Formazione e Lavoro in Campania

“Scontiamo anni di mancata programmazione, ma iniziamo a registrare segni di ripresa”ce ne parla Severino Nappi.

severino-nappiLa protesta napoletana contro il ministro Fornero di lunedì, svela agli occhi dei media la drammatica realtà lavorativa campana fatta di giovani afflitti e dati Istat allarmanti per la quale la politica nazionale sembra non avere risposte soddisfacenti. Eppure qualcosa sta cambiando nella nostra Regione, ad assicurarlo Severino Nappi, assessore alla Formazione e al Lavoro della Regione Campania.

I dati sulla disoccupazione. La giornata di lunedì scorso che pure ha visto la presenza in città dei ministri Fornero e Profumo che hanno presentato un progetto di formazione per i giovani, hanno visto proprio quei giovani arrabbiati scendere in strada in massa. La giornata si è conclusa con un triste bilancio di feriti e arrestati, in linea con un altro “bollettino di guerra”, quello dei dati Istat: nel secondo trimestre 2012 la disoccupazione in Campania è pari al 18,5 %, con un incremento di 3 punti percentuali rispetto al 2011. La Campania arriva terza in questo primato negativo dopo la Sicilia e Calabria che possono “vantare” il 19,4 e il 19,8% di disoccupazione.

I dati non sono casuali- spiega Nappi-. Attualmente abbiamo i livelli più bassi per l’occupazione giovanile e femminile. I giovani campani hanno una buon livello formativo, ma finiscono per trovare lavoro altrove o gli vengono offerte opportunità al ribasso. Di fatti in Campania stiamo scontando la desertificazione industriale, la mancanza di politiche di programmazione, i corsi di formazione slegati dalla reale domanda delle aziende. Tutto ciò ha determinato una carenza di posti di lavoro cui si è supplito con l’eccesso di impiego nelle pubbliche amministrazioni e l’utilizzo di politiche sociali assistenzialistiche in sostituzione a politiche di lavoro. Le opportunità si costruiscono nel tempo, studiando il mercato, il target, realizzando percorsi. In Campania prima del 2010 non era mai stato realizzato uno strumento ordinatorio del lavoro”.

L’apprendistato. Dal mese di luglio del 2012 la Regione Campania si è dotata di una propria legge regionale, all’avanguardia, in materia di apprendistato che prevede un periodo di formazione dai 3 ai 5 anni, cui possono accedere giovani dai 15 ai 29 anni, fino a 35 con la laurea. Il contratto di apprendistato equivale ad un contratto di lavoro subordinato, ma con uno sgravio per le imprese: per aziende fino a 9 dipendenti i contributi sono azzerati, al di sopra sono bassi, ma non vanno ad incidere sullo stipendio. “Siamo riusciti a stipulare oltre 14 mila contratti di apprendistato all’anno con un trend positivo del 9% rispetto al 2011- continua l’assessore-. Dal 2008 al 2012 c’è stato un incremento del 117% del numero di trasformazioni da contratto di apprendistato a contratto a tempo indeterminato. Di fatti in alcuni comparti c’è una percentuale del 98% di imprese con meno di 5 dipendenti e in un’azienda piccola l’uscita delle persone dall’azienda è un trauma. Pertanto si tende a stabilizzare il lavoratore che si è formato con l’apprendistato piuttosto che a sostituirlo”.

Nel rapporto sul mercato del lavoro 2012 a cura dell’Arlas si rileva che i contratti di apprendistato attivati in Campania sono stati 14.621, a fronte di 9.839 cessazioni, mentre sono state 2.058 le trasformazioni in contratti definitivi. Sul totale, i contratti rosa sono stati 6.815 di cui 727 trasformati in contratti a tempo indeterminato. 
Per potenziare la formula contrattuale dell’apprendistato la Campania sta creando, anche in sinergia con i Ministeri del Lavoro e dell’Istruzione, una rete di poli formativi che prevedono il coinvolgimento delle imprese, delle scuole e delle università, per consentire ai giovani di realizzare un percorso in alternanza scuola-lavoro. Gli studenti vengono formati da aziende che richiedono il titolo di studio che conseguiranno i giovani. In questo modo si attiva un canale diretto scuola-impresa, usciti dalla scuola, avranno più opportunità di essere assunti proprio da quelle imprese. Emblematico è l’accordo stipulato con la Germania per l’apprendimento del tedesco dei giovani campani.

