Novanta milioni per il Sociale e Zero in cassa

Report: cause e soluzioni del dissesto finanziario del Comune di Napoli.

welfare-striscione-3Venerdì 12 aprile alle 17.00 in piazza Municipio il comitato “Il welfare non è un lusso” realizzerà un presidio per chiedere conto al Primo Cittadino dei pagamenti arretrati degli operatori del terzo settore e in particolare di quelli per le case famiglia per minorenni. Ma quali sono i fondi a disposizione del Sociale a Napoli? E quali le possibilità effettive di pagare del Comune di Napoli?

Per capire la drammatica situazione sociale ed economica del Comune di Napoli e dei suoi cittadini è necessario compiere un viaggio a ritroso nel tempo addentrandoci nei meandri della burocrazia e di alcune leggi nazionali che di fatto penalizzano i servizi sociali, a dispetto dell’attenzione per il welfare dimostrata dalla Giunta De Magistris.

La protesta. Si intitola “Questi Bambini Invisibili” il comunicato del comitato “Il welfare non è un lusso”, in vista della manifestazione di domani, che ha chiede al Sindaco di Napoli Luigi De Magistris di incontrare una delegazione, che gli proporrà i seguenti provvedimenti: la nomina di un assessore al welfare, senza cumulo o spezzettamento delle deleghe; l’efficienza del “tavolo di lavoro per uscire dalla crisi” e delle procedure di liquidazione degli atti; la trasparenza su come sono stati finora gestiti i fondi “finanziati” già trasferiti al Comune e sulla programmazione dei servizi; l’immediato pagamento di 2 bimestri alle comunità utilizzando eventualmente anche la nuova normativa sui pagamenti della pubblica amministrazione.

I precedenti. Da oltre tre anni lecooperative sociali e associazioni stanno anticipando i costi dei servizi socio-assistenziali: verso l’amministrazione comunale si stima un credito tra i 70 e gli 80 milioni di euro. Nei servizi si stima siano impiegati tra Napoli e Provincia duemila operatori; particolarmente a rischio sono quelli impiegati nei servizi per disabili e anziani e bambini (circa la metà).
La vertenza è stata portata avanti, nel corso del tempo, dal comitato Il welfare non è un lusso (costituitosi nel 2007), che riunisce circa 200 associazioni e cooperative sociali in tutta la Campania, impegnate in tutti i settori dei servizi socio-assistenziali. Gesco, Collettivo Operatori Sociali, Corcof, CNCA, Federazione Internazionale Città Sociale, Legacoopsociali,  Federazione Arca e Unirete le sigle che nei diversi anni hanno fatto parte del comitato, in rappresentanza di migliaia di operatori sociali. 

Il budget per il Sociale del Comune di Napoli. Il bilancio annuale comunale è di circa 1 miliardo e 400 milioni, di questi 90 milioni di euro sono destinati al Sociale: l’ex assessore al Welfare Sergio D’Angelo aveva ottenuto che la spesa per il Sociale fosse incrementata di 18 milioni rispetto al budget dedicato dall’amministrazione precedente.
Questo incremento è reale, ma di fatto è invisibile perché al momento il Comune di Napoli non ha nulla in cassa, solo debiti e crediti in parte inesigibili: circa 1 miliardo e 500 milioni, di questi il 5% rappresenta il debito per il Welfare: circa 75 milioni.
Il Comune di Napoli potrebbe contare su 3 miliardi e 200 milioni di euro di “residui attivi” ossia del credito arretrato di circa 10 anni. “Bene” si sarebbe propensi a pensare, se questi soldi non sono arrivati nelle casse fin ora probabilmente il Comune di Napoli non riuscirà mai a riscuoterne buona parte. Infatti la Corte dei Conti reputando di dubbia esigibilità 850 milioni dei 3 miliardi e 200 milioni (perché legati a crediti troppo vecchi),ne ha ottenuto la cancellazione dal Comune di Napoli.  

Sfatiamo un pregiudizio: le risorse dedicate alla Coppa America, così come quelle della pista ciclabile, spesso imputate di aver stornato fondi che avrebbero potuto essere utilizzati per le priorità sociali, provengono da progetti europei dedicati alla promozione culturale e all’organizzazione di eventi, che dunque non possono essere utilizzati diversamente.

Perché il Comune di Napoli è in pre-dissesto?  

Le cause strutturali. Il Comune di Napoli ha un reddito pro capite inferiore ai 12 mila euro all’anno, tra i più bassi di Italia insieme a Calabria e Sicilia (Istat): deindustrializzazione, mancato sviluppo, disoccupazione, emigrazione, sono solo alcune tra le cause della storica arretratezza di tutta la Regione Campania che sarebbe riduttivo affrontare qui. Questo significa che i cittadini pagano meno tasse e che quindi le entrate del Comune, che si finanzia con la fiscalità locale, sono tra le più basse d’Italia. Inoltre il Comune ha la capacità più bassa di riscuotere le tasse.

