Riappropriarsi della vita ricordando

Memory: progetto sperimentale per anziane a Napoli.

memory-presentazione-comune“Memory, il laboratorio narrativo” progetto pilota sperimentale che ha utilizzato la narrazione come pratica di attivazione nelle strutture residenziali realizzato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche -CNR, Istituto di Ricerche sulla Popolazione e Politiche Sociali-IRPPS, in collaborazione l’assessorato al Welfare del Comune di Napoli, è stato presentato al pubblico martedì 23 aprile.

Video: Memory, il laboratorio narrativo

I sorprendenti risultati della ricerca-azione spingono l’amministrazione comunale a valutare la possibilità di adottare le buone prassi di Memory per formare gli operatori sociali.

“Frugò nella memoria e in un attimo, come se un attimo potesse risucchiare gli anni, ritornò nel tempo in cui qualcuno lo chiamava per nome” le parole di Antonio Tabucchi racchiudono il senso più profondo di “Memory, il laboratorio narrativo” ricerca-azione realizzato da Tiziana Tesauro ricercatrice dell’ IRPPS-CNR di Salerno nel 2012 Anno Europeo dell’Invecchiamento Attivo.
Dal progetto è scaturito il libro “La narrazione come pratica di attivazione nelle strutture residenziali” firmato dalla stessa Tesauro e pubblicato da Aracne editrice. I risultati dell’esperienza, insieme al libro, sono stati presentati Martedì scorso 23 aprile a partire dalle ore 10.00 in sala Giunta, Palazzo San Giacomo, Napoli, nell’ambito di un convegno sul tema dell’invecchiamento attivo nelle strutture residenziali.

Progetti per gli anziani a Napoli. Su un milione di abitanti napoletani, 170 mila sono anziani. Tanti sono i servizi messi in opera dall’amministrazione comunale per sostenere gli anziani nel loro contesto di provenienza attraverso un sistema integrato di prestazioni sanitarie e assistenza domiciliare con progetti individualizzati. A questo si aggiunge il telesoccorso h 24 che garantisce anche il segretariato sociale e l’orientamento ai servizi.
“A breve partirà il progetto delle Agenzie di Cittadinanza realizzato dalle Municipalità insieme al CSV che vedrà gli anziani tra gli utenti privilegiati e verrà realizzato il registro degli operatori sociali finalizzato alla regolarizzazione della posizione lavorativa e a garantire alle famiglie personale specializzato e qualificato”, ha ricordato la direttrice centrale del welfare e dei servizi educativi Giulietta Chieffo.
A disposizione degli anziani che non hanno una casa o familiari che possono assisterli, 14 residenze gestite dal Comune che ospitano 300 anziani ultrasessantacinquenni su 500 posti disponibili.locandina2013n36

Napoli negli anni ha dimostrato un’attenzione alla vecchiaia da un punto di vista psico-sociale oltre che fisico, mettendo in campo progetti come “i nonni civici” già nel 1997; le vacanze estive per la terza età; un gruppo appartamento per anziani realizzato grazie alla Comunità di S. Egidio; il laboratorio della memoria nella scuola Leopardi di Fuorigrotta che ha visto il protagonismo degli anziani a fianco agli studenti.
Il progetto sperimentale Memory conferma l’attenzione del Comune di Napoli per il benessere psico-fisico degli anziani.

Prima della ricerca-azione. Per realizzare la ricerca è stata scelta la casa albergo Cristo Re che ospita 80 donne autosufficienti e non tra i 65 e i 91 anni, ed è stato selezionato un campione di 16 donne. Le religiose, gli operatori sociali e le assistenti sociali hanno il compito di assistere fisicamente le donne che vivono in una condizione ambientale più che dignitosa, ma che il sociologo Goffman avrebbe definito “un luogo di segregazione fisica che mortifica il “se”. Di fatto le donne incontrate prima della ricerca erano alquanto passive, rassegnate, prive della gioia di vivere. Già prima dell’arrivo nella casa di riposo gli anziani perdono parte della loro identità e perché “agiti” dalla famiglia e dai medici. “Mi misero qua dentro senza dirmi niente” racconta una di loro nell’emozionate documentario che ripercorre le fasi salienti del progetto ed è allegato al libro. Questa eterodirezione si perpetua nella casa albergo fino alla triste constatazione del “Non sono più niente”.

La metodologia della ricerca-azione. Il progetto dipanatosi nell’arco di un anno e 10 incontri, utilizzando la metodologia della ricerca-intervento, si è posto l’obiettivo di promuovere la cura del sè, il recupero della memoria e il mantenimento / potenziamento delle capacità mentali attraverso il racconto autobiografico, allo scopo di favorire il mantenimento e la promozione del massimo livello possibile di autonomia sociale e personale degli anziani in servizi residenziali.

“La ricerca nasce dalla volontà di superare la prospettiva economicista che considera l’anziano attivo solo dal punto di vista lavorativo, mettendo invece al centro un approccio multidisciplinare e il life long Learning”, ha chiarito Sveva Avveduto del IRPPS-CNR.
Tiziana Tesauro si è immersa nella realtà della casa albergo Cristo Re svolgendo il doppio ruolo di etnografa e operatrice sociale, “non siamo partiti dal contesto soggettivo e dal contenuto della narrazione- ha spiegato la ricercatrice- ma dal fatto che determinate pratiche interattive determinano a prescindere un processo generativo del se, grazie al quale si può immaginare un futuro possibile”.

