nigeriani nata in Italia-. Non sono mai stata in Nigeria, ci andrò quest’anno per la prima volta. Ma io mi sento italiana e vorrei restare a Castelvolturno e fare l’istituto turistico a Pozzuoli, è qui che sono cresciuta ed è qui che ci sono tutti i miei amici”.
“A scuola il multiculturalismo è una realtà: abbiamo alunni di seconda, e in alcuni casi, di terza generazione- spiega il vicepreside Luca Mascia- . Il disagio investe in modo forte tanti bambini, anche se in proporzione più sostenuta i bimbi dei migrati che scontano ancora più degli italiani la crisi. Ad esempio abbiamo scoperto che un ragazzino non aveva un letto dove dormire e grazie a una colletta gli arrediamo la casa. Quando ci rendiamo conto che un bambino non mangia per molte ore al giorno ci pensiamo noi”.
“L’anno scorso è risultata prima della scuola una ragazzina rom che poi è andata via perché la famiglia si è trasferita a Castelvolturno centro. Noi non ci siamo meravigliati dei risultati perché cerchiamo di fare in modo che tutti i bambini riescano ad esprimere il loro potenziale. Le cedole dei libri arrivano sempre a fine anno così abbiamo creato un sistema di scambio di libri usati: chi ha terminato la sua classe dona a chi non può comprarli i suoi libri. Ma tanti genitori stranieri e italiani non possono pagare neanche la parte restante del costo dei libri”, ricorda l’insegnante Nicolina Diana. 

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La Sigma-Art a Castel Volturno. Il canto, il suono, la danza, la musica e la giocoleria per entrare in relazione con minori a rischio devianza, questo il metodo della Sigma Art importato a Castel Volturno da Alessandro Ferrara che racconta: “anni fa sono tornato a Castel Volturno, dove abita mia madre, dopo essere stato per anni  al nord Italia a seguire corsi e formarmi alla Sigma Filosofia di Nello Mangiameli. Mentre mi allenavo con i cani, clowneria, giocoleria, un gruppo di ragazzini mi ha detto che voleva imparare e così è nata l’avventura degli “scugnizzi autopoietici”. Man mano mi sono reso conto che a Castel Volturno tanti bambini, sempre più piccoli, a partire dai dieci anni, sono a rischio di cadere nel sistema della criminalità organizzata. Io gli do gli strumenti per realizzare la propria autonomia, per acquisire fiducia in se stessi, ma se non c’è una collocazione, un mercato per i mestieri delle arti teatrali, questi strumenti non bastano”.
Alessandro con i Creattivi, un gruppo di artisti composto anche da persone con gravi disabilità,  ha già realizzato molte iniziative ispirate alla Sigma Art in ospedali pediatrici, in case famiglia, nelle carceri e nelle scuole, e organizza anche i laboratori di giocoleria con i bambini nel quartiere di Ischitella e nell’I.C. Villaggio Coppola a titolo volontario.
(Per approfondire: http://www.napolicittasociale.it/portal/esperienze/3169-rispondere-al-dolore-attraverso-la-risata-e-la-clowneria.html).

castelvolturno-africa-eventoCastelvolturno-Africa: l’evento del 28 maggio. Martedì 28 maggio alle 18.00 la piazza delle feste di Castelvolturno si animerà con l’evento “Castelvolturno-Africa” organizzato da Creattivi, Sigmasofia Onlus e Istituto Comprensivo Villaggio Coppola, con il patrocinio morale del Comitato Campania dell'UNICEF. Nello spettacolo di teatro, musica, danza e giocoleria, che prende spunto dal libro “Sigma-art” di Ferrara, si esibiranno una decina di ragazzi dell’I.C. di Castel Volturno che lavorano con il ricercatore della Sigma-art; i Creatrtivi, gruppo artistico di Castelvolturno e i musicisti Paki Palmieri, Maurizio De Franchis e Michele Buonocore. “Ho deciso di organizzare l’evento- spiega Alessandro- perché credo sia giusto evidenziare l'integrazione spontanea tra italiani e africani, un'integrazione che nasce "dal basso" soprattutto nelle scuole, nonostante le condizioni di estremo disagio sociale in cui versa la popolazione di Castel Volturno. Gli spaesati sono tutti qui. C’è un problema sistemico. Manca un supporto politico forte per creare sviluppo e risolvere il degrado sociale e combattere il malaffare. Ecco che in una società in cui culture e colori diversi si incontrano, tutte le persone sono chiamate ad una lotta comune: rendere un luogo privo di risorse un posto migliore dove vivere”.
Altro scopo dell’evento è ricordare la necessità del rispetto delle Convenzioni Onu per i diritti dell'infanzia e delle persone diversamente abili e l'abbattimento delle discriminazioni razziali. L’evento è patrocinato moralmente dal Comitato Unicef della Regione Campania. “Sarò nella piazza delle feste per ricordare quanto bisogna fare per i bambini- dice entusiasta la presidente dell’Unicef della Campania Margherita Dini Ciacci-. L’Italia è tra le più vecchie d’Europa rispetto all’integrazione. Bisogna assolutamente vincere la battaglia per lo ius soli: non è più possibile che ci siano bambini che nascono in Italia, vanno a scuola in Italia, hanno amici italiani e guardano al loro futuro in Italia, ma non hanno la cittadinanza italiana.
L’Unicef ha chiesto a tutti i comuni di firmare il protocollo delle “città amiche dei bambini” sebbene sembri una favola parlare di diritti dell’infanzia in presenza di alcune amministrazioni campane traballanti o commissariate come quella di Castel Volturno o Giugliano. Penso ad esempio ai piccoli rom di Giugliano relegati in prossimità delle discariche. Per fortuna anche là dove le istituzioni sono assenti e le risorse sono sempre più scarse ci sono persone che si impegnano volontariamente nel portare avanti progetti per i bambini come Alessandro Ferrara a cui va tutta la mia stima”.

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Video a cura di Sigma-Art: 

http://www.youtube.com/watch?v=96kJhP5c-Mw&feature=youtu.be

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