“Bisogna esportare il modello Napoli altrove”

Antiracket: la Fai propone per Natale le passeggiate antiracket in Campania, Puglia, Sicilia e Calabria.

fai-antiracket“Cento strade per un Natale antiracket”. Sono 100 le iniziative che si stanno svolgendo nell’arco del mese in 100 piazze o strade italiane, 30 in Campania, organizzate dalla Fai, Federazione delle associazioni antiracket e antiusura italiane, per sensibilizzare commercianti e imprenditori alla denuncia delle estorsioni. Alla vigilia del nuovo anno, facciamo il bilancio dei risultati del movimento antiracket nato oltre 20 anni fa, che ha la sua sede centrale a Napoli.

“Cento strade. Natale antiracket” realizzato grazie al P.O.N. Sicurezza per lo Sviluppo, rete di consumo critico, “Pago chi non paga”, si svolge in Campania, Calabria, Sicilia e Puglia nelle piazze e nelle strade cittadine dal 22 novembre al 20 dicembre. In molti casi le iniziative sono le ormai collaudate “passeggiate antiracket”. “Purtroppo, con l’avvicinarsi delle festività natalizie si intensificano le richieste estorsive- spiega Tano Grasso, presidente della Fai- ed è per questo che proponiamo nel periodo che precede le festività una serie di passeggiate “antiracket” uno strumento che da qualche anno abbiamo sperimentato con successo in città: percorreremo le strade insieme alle forze dell’ordine, strada per strada insieme a rappresentati della Questura, della polizia di stato e della finanza. Facciamo capire che lo Stato c’è”.
Le passeggiate oltre a rafforzare la fiducia dei commercianti nei confronti delle istituzioni, sollecitano l’adesione degli operatori economici alla rete del consumo critico e incentivano alla denuncia di eventuali atti estorsivi.
Inoltre vengono sensibilizzati anche i consumatori che possono sostenere l’antiracket aderendo alla campagna “pago chi non paga” e acquistando nei negozi “deracketizzati” (la lista dei negozi che hanno detto no al racket è presente sul portale: www.antiracket.info). L’acquisto consapevole in un negozio che ha denunciato i mafiosi o non paga il pizzo garantisce al consumatore che nessuna parte del suo denaro finanzierà l’organizzazione mafiosa.
Silvana Fucito, responsabile Regionale delle Associazioni Antiracket, commerciante che si dichiara “rinata” dopo aver denunciato i suoi estorsori nel 2002 racconta: “I primi anni la gente ci cacciava perché temevano di essere visti con noi dai criminali, oggi si offendono se non portiamo il generale della finanza, il questore e ci sorridono quando passiamo. Il risultato è quello di una maggiore fiducia e dell’incremento delle denunce. Rosa Russo Iervolino ebbe un’intuizione geniale chiamando Tano Grasso a Napoli, da allora noi commercianti non possiamo dire di aver distrutto definitivamente il racket e la camorra, ma abbiamo capito da che parte stare. Lo Stato c’è se lo si chiama, e se non ci siamo noi non può esserci lo Stato”.

La FAI è la vera forza del movimento antiracket. Attraverso la creazione di una rete organizzativa, infatti, offre a coloro che ancora non hanno denunciato un sicuro punto di riferimento e appoggio e al contempo attribuisce forza e autorevolezza alle tante associazioni nei diversi livelli di dialogo con le istituzioni. Quando una vittima di estorsione o di usura che ha denunciato i suoi aguzzini si rivolge alle associazioni antiracket ed antiusura aderenti alla FAI viene assistita ed accompagnata anche in tutte le fasi successive alla denuncia e nella, non sempre facile, fase processuale. Le associazioni antiracket si costituiscono parte civile insieme alle parti offese.
Grazie all’azione della FAI il Parlamento ha adottato nuove e più efficaci leggi di solidarietà e di contrasto. Oggi, grazie allo strumento della legge antiracket, un imprenditore che si è opposto al racket viene risarcito dallo Stato: grazie all’istituzione del Fondo di solidarietà è garantito, in tempi relativamente brevi, il rimborso di tutti i danni subiti.

I risultati. Ad oggi sono 15 le associazioni in Campania, centinaia le denunce, centinaia i processi in cui la Fai si è costituita parte civile. Dal novembre 2004, data in cui fu presentata la prima denuncia per estorsione con la collaborazione della prima associazione antiracket napoletana, fino a gennaio 2012 sono stati avviati 182 procedimenti penali contro 2.023 imputati con la costituzione di parte civile delle associazioni antiracket e in quelli più importanti con la costituzione di parte civile del Comune di Napoli e del Comune di Ercolano. Di questi procedimenti, 72 sono stati definiti con sentenza di primo grado e 50 si sono conclusi anche in appello. 471 imputati sono stati già condannati in primo grado. In media sono stati inflitti 6,5 anni di carcere ad ognuno dei condannati. In questi procedimenti le associazioni antiracket hanno assistito tutte le 190 parti offese nella costituzione in giudizio esercitando l’azione civile nei confronti degli imputati nei singoli procedimenti nelle loro diverse articolazioni processuali ed hanno rappresentato le stesse associazioni in 171 costituzioni di parte civile. In 55 procedimenti il processo penale si è definito con il rito abbreviato.

