Campania maglia nera per la dipendenza da gioco

A Napoli il primo corso per contrastare le ludopatie.

slot-machine-barUn italiano su due gioca d’azzardo. La Campania è la regione in cui si spende di più, in media poco meno di duemila euro pro capite. A dispetto della crisi, o forse in ragione di essa, sono sempre in aumento le persone che sperano nel colpo di fortuna.

Ma soprattutto cresce il numero delle persone affette da dipendenza: si chiama Ludopatia. I giocatori problematici sono il 3 percento della popolazione, mentre i patologici sono stimati tra lo 0,5 e il 2 percento. A Napoli il primo corso universitario per formare assistenti e operatori.

L’allarme è conclamato. Già da molti anni lo denunciano le associazioni che si occupano di usura, rilevando come molte famiglie cadano in rovina a causa della passione per bingo e video poker. Dal 1 gennaio è intervenuto il ministero della Salute che con una circolare ha imposto ai gestori di sale da gioco e Asl di esporre in bella vista cartelli di avvertimento sul rischio di dipendenza.
Inoltre, l'art. 5 del decreto legge 13 settembre 2012, n. 158, prevede l'inserimento nei Lea (Livelli essenziali di assistenza) delle prestazioni di prevenzione, cura e riabilitazione della ludopatia. In attuazione del dettato normativo, il provvedimento include esplicitamente le persone affette da questo tipo di dipendenza tra coloro cui sono rivolti i servizi territoriali per le dipendenze (SERT, Centri diurni, ecc.) già attivi nelle Asl, e modifica la definizione del sotto-livello di assistenza, attualmente riportata nel DPCM 29 novembre 2001 come "Attività riabilitativa sanitaria e sociosanitaria rivolta alle persone dipendenti da sostanze stupefacenti o psicotrope o da alcool", riformulandola come "Assistenza socio sanitaria alle persone con dipendenze patologiche o comportamenti di abuso di sostanze".

A Napoli, tra le città italiane in cui si spende di più nell’azzardo, si prova a formare nuovi esperti capaci di intervenire ad hoc: l’idea è del docente di criminologia Silvio Lugnano che ha promosso all’Università Suor Orsola Benincasa il primo corso in Italia per formare operatori qualificati nel contrasto alle ludopatie. “E’ un’emergenza. I dati fotografano una dipendenza analoga nelle cifre a quella legata all’uso di stupefacenti”, spiega Lugnano.
Un fenomeno dai due volti: uno storico legato alla criminalità, l’altro più recente e in forte crescita nato con la liberalizzazione e il “gioco di Stato”. “In Campania è da sempre esistito un mondo clandestino, gestito dalla camorra, fatto di bische e scommesse”, racconta Lugnano, “Il mercato fiorente del gioco d’azzardo prima sommerso è stato evidenziato paradossalmente con la legalizzazione. Parte dell’indotto criminale con la legalizzazione è stato ridotto, tuttavia la camorra continua a giovarsi delle dipendenze a causa della domanda esorbitante di prestiti a usura per soddisfare il bisogno compulsivo al gioco. E non mancano le corse di cavallo clandestine o i combattimenti tra cani nel business criminale”. Ci si può rovinare in una sala bingo, anzi è proprio la formula moderna della classica tombola ad attrarre più ludopatici. Tante le donne: “Ho persino raccolto testimonianze di persone che prima di chiedere aiuto, sono ricorse alla prostituzione per reiterare l’impulso alla scommessa”, dice il docente.
Quale deve essere l’approccio per contrastare il fenomeno? “Sono un antiproibizionista proprio perché credo che sia l’unico modo di contrastare il potere criminale. Credo che sia importante un approccio pedagogico e psicologico che limiti i comportamenti devianti. E’ un ambito nuovo, occorre sviluppare la ricerca – dice Lugnano – Oggi siamo indirizzati verso studi neuroscentifici. Il rischio di diventare dipendenti potrebbe essere legato anche a fattori fisiologici”.
Di fatto le ludopatie, sostengono gli esperti del Suor Orsola, innescano un insieme di ripercussioni socio-relazionali (es. famiglia, lavoro, relazioni ecc.) e del senso morale (es. usura, reati finanziari, altri reati ecc.), che costringono il soggetto verso un'emarginazione sociale e finiscono per compromettere la sua salute fisica e psichica (es. la depressione è presente in più del 70% dei giocatori patologici ed il tasso di tentativi di suicidio va dal 17 al 24%).
Il Suor Orsola si propone di affrontare il tema con un approccio trasversale. “Il corso - spiega Fabrizio Manuel Sirignano, professore associato di pedagogia sociale all’Università Suor Orsola Benincasa e responsabile del Centro di Lifelong Learning di Ateneo - si propone di offrire un ventaglio esaustivo di analisi e di valutazione del fenomeno sotto vari aspetti: antropologico, forense e clinico: dalla fisiologia del gioco al trattamento della sindrome ludopatica, fornendo le modalità di assessment e delle strategie d'intervento, secondo l'approccio cognitivo-comportamentale”.

Il corso del Suor Orsola è a numero chiuso (60 posti). Il termine per la presentazione delle domande scade il 29 aprile 2013.

Info e bando all’indirizzo: http://www.unisob.na.it/universita/dopolaurea/perfezionamento/ludopatia/bando.htm?vr=1

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