Scongiurare il lavoro a nero e sottopagato. In Campania, è prassi tristemente consolidata quella del lavoro a nero, soprattutto per le professioni che non richiedono un titolo di studio elevato. “In Campania, negli anni scorsi e fino al 2010- spiega Nappi- , per assumere un giovane con un contratto di apprendistato bisognava riempire un modulo di circa 60 pagine e poi attendere anche mesi per avere l’ok da una commissione esaminatrice e poi l’autorizzazione per l’assunzione del giovane. Adesso la formalizzazione del contratto di apprendistato si può fare on-line e con pochi clic in qualche minuto si conclude l’operazione. Inoltre in Campania ci sono 75 mila aziende artigiane e per tutte quelle professioni che sono legate alle botteghe artigiane: falegname, garzone, barbiere abbiamo istituito le “Botteghe scuola” per la formazione e il riconoscimento del titolo di “Maestro artigiano”, con incentivi per l’azienda e contratti a costo zero.
Certo, la speculazione sul lavoro è ineliminabile, ci sono imprese dai bassi fatturati che giocano sul costo del lavoro al ribasso, come i call center. Un lavoratore out bound viene sottopagato, mentre uno inbound che deve colloquiare con le aziende e conoscere le lingue straniere e l’informatica viene pagato molto meglio. L’unica cosa che si può fare per evitare i lavori sottopagati è disincentivare il lavoro che non sia di qualità attraendo le imprese che offrono servizi qualificati con giovani altamente formati”.

I voucher per l’alta formazione. Proprio per favorire la formazione dei giovani, da tre anni la Regione ha adottato uno strumento per l’alta formazione concedendo dei voucher a inoccupati e laureati disoccupati che vogliono partecipare ad un corso di formazione. Il problema fondamentale sono i numeri: quest’anno su 3240 domande solo 200 giovani hanno ottenuto il voucher. “Il nostro sistema si basa innanzitutto sull’individuazione dei corsi di formazione in quei  settori con una maggiore richiesta di lavoro, così da favorire l’inserimento dopo la formazione. Purtroppo il numero limitato di accoglimento delle richieste dipende dai fondi. Il progetto è stato finanziato con un fondo europeo di 1 miliardo, 180 mila euro- chiarisce Nappi-, di cui il Governo ha trattenuto il 35%, un’altra parte è stata spesa dalla precedente amministrazione per uno studio preliminare. Stiamo chiedendo al Governo di restituirci quel 35% bloccato con cui potremo garantire altri corsi gratuiti”.

I nuovi centri per l’impiego. In Campania le graduatorie degli ex “collocamenti” sono intasate da anni. Sarà per questo che negli oltre 70 “centri per l’impiego” si iscrive solo una bassissima percentuale di chi cerca lavoro. “Anni di mancate politiche per il lavoro in Campania hanno determinato una sfiducia nei confronti della ricerca di impiego- chiarisce l’assessore Nappi-, si pensa che l’unico modo di aggiudicarsi un posto sia tramite conoscenze o raccomandazioni. Solo il  6% degli italiani in età da lavoro sono iscritti ai centri per l’impiego. Dipende dal fatto che fin ora sono stati luoghi puramente amministrativi, perciò stiamo lavorando alla loro riorganizzazione realizzando i front office che forniscano il bilancio delle competenze, una guida ai percorsi di formazione e un servizio di incontro tra domanda e offerta. L’ufficio si occuperà anche dei cassintegrati in deroga: la persona potrà scegliere da un catalogo le attività formative gratuite. Tutte le proposte formative e lavorative delle Province campane insieme alle richieste di lavoro confluiranno nel SIRL il Sistema Informativo Regionale del Lavoro. Il sistema informatico regionale è pronto, ma non è attivo perché stiamo aspettando che venga attivato il sistema nazionale”.

Alessandra del Giudice

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