Nella ricerca-azione si è utilizzato l’approccio dell’auto narrazione proposto da Duccio Demetrio, professore dell’Università di Milano Bicocca, secondo il quale, proprio perché nell’età avanzata alcuni sensi risultano deprivati, a stimoli visivi vanno aggiunti sollecitazioni uditive, olfattive e tattili.

Duccio Demetrio è il fondatore della Libera Università dell'Autobiografia di Anghiari in cui forma i consulenti delle pratiche della narrazione e dell’autobiografia guidata ed è l'inventore dell'Archivio Diaristico di Pieve Santo Stefano che raccoglie i diari di persone comuni per tramandarli agli studiosi di scienze sociali e agli storici del futuro. “La narrazione dovrebbe essere l’ottava opera di misericordia perché è una necessità  indispensabile allo sviluppo di se stessi ed è una facoltà che può mancare più del pane. Il solo fatto di avere tra le mani la propria storia scritta e pubblicata insieme al consulente dell’autobiografia, ha fatto sentire le persone protagoniste della propria vita”.

Recuperare ciò che si era perduto. Nell’arco dei 10 incontri le donne sono state stimolate con fotografie, colori, profumi, oggetti, giochi e piano piano sono passate dal silenzio alle parole. Ricordare ha significato per le donne “fare l’esperienza”: ad esempio di impastare la pasta e fare gli gnocchi, disegnare, ascoltare il rumore del mare in una conchiglia.
“Poiché molte donne non sapevano scrivere- racconta la Tesauro-, i loro ricordi sono venuti fuori talvolta come nenie o cantilene, o come singole parole o espressioni, e noi abbiamo cercato di catturarle nel loro emergere, più che di valutarle da un punto di vista quantitativo. Il risultato più impressionante è stato che ricordare ha prodotto dei cambiamenti nel corpo delle donne, che si sono dimostrate più attive e mobili, hanno ripreso a pensare al loro futuro e addirittura qualcuna si è alzata dalla carrozzina”.

La narrazione quale prassi di attivazione trasversale. La pratica dell’auto narrazione e dell’autobiografia è qualcosa che non riguarda solo gli anziani, “ma dovrebbe riguardare anche i giovani – ha fatto notare Laura Balbo, docente dell’Università di Padova- ricordare infatti è un percorso che dura tutta la vita e alimenta la consapevolezza e il vivere attivi. Inoltre ci sono casi specifici, poco trattati dalla ricerca scientifica e dai media, che andrebbero studiati e per i quali le pratiche di attivazione potrebbero risultare utili. Penso ai malati gravi o a quelli con deficit mentali, ai casi sempre più frequenti di mutilati da incidenti stradali, ai bambini separati dalle madri come avviene con i figli delle carcerate”.  

Inoltre la metodologia della narrazione può essere un utile strumento per far dialogare le diverse generazioni, esemplare è un progetto realizzato da Duccio Demetrio dedicato ai bambini terremotati che raccoglievano e raccontavano le storie dei propri nonni.

Gli anziani Italia. Nella conferenza studio si è dedicata un’ampia parte pomeridiana alle prospettive dell’invecchiamento attivo. Giovanni Lamura dell’INRCA di Ancona, ha esposto in modo esauriente sia i dati comparativi dell’assistenza agli anziani nei diversi paesi Europei, sia i più importanti progetti e ricerche realizzati dall’IRCCS-INRCA sull’invecchiamento attivo, tra cui: Esaw che studia i fattori che incidono sulla qualità della vita degli anziani; Innovage che mette a servizio della terza età il supporto di robot informatici; ABUEL che studia i maltrattamenti degli anziani, Ri-generazione che stimola la solidarietà intergenerazionale.
Recenti esperienze di ricerca sull'invecchiamento dell’IRCCS INRCA di Giovanni Lamura

Paolo Zurla dell’Università di Bologna è intervenuto sul tema delle problematiche che vivono gli anziani soli in Italia, un paese, il nostro, caratterizzato da un welfare debole e in cui le risorse vanno massimizzate. “E’ importante comprendere il contesto di riferimento per trovare soluzioni adeguate alle esigenze- ha spiegato Zurla-, ad esempio anni fa in Valpellice per gli anziani che vivevano su alture che d’inverno restavano isolate è stata realizzato a valle un foyer con annessa stalla in cui gli anziani avevano la possibilità di portare con se i propri animali, fonte essenziale di sussistenza. Così come il problema della carenza delle abitazioni e del caro affitto per i giovani è risolto grazie ad anziani che fittano a buon prezzo una stanza nella loro casa e godendo di un po’ di compagnia. Così come a Piacenza nelle case pubbliche sono stati realizzati dei progetti di coabitazione tra giovani e anziani. Un’idea che si potrebbe importare anche a Napoli”. 

Dare continuità. “Abbiamo accolto la proposta del CNR con gioia ed abbiamo scelto per realizzare Memory la casa di riposo con le donne più calpestate dalla vita e abbandonate a se stesse e sono stati ottenuti ottimi risultati- ha Giulietta Chieffo-. E’ chiaro che per mantenerli è necessaria la continuità, perciò in una situazione pur così difficile per la riduzione delle risorse, stiamo pensando alla fattibilità di piano di formazione di operatori specializzati che possano realizzare progetti di stimolazione alla narrazione nelle diverse residenze per anziani del Comune”.

Alessandra del Giudice

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