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Giovedì 28 Marzo 2024




Giugliano, rom in un sito da bonificare

Un campo nell’area simbolo del disastro ambientale.

campo-rom-lago-patriaIn un recinto di lamiera oltre trecento rom vivono al centro di un’area divenuta simbolo del disastro ambientale in Campania. Un campo provvisorio costruito dal Comune di Giugliano e costato circa 400mila euro. Tre centimetri di ghiaia e asfalto per separare un insediamento umano da terreni in cui negli anni è stata sversata ogni sorta di rifiuti, legali e illegali.

Località Masseria del Pozzo – Schiavi, nelle campagne del giuglianese, è stata il cuore della tragica gestione del sistema di smaltimento rifiuti in Campania. Su una superficie di  30 chilometri si contavano sei discariche in cui sono finiti negli anni rifiuti speciali, tossici e nocivi, compromettendo in modo irreparabile le tradizionali colture di mele, susine e fragole. Le analisi dell’Arpac hanno riscontrato nella falda acquifera sottostante un massiccio inquinamento da manganese, ferro, piombo, benzene, idrocarburi, toulene, tetracloroetilene e altre sostanze tossiche dai nomi impronunciabili, e persino consistenti anomalie magnetiche “attribuibili alla presenza di materiali ferromagnetici nel sottosuolo”.

Gran parte dell’area è posta sotto sequestro giudiziario.  Appena un anno fa il presidente regionale della Commissione bonifiche Antonio Amato così descriveva la zona: “Un inferno fumante e dal fetore opprimente che continua a devastare l’ambiente. Tra rifiuti speciali e rifiuti solidi urbani lì è finito di tutto”. Un quadro allarmante, ricostruito nel dettaglio dalla relazione della Commissione parlamentare d’Inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, che avrebbe dovuto fare da premessa a un piano urgente di bonifiche. E’ stato redatto, approvato, ma mai attuato.

Proprio al centro del disastro da circa un mese, vivono in roulotte e container, più di trecento Rom. Non un insediamento di fortuna, come i tanti sorti negli anni nella provincia a nord di Napoli, ma un campo autorizzato, seppur provvisorio. Lo ha fatto costruire il comune di Giugliano, attualmente commissariato, in accordo con la Prefettura e con il parere favorevole dell’Asl. Quattrocentomila gli euro spesi per allestirlo, finanziati con fondi Pon del Pacchetto sicurezza, e l’esplicita intenzione di “superare forme di discriminazione della popolazione rom – si legge nella delibera commissariale – e di negazione della dignità della persona umana”.

“Un proposito paradossale”, commenta l’avvocato Cristian Valle che insieme a padre Alex Zanotelli e ad associazioni in difesa dei diritti dei rom, denuncia l’inidoneità dell’insediamento: “E’ impensabile, pericoloso, offensivo decidere di far vivere delle persone in un posto simile. Va immediatamente trovata una soluzione alternativa. Non si può barattare una sistemazione abitativa con il diritto alla salute”.

 I Rom che vivono oggi nel campo sono quasi tutti provenienti dall’ex Jugoslavia, da dove sono scappati con lo scoppio della guerra. A Giugliano si sono stabiliti circa trent’anni fa. E la convivenza con la popolazione locale non è mai stata facile, con preoccupanti picchi di tensione: grandi polemiche suscitò, ad esempio, nel 2011 la decisione di costruire un muro per separare l’area industriale da roulotte e baracche. Da quel insediamento fatiscente, privo di servizi e invaso dall’immondizia, sono stati sgomberati a settembre scorso a seguito della decisione della magistratura di porre sotto sequestro l’area per provvedere a una bonifica. Ne è seguita una diaspora attraverso le campagne della zona con manifestazioni di protesta popolare per chiederne la cacciata. Da un mese l’approdo nel campo autorizzato. Oltre il recinto di lamiere che racchiude l’insediamento si scorgono, nelle campagne a poche decine di metri, soffioni di biogas, mentre i bambini, armati di palette, scavano nella piattaforma di ghiaia e asfalto verso la terra e i suoi invisibili veleni.   

LR

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