“Il mare bagna Napoli?”

Riappropriarsi del litorale, bene comune

una-spiaggia-per-tutti“Il mare bagna Napoli?” è il titolo del documentario sugli spazi di accesso al mare e sulle spiagge mancate della città realizzato da Antonio D’Andrea e Massimo de Benedictis, prima che Massimo ci lasciasse. Se ne è discusso giovedì scorso nel Centro Polifunzionale Comunale S. Francesco d’Assisi a via Marechiaro, 80 insieme a Sergio D'Angelo, Assessore alle Politiche Sociali e all'Immigrazione, Antonio D’Andrea della Cooperativa Sociale Assistenza e Territorio; Ciro Ardito della Cooperativa Sociale il Calderone.

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“Il mare bagna Napoli?” Il documentario è un testamento generoso: invita a prendersi cura di un bene comune fondamentale e dunque anche di tutti i cittadini che ne fruiscono.  

Nel tempo il “Mare di Napoli” è diventato un’entità sempre più astratta e lontana dal vissuto quotidiano. La città è andata via via smarrendo non solo il suo “rapporto fisico” con il mare, ma la sua stessa “identità di città di mare”. Il documentario attraverso riprese panoramiche e interviste a testimoni privilegiati, ripercorre la nostra linea di costa e, potremmo dire con essa quella della  coscienza collettiva. Dall’osservazione diretta del nostro litorale si individuano solo poche zone di sicuro e libero accesso al mare: dai territori di San Giovanni e di Mercato/S. Giuseppe/Porto, a quelli di Posillipo e di Bagnoli, molti spazi restano negati o comunque inibiti da divieti e ostacoli di varia natura. Perfino la meravigliosa costa di Posillipo risulta per lo più inaccessibile, a causa dei progressivi processi di privatizzazione.

Carmela Manco di “Figli in Famiglia”, nata e cresciuta a S. Giovanni, nel video spiega: “Molti bambini pensano che a S. Giovanni non ci sia il mare e neanche io lo vedo più nascosto dietro i palazzoni. Anche volendo andarci la spiaggia è sporca e l’acqua inquinata, eppure chi non ha possibilità di andare altrove la utilizza comunque”.

La difficoltà di trovare una spiaggia libera è riscontrata e subita anche dagli operatori sociali che si occupano di educativa territoriale, “per i ragazzi è importantissimo contattare effettivamente l’elemento marino e sottomarino, tuttavia i luoghi balneabili a Napoli sono sempre meno e siamo costretti a portare i bambini in posti difficili da raggiungere e pericolosi o pagare nelle spiagge private”- spiega Giordana Curati di “Assistenza e Territorio”.

Tante spiagge, pochissime libere. Durante l’incontro gruppi di cittadini e associazioni hanno rivendicatoo l’accesso e la bonifica di singoli tratti di spiaggia. Si parte dalla spiaggetta del Centro Polifunzionale Comunale S. Francesco d’Assisi che durante l’estate ospita i campi estivi “Mare e Chiara a Marechiaro” per bambini e ragazzi con difficoltà sociali ed economiche. “La nostra spiaggia era il punto di riferimento estivo per i ragazzi napoletani, fino a che un enorme masso cauto dall’alto l’ha resa quasi impraticabile e il Comune ha vietato l’accesso ai minori, tuttavia della parte restante si sono appropriati i privati” - racconta Amalia Colucci, responsabile del Centro.

Restando nella municipalità Chiaia, S. Ferdinando, Posillipo, una risorsa importantissima e spesso sovraffollata è la spiaggia pubblica di 1.000 mq di Palazzo Donn’Anna, dove però mancano i servizi essenziali. C’è poi la riserva naturale della Gaiola, attualmente gestita dal Centro Studi Interdisciplinari Onlus per conto della Soprintendenza ai Beni archeologici e ambientali che è vigilata e aperta tutti i giorni, tranne il lunedì, dalle 10.00 alle 16.00, “troppo poco” sottolinea un gruppo di storici frequentatori della baia che hanno chiesto al Sindaco di renderla libera o di prolungare gli orari di apertura.

