Welfare, fermi i fondi regionali per i servizi socio assistenziali

A un passo dalla chiusura i centri per donne e minori vittime di abusi.

violenza donneNessuna notizia dalla Regione  sulla programmazione finanziaria della 328, la legge cardine dei servizi socio assistenziali. Dal 1 gennaio molti comuni della Campania non saranno più in grado di pagare le rette per migliaia di cittadini che ne usufruiscono. A rischio i centri antiviolenza per donne e minori. “Siamo al deserto delle politiche sociali”, attacca il vice presidente di Gesco Michele De Angelis.

Alcuni comuni hanno già comunicato agli affidatari dei servizi l’impossibilità di proseguire nelle convenzioni. E tanti altri saranno costretti a farlo a breve. Dalla Regione non è ancora arrivato il piano di ripartizione delle risorse per i servizi socio assistenziali destinati ai vari ambiti di zona (le macroare in cui sono divisi i comuni campani). A rischio il lavoro di centinaia di operatori sociali e il supporto a migliaia di persone in condizioni di disagio e povertà.

Ha già annunciato un forte ridimensionamento di personale e servizi la cooperativa sociale Eva di Maddaloni, da oltre 10 anni riferimento per tutto il Sud di interventi a sostegno di donne e minori vittime di violenza. Dei 59 operatori in servizio nel 2012 ne resteranno solo 10 il prossimo anno. “Una scelta dolorosa, ma non possiamo fare altrimenti”, spiega la presidente Lella Palladino, “Non abbiamo intenzione di abbandonare chi assistiamo, ma con le risorse di cui disponiamo  possiamo ridurre i costi solo con il taglio del personale”. Ci sarà un equipe di operatori e psicologi ridotta al lumicino ad accompagnare  il percorso di affrancamento e reinserimento di donne abusate e maltrattate. Attualmente sono 20, con i figli una quarantina, provenienti oltre che dalla Campania, dalla Puglia e dalla Sicilia, ad essere ospitate nelle quattro case di accoglienza della cooperativa a Napoli, Maddaloni, Santa Maria Capua Vetere e in un bene confiscato alla camorra di Casal di Principe. “Si parla tanto di femminicidio, ma restano parole vuote se non si sostengono interventi efficaci”, attacca la Palladino, “In dieci anni abbiamo sostenuto più di 1000 persone e creato un patrimonio di fiducia e di relazione con il territorio che così verrà disperso”.

Tra le esperienze che potrebbero interrompersi i progetti di assistenza alla genitorialità. Un servizio che consente di aiutare con percorsi psicologici bambini che vivono contesti familiari difficili senza allontanarli dai genitori come disposto da magistrati e assistenti sociali: “Cerchiamo di evitare ai piccoli il trauma della separazione. Attualmente sono 31 quelli presi in carico, ma non possiamo continuare”, dice la presidente della cooperativa Eva, “L’alternativa della casa famiglia a quel punto diventa inevitabile con un aggravio dei costi per le casse pubbliche. Oggi sono stanziati 120 milioni, se allontanati dalle famiglie si spenderebbe tre volte tanto”.       

Il consorzio di cooperative Gesco annuncia che senza ripartizione dei fondi per il 2013 saranno costretti a chiudere cinque Centri socio-educativi per minori 0-3 anni, una casa famiglia per minori e saranno interrotti i servizi semiresidenziali per disabili, le assistenze domiciliari per le persone non autosufficienti, il telesoccorso dell’Ambito C1 (che riunisce diversi comuni del casertano) gestiti, i servizi per disabili e anziani della comunità Il Castagno di Arpaia e i servizi per disabili di Lioni. “È singolare che si chiudano proprio le esperienze che sui territori rappresentano presidi di legalità, come quelle di contrasto alla violenza, che rappresentano una risposta concreta, al di là di ogni retorica sul femminicidio, ai problemi delle donne”, denuncia il vicepresidente di Gesco, Michele De Angelis - Purtroppo la Campania rischia di diventare un deserto dei servizi sociali e viverci diventa sempre più difficile, soprattutto per le persone più deboli. La Regione apra subito un tavolo di confronto sul futuro delle politiche sociali”.

Luca Romano

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