L'allarme della Cgil: "In Campania possibili nuove Rosarno"

italia-immigrazioneA due anni dagli scontri in Calabria, l'Ires, istituto di ricerca del sindacato, presenta uno studio sul rischio di nuovi conflitti sociali tra immigrati e comunità locale. Caserta, in testa tra le provincie a più alta tensione, Napoli al terzo posto. Caporalato, mancanza di alloggi per i lavoratori stagionali e assenza di politiche di integrazione creano una situazione esplosiva.

La caccia al nero, la reazione rabbiosa degli immigrati e poi la fuga, le immagini di un paese in fiamme che fanno il giro del mondo, quanto accaduto a Rosarno due anni fa potrebbe ripetersi, da un momento all'altro. Molte le aree a rischio sul territorio nazionale. L'allarme lo lancia la Cgil. Alla vigilia della stagione della raccolta che vede impegnati nelle campagne italiane migliaia di braccianti extracomunitari, l'Ires, l'istituto di ricerca del sindacato, presenta una mappatura, provincia per provincia, del mix potenzialmente esplosivo di crisi economica, sfruttamento dei lavoratori immigrati e assenza di politiche di assistenza e integrazione. I risultati dipingono la Campania come una polveriera: a Caserta il primato tra le aree a più alta conflittualità sociale e razziale, Napoli al terzo posto, preceduta da Crotone; l'Agro aversano assunto a caso limite come Cassibile (Siracusa), Gioia Tauro (Regio Calabria) e la Capitanata (Foggia). Un tensione già esplosa, da queste parti, nel recente passato con la rivolta di Castelvolturno e i durissimi scontri di Pianura tra gli africani del ghetto e i residenti della zona.
 
Tra le prime 15 province a rischio nessuna è al Nord: “Lì ci sono fenomeni di xenofobia e il forte rischio di ghettizzazione, come a via Anelli a Padova o a via Sarpi a Milano, ma c'è più lavoro e migliori condizioni contrattuali per gli immigrati”, spiega Emanuele Galossi, coordinatore del gruppo di ricerca, “Abbiamo assunto il caso di Rosarno come paradigma, non considerandolo un episodio casuale, ma l'effetto di premesse economiche e sociali; i fenomeni precursori sono analizzabili scientificamente e le conseguenze prevedibili. E' evidente che dopo Rosarno non si sia fatto nulla e in molte aree del Mezzogiorno si ritrovano quelle stesse condizioni di rischio”.
 
Quattro gli indicatori territoriali (dati Istat) presi in esame: sviluppo economico, sviluppo occupazionale, qualità sociale e qualità dell'insediamento della popolazione straniera. Al Sud, dall'ultima sanatoria del 2004, il numero dei lavoratori stranieri irregolari è cresciuta di 160mila unità, la maggior parte impegnata nell'edilizia e nell'agricoltura. Dalle testimonianze raccolte dai ricercatori emerge come la paga giornaliera per 10 ore di lavoro non superi i 25 euro, cui spesso va sottratto il profitto dei caporali, e nelle campagne circa il 70 per cento dei braccianti stagionali, secondo stime dell' European network against racism, vive in baracche e ripari di fortuna. “Il sistema produttivo agricolo è strutturato per i profitti di pochi, grandi, distributori europei, e i piccoli proprietari terrieri sono costretti a contrarre, fino allo sfruttamento, il costo del lavoro – puntualizza Galossi – A Napoli e nel casertano non si registrano fenomeni diffusi di riduzione in schiavitù, come in altre zone d'Italia, ma le paghe da fame e il caporalato restano fenomeni odiosi”.
 
L'Ires punta l'indice contro le politiche di governo e amministrazioni locali sull'immigrazione: i tagli al welfare, denuncia la ricerca, sono diventati sempre più pesanti e gli extracomunitari a causa della condizione di “clandestinità”, cui sono costretti, non ne hanno accesso. Spesso le uniche forme di assistenza sono garantite dall'impegno delle associazioni di volontariato. Bocciato anche il “modello Caserta”, la militarizzazione del litorale domitio e l'inasprimento dei controlli degli extracomunitari, varato dopo la strage di Casvoturno: una soluzione, si legge nel rapporto, in ottica di repressione che inasprisce la percezione degli stranieri presenti sul territorio. La conflittualità è solo sopita, altre Rosarno potrebbero esplodere.
 
Luca Romano     

1 Luglio 2011

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