One Billion Rising, contro la violenza anche per Giuseppina

L'assessore Tommasielli: “Il Comune si costituirà parte civile”

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L'One Billion Rising è un evento mondiale contro la violenza sulle donne, tenutosi anche a Napoli nel giorno di San Valentino. In piazza anche Alessandra Clemente e Giuseppina Tommasielli: hanno ricordato Giuseppina di Fraia, la donna uccisa dal compagno, e dichiarato che il Comune si costituirà parte civile nel processo per uxoricidio.

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È possibile combattere la violenza sulle donne con una danza? Basta un flash mob a sensibilizzare le persone, uomini e donne, su una questione attualissima, diffusa come una peste, eppure spesso sottaciuta, senza che vi sia, né da chi la subisce né da chi ne è testimone, una denuncia, un riparo, una richiesta d'aiuto e di ricovero? Il 14 febbraio in Piazza del Plebiscito prima e nella Galleria Umberto, centinaia di donne e uomini hanno ballato al ritmo di “Break the chain”, spezza le catene.

C'erano le giovanissime che, in prima fila, non hanno mancato un passo della coreografia diffusa sul web e proposta anche in prima serata, da Rai Uno, a Sanremo. Queste ragazzine che della vita hanno un'esperienza ancora fresca, dicono di ballare per non perdere la speranza: “Può succedere qualunque cosa nella vita di una donna, ma bisogna sempre tenere a mente che si può andare avanti, e si deve”. Raccontano di insegnanti “illuminati” che sanno renderle partecipi della discussione sulla violenza, sanno comparteciparle della loro vulnerabilità senza farle sentire in colpa.

Lia Polcari, titolare della storica libreria Evaluna di piazza Bellini, invece, è convinta che le brutture non colpiscano solo le donne: “La violenza, la prevaricazione, l'offesa, sono ormai parte della nostra vita più di quanto vogliamo ammettere. Ho portato qui mia figlia, oggi. Ha 8 anni, non voglio renderle la vita “brutta” o “difficile” ma voglio che sia informata”.

Liliana Valenti, attivista dell'Udi e presidente dell'associazione Casa delle donne di Napoli spera che ci sia presto spazio per una maggiore progettualità: “La situazione delle donne è difficile e forse noi abbiamo abbassato la guardia, pensando che avessimo raggiunto diversi diritti, come il divorzio. In città abbiamo bisogno di vedere finalmente in essere la Casa delle Donne: abbiamo bisogno di programmare, progettare attività e concretizzare il nostro impegno”.one-billion-rising-2

Alessia Schisano, avvocato matrimonialista racconta di una situazione difficile anche in ambito di separazioni. Violenze continue, che le donne non denunciano, “per scarsa fiducia nelle istituzioni, per  paura di perdere casa, sostegno economico, figli. Le donne napoletane subiscono violenza fisica ma anche quella più sottile e sottaciuta, quella psicologica che fa danni anche perché mina direttamente la loro autostima e autonomia. In molti casi le donne  insorgono e chiedono aiuto solo quando vedono i figli subire la loro stessa sorte”.

In piazza anche tanti uomini: Marco Elhardo, referente territoriale di Action Aid è in piazza come cittadino e come attivista, dice che la comunicazione ha un ruolo importantissimo: "Siamo vicinissimi, oggi, ai Quartieri Spagnoli, e penso che si debba lavorare assiduamente per coinvolgere tutte le fasce sociali cittadine. Bisogna informare le persone dei loro diritti, tutte le donne e tutti gli uomini".

Prima di dare inizio alle danze, il movimento promotore di questo appuntamento ha voluto ricordare Giuseppina Di Fraia, la donna uccisa dal suo compagno, prima investita e poi data alle fiamme, morta dopo due giorni di sofferenze proprio nel giorno di San Valentino. Il minuto di silenzio a lei dedicato, è stato pregno di commozione.

E di lei parla anche il Comune, attraverso le voci di due assessori, Alessandra Clemente e Giuseppina Tommasielli. La prima  ha uno sguardo volto alla sensibilizzazione di tutte le fasce, con un'attenzione alla creazione di una rete capillare di diffusione di informazioni, comunicate in una maniera nuova per raggiungere tutti gli ambiti sociali. “Una donna che denuncia in parte è già salva, ma noi vogliamo compartecipare tutte le donne dei loro diritti. Per quanto riguarda Giuseppina Di Fraia, ci faremo carico di una storia che non è semplicemente la storia di una donna e della sua famiglia, ma è la storia di tutti. Il problema delle ingiustizie così grandi è chi resta e in questo caso ci sono due ragazze a cui non posso non pensare. Ognuno di noi è chiamato a rispondere per le mancanze  perché ingiustizie così grandi si verificano soltanto in contesti che le permettono. Vogliamo che l'energia e il movimento che c'erano oggi in questa danza siano messe in campo per il cambiamento sociale”.

Tommasielli è stata accanto alle figlie della Di Fraia, di 23 e 14 anni: “Metteremo a disposizione della famiglia un avvocato, forniremo dunque assistenza legale, e inoltre il Comune si costituirà parte civile nel processo. Ci occuperemo anche di seguire con i nostri servizi una delle due figlie, che è minorenne, e dare una mano anche all'altra che ha vent'anni. Penso che quello che si fa per sensibilizzare uomini e donne è sempre poco, la storia di Giuseppina riconosce alle spalle un'escalation di violenza vissuta in solitudine, forse per poca fiducia nelle istituzioni e nei servizi, per proteggere una famiglia che è solo un simulacro. Bisogna fare il possibile per aumentare l'autostima e l'autocoscienza delle donne, per aumentare fiducia nelle istituzioni, perché anche quando i servizi sono pochi, ci sono. Noi faremo la nostra parte, rafforzeremo la rete, la violenza sulle donne non può essere considerata una violenza di serie B”.

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