Una vera e propria spiaggia Napoli ce l’avrebbe: l’enorme distesa sabbiosa di Bagnoli, ma il mare è impraticabile a causa degli agenti chimici versati dall’ex Ilva e preda degli speculatori privati. Per la costa di Bagnoli si batte da 15 anni l’ArciMare di Bagnoli, un’associazione formata da ex operai e pescatori amatoriali. “Quando venne chiusa la fabbrica gli operai fecero un grande patto con le istituzioni basato su tre pilastri: il lavoro, i diritti e la democrazia. Chiusa la fabbrica siderurgica doveva essere sostituita dalla fabbrica del mare, ma stiamo ancora aspettando” - chiarisce Aldo Moretti dell’ArciMare. L’associazione sostiene che effettuata la bonifica della sabbia si dovrebbe realizzare quella delle acque, ma ancora non sono stati avviati i lavori, mentre sono state concesse diverse licenze per realizzare lidi privati sul litorale che impediscono ai cittadini di utilizzare il litorale liberamente.

L’idea di ridare ai napoletani una spiaggia pubblica è condivisa dal movimento “Una spiaggia per tutti” che sta raccogliendo le firme per realizzare un referendum e chiedere alle istituzioni di realizzare un’unica spiaggia libera a Bagnoli perché, come recita lo slogan: “la barca ce l’hanno il 2% della popolazione, ma il costume ce l’hanno il 98%”; “da Nisida a Pozzuoli ci sono 2,5 km di spiaggia – spiega Massimo Di Dato -. Chiediamo che l’area venga bonificata e vengano ritirate tutte le concessioni ai privati. Siamo assolutamente contrari alla costruzione di un porto di cui beneficerebbero solo i pochi possessori di barche”.

Tante questioni, una risoluzione globale. Le questioni di singoli tratti di litorale si incontrano con la questione generale della metodologia con cui affrontare e risolvere il problema “mare”. Ornella Capezzuto,  responsabile del WWF Napoli chiede una mappatura delle spiagge cittadine e un tavolo di concertazione tra enti preposti al bene mare secondo un criterio di partecipazione e trasparenza.

L’Assessore Sergio D’Angelo fa il punto della situazione partendo con ironia: “State chiedendo di trovare una soluzione a qualcuno che non sa nuotare. La questione è molto complicata ed ha una dimensione globale e più dimensioni particolari come Marechiaro, Bagnoli o la Gaiola, che dipendono però da una questione generale. Innanzitutto bisogna individuare le competenze che sono polverizzate in una moltitudine di soggetti, l’ultimo dei quali è il Comune. Di fatto la competenza demaniale per le aree protette è della Soprintendenza; per quanto riguarda le concessioni delle spiagge al contrario di altre regioni d’Italia dove è affidata all’ente Regione,  per la Campania è affidata alle singole Autorità Portuali dal D.P.R. del 24 luglio 1977 ed è ad esse che il Comune deve assoggettarsi se vuole richiedere che le spiagge vengano liberate. La Regione Campania che invece dovrebbe stabilire le linee guida per i piani spiaggia dei Comuni, è deficitaria in questo senso. Ciò che possiamo fare è agire su un doppio binario: attuare una vertenza con il governo nazionale per modificare il decreto e affidare la competenza per le aree marittime alla Regione e una vertenza con l’Autorità Portuale per iniziare a liberare singoli tratti di mare ritirando le concessioni ai privati. Chiaramente anche il Comune è corresponsabile per aver consentito per anni che il territorio venisse depredato. Il mare è una questione sociale perché è un diritto di tutti così come quello di respirare l’aria e usare l’acqua”.

Alessandra del Giudice

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