L’impegno sociale che fa paura alla criminalità

Dopo “L’Uomo e il Legno” anche “Il Tappeto di Iqbal” subisce atto intimidatorio.

ll-Tappeto-di-IqbalAtti vandalici e intimidatori, furti vigliacchi ai danni di realtà sociali attive nei difficili territori della periferia napoletana. A metà gennaio 2013 era toccato a “L’Uomo e il Legno”, cooperativa di Scampia. A distanza di un mese è la volta de “Il tappeto di Iqbal”. Realtà sociali già messe a dura prova dalla mancanza di fondi e di strutture diventano facile bersaglio della criminalità.

La sede operativa della Coop Sociale "Il Tappeto di Iqbal", nel quartiere di Barra a Napoli è stata svaligiata: ignoti hanno sottratto mixer, generatore di corrente, stereo, microfoni e registratori.
La cooperativa nata nel 1999, per 10 anni ha gestito gli educatori e i genitori sociali per il progetto Chance che, nei quartieri degradati di Napoli, combatteva la dispersione scolastica coinvolgendo i ragazzi in attività ricreative, chiuso per mancato rifinanziamento nel 2010. Finito Chance e finiti i fondi il Tappeto di Iqbal non si è arreso e ha tirato avanti grazie alle donazioni e gli spettacoli di arte circense. La cooperativa è ospitata momentaneamente in un paio di stanze del Semiconvitto di Barra gestito dalla Cooperativa Inlusio. Possiamo solo immaginare con quali sacrifici la cooperativa abbia comprato il materiale per realizzare i laboratori che gli è stato sottratto.

“Continuiamo perché i bambini hanno bisogno di noi”. “Il colpo inferto è insostenibile- afferma Giovanni Savino, presidente del tappeto di Iqbal-: Siamo stati feriti e violentati.  Quel materiale è fondamentale per realizzare gli spettacoli di arte circense: non potremo fare uno spettacolo a Padova previsto per la settimana prossima e poi gli spettacoli futuri. Il danno ammonta a 2000 euro e siamo con 0,5 euro in cassa. In ogni caso continuiamo le attività con i bambini e i ragazzi. Non possiamo abbandonarli”. Oggi sono 40 i bambini tra i 6 e i 13 anni che seguono ogni pomeriggio dalle 15.00 alle 17.00, domenica inclusa, i laboratori di arte circense, fiaba, teatro-terapia, mentre sono in 10 tra i 12 e i 20 anni quelli che dalle 19.00 alle 21.00 seguono il corso di teatro civile e preparano spettacoli di teatro sociale. “Il 70 per cento dei ragazzini di Barra tra i 14 e i 16 anni quando va ‘bene’, iniziano a lavorare nell’età in cui c’è ancora l’obbligo scolastico: nei bar, come aiuto elettricisti, come gommisti, portando la spesa dei supermercati. Quando va male diventano pedine della camorra. Tra i nostri ragazzi ci sono tanti “figli della camorra”, spesso sono gli stessi genitori che non vogliono che i bambini prendano la loro strada”- racconta Savino.
Il materiale della cooperativa è scomparso in un giorno imprecisato della scorsa settimana: “Stando spesso in strada con i ragazzi non ci siamo subiti accorti del furto, ma abbiamo dei chiari sospetti- commenta Savino-. Barra è un territorio molto duro. Abbiamo già subito altri danni in passato: gomme squarciate, il pulmino con cui accompagniamo i bambini vandalizzato, ma per ora, facendo una valutazione ambientale abbiamo deciso di non denunciare. Tra le varie cose, quello che vale più di tutto perchè un regalo a cui siamo legati affettivamente è un mixer che ci aveva regalato la famiglia di una ragazza vittima di un femminicidio a Ponticelli, quattro anni fa. Lei amava cantare ed è stata uccisa con quattro coltellate alla gola. Quel mixer era stato regalato a Michelangelo, uno dei nostri ragazzi che sogna di diventare un cantante rap”.

Il precedente. Armadi rotti, porte e cancelli forzati, documenti stracciati e gettati a terra, stanze messe a soqquadro, oltre al furto di quattro computer, uno schermo al plasma e tutti gli strumenti di lavoro della cooperativa artigiana. Quarantamila euro di danni. Questo il bilancio di un altro atto vandalico subito a gennaio dalla Cooperativa sociale “L’Uomo e il legno”, in viale della Resistenza a Scampia, che realizza percorsi di reinserimento lavorativo per soggetti svantaggiati e a favore di bambini e adolescenti a rischio attraverso corsi di formazione in: falegnameria, restauro, arte presepiale, ceramica. Con coraggio L’Uomo e il Legno ha ripreso a lavorare, lo stesso coraggio  dimostrato fin dall’inizio: “Abbiamo lottato per spostarci a Scampia- ricorda il presidente Enzo Vanacore-: avevamo scoperto che un terreno comunale con destinazione d’uso “polo artigianale” era occupato illegalmente così abbiamo lottato per otto anni insieme ai Gesuiti del Centro Hurtado per liberare quel lotto dove oggi abbiamo la sede e realizziamo le nostre attività e così la palestra Maddaloni”.

