“La Palestina chiama Napoli, Napoli risponde”

Ne parlano i palestinesi-napoletani

manifestazione-palestina“Pace! No alla guerra”, piazza Plebiscito ieri a partire dalle 17.00 era gremita di centinaia di cittadini che sventolando le bandiere rosse e verdi hanno dato volti e voci napoletane  all’indignazione per gli attacchi militari di Israele a Gaza che stanno continuando a mietere vittime innocenti: oltre 130 morti, 900 i feriti, tanti i bambini.

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Nulla è cambiato se non in peggio. In Campania la comunità palestinese è composta da una settantina di persone e presieduta da 4 anni da Shafik Kutram, che ricorda sfiduciato: “quattro anni fa eravamo sempre qui a manifestare contro l’operazione piombo fuso per la quale sono morte oltre 1.000 persone e oggi siamo di nuovo in piazza per gli stessi motivi”.

Anche Jamal Qaddorah, dirigente della sezione immigrazione della Cgil Campania, da 30 anni in Italia, è convinto che “la situazione è cambiata in peggio. Esiste uno status quo per cui Israele continua a fare la sua politica e i potentati internazionali guardano altrove”.

Le potenze guardano Gaza e restano immobili. “Evidentemente la Palestina non rientra nelle agende delle super potenze- continua Jamal- . Israele è un bastione per la protezione degli interessi occidentali in Medio Oriente. Probabilmente dietro tutto questo si nasconde il senso di colpa nei confronti dell’olocausto. L’olocausto è stata la cosa più aberrante che può accadere ad un popolo ma non può giustificare quello che sta facendo Israele”.

Lo stesso Obama, appare inaspettatamente sordo al grido del popolo palestinese. “Tutti i centri di ricerca americani affermano che mai nessun presidente come Obama ha dato un tale appoggio a Israele. E’ completamente schierato con le posizioni di Israele, tanto da aver finanziato con 5 miliardi di dollari il settore militare israeliano. Davanti alle foto dei bambini trucidati ha affermato che Israele ha il diritto di difendersi. Contro chi? Dei bambini?” -afferma indignato Omar Suleiman dell’Osservatorio Palestinese, cittadino napoletano da 35 anni e storico gestore del “Caffè Arabo” di piazza Bellini che per il suo impegno politico per 30 anni non è potuto tornare ad abbracciare i suoi familiari e lo ha fatto finalmente “per miracolo” negli ultimi 5 anni.

La solidarietà di Napoli. I cittadini sono scesi in piazza ieri e hanno sfilato per le strade del centro insieme ai sindacati, le associazioni e le istituzioni chiedendo l’impegno al Governo italiano e al ministro degli Affari Esteri di impegnarsi solertemente affinché il cessate il fuoco giunga nel minor tempo possibile e chiedendo un intervento chiaro dell'Unione europea.

Non si tratta della prima manifestazione di solidarietà: la Freedom Flottilla è partita il mese scorso da Napoli, con il patrocinio del sindaco. E proprio il sindaco de Magistris, sebbene non presente fisicamente ha fatto pervenire ieri il suo messaggio di vicinanza: ”Napoli, città medaglia d'oro per la Resistenza, non tollera quello che sta accadendo a Gaza. La vita dei civili, di tutti i civili, e il loro diritto alla prosperità e alla pace sono esigenze non più sacrificabili a logiche di geopolitica finalizzate alla paralisi e alla continua contrapposizione. Il processo di pace deve trovare realizzazione e non essere più ostaggio di poche potenze mondiali. L'Amministrazione di Napoli lavora e lavorerà affinché si giunga presto al riconoscimento di uno stato palestinese indipendente e chiede al Governo italiano di sostenere la richiesta che la Palestina rivolge alle Nazioni Unite di essere riconosciuta come stato membro”. 

De Magistris ha menzionato anche Rosa Schiano, cittadina partenopea, oggi nella Striscia di Gaza come volontaria, forse unica italiana rimasta dopo l'evacuazione dei nove cooperanti italiani da parte del Ministero degli Affari Esteri.  La solidarietà napoletana d’altronde “non è una novità, ogni volta che i palestinesi chiamano alla solidarietà questa città, Napoli risponde. Fin dal sindaco Valenzi abbiamo sempre avuto l’amministrazione a favore dei palestinesi.
Il 26 ci sarà un altro presidio di solidarietà a piazza Bellini,  con il mondo dell’arte e della cultura e sarà presente il vice sindaco Sodano”.- ricorda Omar Suleiman.

Il Governo Italiano. La posizione del Governo italiano non è definita.Ho assistito ad una deriva peggiorativa del comportamento del governo italiano nei confronti del popolo palestinese- ricorda il presidente della Comunità palestinese-. Se negli anni ’70 e ’80 avevamo la parte politica di sinistra che comprendeva le nostre istanze e prendeva una posizione chiara oggi la mancanza di distinzione netta tra destra e sinistra ha fatto venir meno l’appoggio al popolo palestinese”.  

La Situazione sociale in Palestina nei momenti di “normalità”. Anche durante i periodi di apparente calma continua la politica colonialista di Israele. “Lo scopo di Israele  è quello dell’occupazione con il rafforzamento delle vecchie colonie e la costruzione di nuove colonie, la confisca e la chiusura di vasti territori palestinesi a scopo militare, lo sradicamento di alberi di ulivo, nonché la costruzione del muro dell’apartheid” – spiega Shafik Kutram.

La gente dopo 70 anni di lotta sembra è arrivata alla disperazione. Gli israeliani non conoscono i palestinesi e viceversa. “Per i palestinesi gli israeliani sono i soldati che entrano nelle case di notte, terrorizzano la gente. L’unica arma che hanno è la resistenza. Ci sono immagini toccanti: Istraele distrugge una casa, i palestinesi la ricostruiscono o mettono una tenda al suo posto. La gente è aggrappata alla sua terra” -racconta Suleiman.

Soluzioni impossibili. “Noi siamo disposti a convivere con gli israeliani rinunciando a più di metà della terra per convivere pacificamente- spiega Kutram-. Ma questo a Israele non va bene”. Di fatto nel ’48 la Palestina era un’unica entità geografica e oggi Israele, secondo le risoluzioni dell’Onu, dovrebbe riconoscere lo stato palestinese e ritirarsi entro i confini del 1967, cosa che, secondo il presidente dei palestinesi in Campania “è impensabile, visti i tantissimi coloni in quel territorio e se si considera la mancanza di pressione internazionale.
La politica da adottare dovrebbe essere quella utilizzata contro l’apartheid in sud Africa, quindi: boicottare le attività israeliane per costringere il Governo ad adottare i dettami del diritto internazionale. Di fatto i Palestinesi hanno accettato lo Stato di Israele, è Israele che deve accettare lo Stato palestinese”.

“Senza una pace duratura continueranno i massacri- conclude Qaddorah-. Non è una guerra tra due eserciti, quella che si sta consumando è un vero e proprio genocidio e deve essere considerato un crimine di guerra. Sono inutili le lacrime di coccodrillo quando muoiono dei bambini e non impegnarsi a far rispettare il diritto internazionale. La pace dei bambini israeliani passa per la pace dei bambini palestinesi”.

Alessandra del Giudice

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