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Giovedì 28 Marzo 2024




L’altra Scampia

“Il Mammut non è un esercizio commerciale non chiuderà!”

mammutIl Centro Territoriale Mammut di Scampia non chiude nonostante la mancanza fondi: sarebbe come tagliare le gambe, le mani e il pensiero a tutti quelli che lavorano da 6 anni sui temi della didattica e della pedagogia e da 15 anni a fianco ai Rom. Chiara Ciccarelli, operatrice pedagoga ci racconta una Scampia che non si arrende.

“Il Mammut non è un negozio, ma un progetto politico con anima e cuore, e continuerà nonostante manchino i fondi pubblici”- specifica subito Chiara Ciccarelli, indignata per l’assalto mediatico al quartiere e all’attenzione al Centro il Mammut solo in seguito agli ultimi fatti di sangue della faida di Scampia.
Il Centro territoriale-progetto-azione- affacciato su piazza Giovanni Paolo II, prima conosciuta come luogo di spaccio, continua e continuerà il suo lavoro di grande qualità grazie a qualche donazione di piccole fondazioni, ai ragazzi, ai migranti, ai volontari professionisti in pensione del quartiere.
“Purtroppo la stampa si occupa di Scampia soprattutto quando ci sono i morti ammazzati - continua Chiara-. Tanti sono stati gli articoli su Occupy Scampia, ma bassissima l’attenzione sulle cose positive che realizziamo. La stampa ritiene che raccontare le esperienze virtuose del sociale sia qualcosa che riguarda i “poverelli” mentre riguarda tutti noi. Strumentalizzare ciò che accade qui significa colludere con le dinamiche della camorra perché questa si nutre della paura della gente”.

D’altra parte gli omicidi sono episodi legati al ciclo naturale del sistema di potere: a momenti di recrudescenza si alternano fasi in cui la criminalità è sotterranea. E così si accendono e spengono i riflettori dei media.
“La paura c’è, ma non è quella raccontata dai media, si avverte soprattutto la sfiducia triste dei giovani, la rabbia di sentirsi assediati dai media mentre ci si rende conto che non vengono affrontati i reali problemi. Se non c’è un progetto ragionato e condiviso di sviluppo del quartiere le persone come fanno ad avere fiducia, a pensare al futuro?”.
Un esempio su tutti il cantiere per costruire l’Università che è stato aperto e poi bloccato per mancanza di fondi, seppure era già stato messo in campo un investimento importante. “E la struttura da ciò che vedo non è gradevole o armonica- commenta Chiara-, segno di un’urbanizzazione selvaggia e senza cuore”.

Il Mammut sembra vittima dello sguardo miope di uno Stato che continua ad attuare tagli al sociale e investe in armamenti. “Per i primi tre anni abbiamo ricevuto il finanziamento della Regione, poi il progetto è passato al Comune, ma con i tagli dei fondi pubblici il finanziamento è prima diminuito e poi si è interrotto. Conosciamo la buona volontà del Sindaco e dell’assessore D’Angelo e sappiamo che il problema è quello dei tagli al budget comunale, tuttavia ci chiediamo perché a fronte dell’attenzione dello Stato nazionale su Scampia non consegua una progettualità e un allocazione concreta di fondi”.

La camorra non si combatte con i posti di blocco, ma proprio a partire dai ragazzi che frequentano il Mammut, tra loro anche figli dei boss. Eppure agli operatori del Mammut non piace parlare di azioni “anticamorra” o “legalità”, perché questi valori fanno parte del modo stesso in cui si lavora: prendersi cura di uno spazio pubblico significa già attivare un circuito virtuoso che propone un altro modo di stare insieme. Tra i tanti progetti tenuti in piedi con successo: la mediateca per migranti, i percorsi di ricerca-azione dell’associazione Compare con i rom, il cineforum del venerdì pomeriggio, iniziative o eventi come la rassegna musicale di qualità altissima come “Mamusica” e i tantissimi percorsi pedagogici in cui si stimolano le passioni individuali dei giovani e l’educazione passa per l’apprendimento tra pari. “Un ragazzino che sa aggiustare le biciclette può insegnarlo agli altri- spiega Ciccarelli-: tutti hanno qualcosa in cui sono più bravi al di là delle rigide gerarchie del sapere scolastico, ecco che chi solitamente è escluso può essere un esperto. Uno dei nostri sogni è infatti quello di aprire una ciclofficina professionale in cui possano lavorare i ragazzi del quartiere. Anche quando è difficile dobbiamo credere nell’utopia come ci ha insegnato Felice Pignataro”.

Eppure passo dopo passo i sogni si realizzano, ne è la dimostrazione il fatto che quando ha aperto, le persone del quartiere erano diffidenti nei confronti del Mammut mentre oggi, sono tantissime, troppe per essere soddisfatte, le richieste delle scuole e dei genitori di realizzare i percorsi pedagogici insieme al Mammut. Segno inequivocabile di cambiamento. Esorta Chiara: “Venite qui a Scampia per raccontarla!”.

AdG

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