Strappare i ragazzini alla strada. Nel KèK Circusz di Barra del Tappeto di Iqbal, che fa parte della mappatura Cirque du Monde del prestigioso Cirque de Soleil, i trampolieri, gli sputafuoco e i giocolieri sono bravissimi, non sono più gli ultimi, gli irrequieti, quelli che insegnanti incapaci e impazienti non vedono l’ora di buttare fuori dalla classe. Sette ragazzi strappati alla strada oggi sono istruttori di arte circense insieme a Giovanni Savino e Monica Paolillo, teatro terapeuta. Tra i soci c’è Carlo che lavorava in una pescheria dalle 4.00 alle 16.00 per 50 euro a settimana e oggi per uno spettacolo può guadagnare 80 euro. “Molti si avvicinano perché il guadagno li alletta, ma il circo è un mezzo per riportali in classe a studiare”, chiarisce l’educatore. Infatti il motto della cooperativa, preso in prestito da Gianni Rodari è: “Non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo”. Tanti ragazzi attraverso il Tappeto di Iqbal, che li iscrive a corsi di formazione e avviamento al lavoro, hanno trovato un’occupazione. È il caso di Ciro che oggi lavora nell’industria Mac3 di Riccione a tempo indeterminato: “L’imprenditore Emendatori ha letto di noi e mi ha chiamato chiedendomi se c’era qualche ragazzo che volevo ‘salvare’ e io ho mandato lui”, ricorda Giovanni.
E’ evidente che le attività delle associazioni e delle cooperative per strappare i bambini alla criminalità faccia paura alla camorra.
"Se gli autori di questi gesti credono di fermare o di intimidire il processo di cambiamento, si sbagliano di grosso - ha commentato Antonio D'Amore referente provinciale di Libera Napoli - la nostra rete si compone anche della Coop Sociale "Il Tappeto di Iqbal" e quindi tutta la rete sarà compatta nel sostenere le sue attività e i ragazzi che in essa si spendono con generosità e autenticità. In programma ci sono molte cose e saremo pronti ad attivare una cordata di solidarietà per gettare nell'oblio il vile atto".

Senza fondi e senza sede. Il furto alla cooperativa il Tappeto di Iqubal è pioggia che cade sul bagnato e forse non è un caso: precarietà fa rima con vulnerabilità. Come tante altre realtà sociali, la cooperativa, messa a dura prova dal taglio dei fondi pubblici, ha anche visto sottrarsi la scuola abbandonata che gli era stata affidata. Nel 2010, finito Chance, oltre ai fondi, alla cooperativa viene a mancare una sede. Perciò stipula una convenzione con la “Rodinò”-scuola di frontiera nell’area delle famiglie camorriste in lotta Cuccaro-Aprea-Andolfi - gestita dalla preside, Annunziata Martire particolarmente sensibile al problema dei ragazzi che abbandonano la scuola.
Tuttavia una stanza non è il luogo più adeguato per un corso di arte circense così Savino pensa alla palestra della scuola Salvemini in via Mastellone di Barra, adiacente alla Rodinò, abbandonata da 7 anni. Nel settembre del 2012 la scuola è stata “accordata al Tappeto di Iqbal dalla Rodinò con convenzione con il Comune di Napoli fino al 2032”. Ma a settembre 2012 le cose cambiano improvvisamente: la legge vuole l’accorpamento dei 5 plessi di Barra, tra cui la Rodinò. In più la nuova vicaria dell’Istituto Comprensivo Caruso-Rodinò Olimpia Cardelli si dimostra in contrasto con il progetto. “La nostra idea è sempre stata quella di togliere i ragazzi dalla strada e portarli a scuola - spiega amareggiato Savino - invece la vicaria, avvalendosi di normative anti pedagogiche, incentiva i genitori a ritirare da scuola i ragazzi più arrabbiati e difficili, quelli che “danno fastidio a scuola”, per mandare quelli che hanno compiuto 15 anni all’istruzione serale in un Ctp (n.d.r. Centro territoriale permanente) per lasciare quelli di 14 anni a casa”. Non è un caso, secondo Savino - che ha criticato questo metodo – se “il 31 dicembre uno dei “nostri” ragazzi , mandato via dalla scuola in affido parentale, è finito in strada e poi in galera”. E non è un caso se a ottobre 2012, l’IC Caruso-Rodinò dismette la palestra del plesso Salvemini perché “non ha la forza di controllarlo e di rispondere della sicurezza” e lo riconsegna al Comune di Napoli”.
Ecco che neanche lo spazio concesso dal Semiconvitto di Barra della Cooperativa Inlusio dove lavora con 40 bambini è più sicuro.

“Se non mi viene data una sede tra un mese chiudo”, annuncia Giovanni che intanto ha lanciato una petizione pubblica per richiedere l’affido diretto al tappeto di Iqbal del plesso Salvemini sul sito: www.iltappetodiiqbal.it e su fb: http://www.facebook.com/events/383258928432519/. (Alessandra del Giudice - www.napolicittasociale.it)

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