Le passate amministrazioni. Non è retorica affermare che l’attuale amministrazione ha ereditato una situazione finanziaria disastrosa. Ma come è possibile accumulare un debito così alto? Semplice la risposta dell’attuale amministrazione locale: perché gli ex-amministratori per anni hanno previsto in bilancio incassi gonfiati che di fatto non sono mai riusciti a riscuotere. Questo ha fatto incrementare la spesa e quindi i debiti. 

La Regione. Si sta per approvare la finanziaria regionale annuale ma è già nota la riduzione della spesa sociale: a fronte dei 17 milioni e mezzo dell’annualità precedente, quella attuale è di soli 11 milioni di euro ai quali dovrà essere sommata una quota derivante dal gettito del bollo auto, stimato tra i 4 e gli 8 milioni. Comunque

Il Governo centrale con la delocalizzazione ha ridotto i trasferimenti alle Regioni e agli enti locali e ha tagliato dell’80% il Fondo sociale nazionale, completamente cancellato quello destinato alla Non Autosufficienza.

Pagamenti fuori dal cronologico del Sociale? Impossibile. Gliamministratori locali, complice la crisi devastante che ha reso potenziali beneficiari del welfare fasce sempre più ampie della popolazione, considerano il Sociale tra le priorità dell’agenda. Ritengono che i debiti con le imprese sociali che forniscono servizi essenziali ai cittadini andrebbero finanziati secondo un canale privilegiato, fuori dal cronologico.
Di fatto è una legge nazionale, il decreto ministeriale del 28 maggio 1993, a stabilire che una serie di servizi ritenuti indispensabili per i cittadini non rientrino nel pagamento cronologico. Tra i servizi finanziabili secondo un canale preferenziale rientrano tra l’altro: i siti cimiteriali, i canili municipali, la leva militare (che oggi non è più obbligatoria), ma non rientra “il sociale”, dunque tutti quei servizi destinati ai bambini, agli anziani, ai disabili, ai poveri che oggi a Napoli, ma non solo, sono sempre più essenziali. L’unico servizio sociale che rientra nei criteri del decreto è quello per l’infanzia abbandonata.
Pertanto l’amministrazione comunale ha più volte chiesto al Governo di integrare il decreto Mancino con i servizi sociali, tanto più che oggi le competenze e gli oneri delle amministrazioni locali sono molto più ampie e significative del passato, ma il Governo si è opposto. 

Le soluzioni Una soluzione per pagare con priorità i servizi sociali l’abbiamo già anticipata: superare il decreto Mancino. Il Governo dovrebbe dare al Comune la autorità per stabilire quali siano le priorità a livello locale. Ma questa soluzione non sarebbe comunque sufficiente se contemporaneamente si continua a non avere un’adeguata liquidità di cassa: questo è il problema più urgente.

Pertanto il Comune di Napoli ha dichiarato il pre-dissesto accedendo, grazie al decreto 174, al fondo rotativo: un prestito dello Stato ai Comuni che versano in situazioni critiche e che ammonta in totale a 600 milioni di euro. Di questi, 280 milioni sono stati destinati al Comune di Napoli che dovrà restituirli nell’arco di 10 anni a tassi agevolati. Ma nemmeno un euro è ancora arrivato al Comune di Napoli: i primi 56 milioni promessi, dovrebbero, secondo il Governo, arrivare entro giugno. I 280 milioni tuttavia consentirebbero di pagare solo 1 anno di arretrati ai fornitori dei servizi che avanzano circa 36 mensilità. E’ per questo che l’ex assessore D’Angelo aveva proposto di rivolgersi a Istituti Bancari Primari mettendo a garanzia il fondo recepito dal Governo e chiedendo un moltiplicatore 5 per estinguere subito tutti i debiti del Comune di Napoli trasformando i debiti contratti per i servizi in debiti finanziari. Questo consentirebbe una rapida ristrutturazione del debito e la possibilità per le imprese di ottenere quanto spetta loro, con l’ulteriore vantaggio per il Comune di contenere il debito fuori bilancio che si produce per effetto degli elevati interessi finanziari pagati alle imprese. In parole povere questa soluzione farebbe contrarre il debito e permetterebbe di estinguerlo nell’arco di 3 mesi.
Ma anche qui il Governo ha messo i suoi paletti negando l’autorizzazione.
Una parziale risposta dovrebbe arrivare dal decreto appena approvato dal Governo con cui lo Stato anticipa 40 miliardi, degli oltre 130, agli enti locali per il pagamento alle imprese che vantano un credito verso le pubbliche amministrazioni. Si tratta di un prestito restituibile in 30 anni che tuttavia non può essere utilizzato in modo discrezionale dal Comune ovvero non si possono preferire le imprese sociali, ma è necessario seguire anche qui il cronologico.

Alessandra del Giudice

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