Cyber bullismo, l’allarme dei giovani

In Campania un ragazzo su due è testimone di persecuzioni telematiche.

cyber-bullismoI secchioni, i bruttini, i timidi, gli omosessuali, i disabili, gli stranieri, è lunghissimo l’elenco delle vittime contro cui si accanisce la stupidità, l’arroganza e la violenza dei cyber bulli. Un fenomeno in espansione quanto le nuove tecnologie. Un sondaggio Ipsos, commissionato da Save The Children, rivela che nella nostra regione la metà dei ragazzi è stata testimone di episodi di persecuzione telematica. I due terzi lo percepiscono come un pericolo gravissimo, e il 45 percento teme che per chi lo subisce possa finir male.

La scuola resta il terreno di caccia preferito dai cyber bulli. Il 78 percento dei ragazzi presi di mira, rivela il sondaggio, sono conosciuti tra i banchi. E la tortura psicologica avviene su Facebook e Twitter   con la diffusione di notizie false (nel 57 percento dei casi), foto e immagini denigratorie (54 percento) o tramite la creazione di gruppi “contro” (56 percento). “Il ruolo della scuola è di primaria importanza per valutare ed implementare interventi mirati”, spiega Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia, “ L’insegnante è un’ “antenna” pronta ad intercettare e leggere ciò che accade alle dinamiche relazionali della classe e, come tale, parte attiva insieme alla scuola nella costruzione di strategie preventive e di contrasto al fenomeno. I docenti però non vanno lasciati soli, il bullismo è un fenomeno complesso che spesso trae origine da un disagio profondo che riguarda il bullo, il gruppo così come la vittima, e richiede dunque strategie in grado di cogliere e gestire questo disagio. Quindi, uscire da un’ottica di emergenza legata al singolo caso ed entrare in un’ottica di interventi strutturali a lungo termine è la strada da continuare a percorrere”. Per i docenti Save The Children ha realizzato una guida (disponibile su http://www.sicurinrete.it/superkids ), mentre per sensibilizzare i ragazzi è stata creata un applicazione per Apple e Android disponibile al link: https://play.google.com/store/apps/details?id=it.thepool.superKids&feature=search_result#?=W251bGwsMSwxLDEsIml0LnRoZXBvb2wuc3VwZXJLaWRzIl0

Oltre le aule la violenza dei bulli in rete può partire da qualsiasi luogo di aggregazione sociale. Il dato campano rivela che la metà dei ragazzi individua in palestre e campetti sportivi un ambiente dove con maggior frequenza si può essere “puntati”,  un valore nettamente superiore alla media nazionale (37 percento). L’isolamento è la conseguenza principale del cyber bullismo. Per il 66 percento degli intervistati chi lo subisce va in depressione e si rifiuta di andare a scuola o fare sport. Oltre la metà afferma che le vittime non vogliono più uscire o vedere gli amici, il 45 percento ha la percezione che potrebbero decidere di farsi del male o anche peggio. Circa i due terzi dei giovani interpellati considera il fenomeno la più pericolosa delle minacce, più della droga (55%), più del pericolo di una molestia da un adulto (44%) o del rischio di una malattia sessualmente trasmissibile (24%). Centrale resta il ruolo della famiglia: per la maggioranza dei ragazzi occorre rivolgersi ai genitori, mentre uno su cinque prospetta come soluzione la chiusura del profilo virtuale. E un terzo chiede che siano adottate misure di controllo più severe sui social network.

“I nativi digitali sono attori di un mondo complesso che scuola e famiglia non possono affrontare da soli, hanno bisogno del sostegno delle istituzioni e di tutte le parti coinvolte nella sfera virtuale dei più giovani”, continua Valerio Neri, “Nel 2007, furono istituiti gli Osservatori Regionali sul bullismo per garantire una rilevazione e  un monitoraggio costante del fenomeno, nonché il supporto agli interventi riparativi promuovendo strategie multidisciplinari. La costituzione degli Osservatori prevedeva una valutazione anche in itinere del loro operato. È  stata fatta? E se si, quali sono le conclusioni sulla loro efficacia? In caso contrario, prima di rispondere sull’onda dell’emotività determinata dalla sempre maggiore frequenza degli episodi, sarebbe forse opportuno verificare quello che è stato già fatto, per non partire ogni volta da zero e per promuovere le modifiche necessarie a rendere gli interventi più efficaci”.Il sondaggio è scaricabile su: http://risorse.savethechildren.it/files/comunicazione/Report%20Indagine%20Safer%20Internet%202013%20ch.pptx

LR

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