Ercolano è una delle realtà più in fermento per quanto riguarda le denunce. “Tra il 2004 e il 2009 si è svolta una delle faide più sanguinose con 60 morti ammazzati - chiarisce Nino Daniele, ex sindaco di Ercolano-. Le persone, sostenute dall’antiracket, nonostante la “pressione ambientale” hanno denunciato, hanno preso parte ai processi. Oggi Ercolano è una città liberata e il cambiamento si respira”.
Lo scorso 23 novembre, la Fai, insieme al Coordinamento napoletano delle Associazioni Antiracket, si sono costituite parte civile nell’udienza preliminare del processo contro Altamura Gaetano, che vede tra i reati contestati anche l’ associazione mafiosa. Gli imputati secondo la DDA di Napoli, hanno agito per conto e per interesse dei clan Contini, Mazzarella, Formicola, Rinaldi chiedendo ingenti somme di denaro ad un imprenditore edile socio dell’associazione di Ercolano.

Nelle aule dei tribunali una giovane testimonial della legalità. Nelle aule di tribunale ha accompagnato le parti lese anche Alessandra Clemente, figlia di Silvia Ruotolo, vittima innocente della camorra, che appena laureata in giurisprudenza ha iniziato uno stage nell’ufficio legale della Fai. “Sono onorata di essere piccola in quelle aule di tribunale, perché una goccia pure serve al mare - racconta Alessandra, già impegnata da anni nel sociale con la Fondazione Silvia Ruotolo e l’Associazione Libera-,. Le associazioni che fanno antiracket le sento famiglia. Come dice Don Luigi Ciotti, presidente di Libera: “per camminare bisogna avere i piedi e piede, in greco, viene da spes, speranza”. La camorra mi ha tolto la libertà di laurearmi e avere mia mamma accanto, ma non mi ha tolto la speranza nel cambiamento. Chi ha instillato il veleno togliendoci la libertà, spargendo sangue, seppellendo rifiuti tossici, oggi può vedere che quel veleno è diventato fertile nel cuore di tanti giovani che infiammano le assembree, le scuole, la società civile con la loro partecipazione attiva”.

La prima associazione di imprenditori edili contro il racket. Uno dei primi imprenditori che ha denunciato il racket è Rosario D’Angelo, presidente dell’associazione “Imprese edili per la legalità” nata nel 2005, è la prima associazione antiracket delle imprese edili nata in Italia e oggi conta 80 soci. “Abbiamo stipulato con le forze dell’ordine un “patto antiracket”- spiega D’Angelo-: le imprese edili che aderiscono al patto si registrano presso le forze dell’ordine così da prevenire atti estorsivi. Gli imprenditori hanno capito che la denuncia aiuta a liberarsi oltre che dal costo economico aggiuntivo, anche di altri obblighi come quello di rivolgersi ad un fornitore imposto dalla camorra. Come diceva Falcone: “chi tace e abbassa la testa muore ogni giorno, chi alza la testa e si ribella muore una volta sola”.

Il ruolo delle forze dell’ordine. Essenziale nella lotta al racket, è la collaborazione tra associazioni e forze dell’ordine. Il Prefetto Manganelli, capo della polizia, intervenuto alla presentazione del progetto “100 strade per un Natale antiracket” ha ricordato: “Quando Tano Grasso iniziò questa avventura a Capo D’Orlando si pensava che la sua fosse una lampadina accesa tra tante lampadine spente che invogliavano a spegnere anche l’unica accesa per chiudere la partita. I fatti hanno dimostrato che le associazioni, le istituzioni e le forze dell’ordine hanno fatto valere il diritto di chi ha diritto. Il merito è anche dei poliziotti che garantiscono la sicurezza dei cittadini per pochi soldi al mese, mettendo a repentaglio la loro vita e la serenità delle loro famiglie. Dobbiamo molto a tutte le forze dell’ordine che lavorano in sinergia, condividendo i medesimi progetti antimafia con la polizia di Stato”.
“L’impegno antimafia delle forze dell’ordine ha salvato il nostro paese - concorda Tano Grasso-, la stessa associazione antiracket esiste perché ha uno stretto rapporto con le forze dell’ordine. Abbiamo verificato che più è intenso il rapporto degli imprenditori con le forze dell’ordine, più aumentano le denunce. Di fatto nessuno di coloro che si è rivolto a noi ha subito atti di violenza. Il prossimo passo è esportare il modello “Napoli” nel resto d’Italia”.
La Fai è in corso Umberto I, 22 - 80138 – Napoli, 081.5519555-081.552.80.90-333.6189866.
Info: segreteria@antiracket.it, www.antiracket.it

Alessandra del Giudice

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