Costruire una famiglia nella regione più povera d’Italia

I dati Eurostat, Censis e Istat e i consigli di una psicologa.

povertaNegli ultimi giorni sono diversi gli appelli al sostegno della Campania e delle sue famiglie. La nostra è la regione più povera del Paese: lo dice l’ufficio statistico dell’Unione Europea, in un report relativo all’anno 2010, reso noto pochi giorni fa;  lo dice anche l’ultimo rapporto Censis sul Meridione,  dove il Sud viene addirittura surclassato dalla Grecia, poiché i livelli di reddito del nostro territorio risultano essere inferiori a quelli della penisola ellenica, 17.957 euro contro 18.454 euro.

Anche l’Istat, a febbraio, restituiva un quadro poco felice, in cui, in un Paese sempre più diviso,  il Mezzogiorno pagava lo scotto del perdurare della crisi che inizialmente aveva spolpato  il Nord: nel 2011 i redditi delle famiglie, a prezzi correnti, segnavano, infatti, i rialzi maggiori in Italia settentrionale, mentre il resto dell’Italia languiva. Nel rapporto sul “Reddito disponibile delle famiglie nelle Regioni italiane” era stilata, inoltre, una classifica territoriale e in fondo alla graduatoria c’erano Calabria, Sicilia e Campania: nel 2011 la ricchezza pro-capite nel Meridione si fermava a 13.400 euro, inferiore di un quarto rispetto alla media nazionale, ma queste tre regioni vedevano la ricchezza scivolare ancora, tra i 13 e 12 mila euro a testa. Un allarme già lanciato nel dossier regionale sulle povertà realizzato dalla Caritas diocesana campana,  presentato nello scorso febbraio: il 22,4 per cento delle famiglie del nostro territorio vive in condizione di povertà relativa, ossia con una spesa media mensile pari o inferiore ai mille euro. Un dato che rappresenta il doppio di quello nazionale che si attesta all'11,1 per certo. Che la crisi abbia allargato il divario Nord-Sud sembra chiaro. Il Meridione ha pagato il conto più salato della recessione perdendo oltre 300.000 posti di lavoro tra il 2008 e il 2012, il 60% di quelli andati in fumo nell'intero Paese nello stesso periodo (505.000) e, secondo la Caritas, in Campania chiude il 6% di aziende manifatturiere. Il Censis, nel rapporto “La crisi sociale del Mezzogiorno” toglie i dubbi poi, riguardo ai giovani: in Campania, i Neet, giovani tra i 15 e i 29 anni  che non studiano, non lavorano e non si formano, sono il  35,2% , e il tasso di abbandono scolastico è molto più alto che al Centro-Nord, e questo nonostante la spesa pubblica per l'istruzione e la formazione nel Mezzogiorno sia maggiore di quella destinata al resto del Paese.

In questo scenario, è possibile costruire una famiglia? Se gli impedimenti e le incognite economiche e lavorative appaiono purtroppo chiare e manifeste, quanti riescono a portare avanti il loro progetto di vita comune hanno comunque a che fare con una serie di problematiche. I numeri non vanno d’accordo con la dimensione emotiva, ma per insegnare a coloro che decidono di costruire una famiglia come gestire anche queste congiunture sfavorevoli e tante altre ordinarie emergenze, l’associazione DueCon (www.dueconprogetto.com) ha pensato a dei gruppi d’incontro.

“Mettiamo su famiglia” si tiene il primo martedì di ogni mese, dalle 18 alle 20 in via Santa Brigida, 79.  L’incontro, per cui è richiesto un contributo di 5 euro, è condotto dalla dottoressa Flaviana Coviello,  psicologa, psicoterapeuta e mediatrice familiare:  “Il nostro è un work in progress. Si può partecipare ogni volta che se ne sente il bisogno oppure seguire il nostro percorso per intero. Proponiamo un'attività di consulenza e preparazione laica dove l’accento è posto sulla capacità di capire e avere fiducia nel partner durante la convivenza”. Questo processo è d’aiuto nella capacità di fronteggiare la crisi? “Sì, perché non parliamo di volersi bene ma di imparare a contare sul nucleo che si va a costituire, sapendo affrontare le emergenze e le situazioni quotidiane che in questo periodo possono avere a che fare con  la perdita di un lavoro o con i pochi soldi, ma anche con compiti di ordinaria amministrazione come la divisione delle mansioni in casa, chi si occupa di cosa: è importante che i partners contribuiscano entrambi ed abbiano entrambi fiducia. La nostra attività quindi ruota intorno alla capacità di affrontare le cose sentendosi vicini l'uno all'altro.  La preparazione alla vita di coppia  diventa, poi, un tassello alla prevenzione di forme di violenza che si possono verificare all'interno della famiglia”.

Raffaella R. Ferré

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