Entro 30 giorni fuori i migranti dal Don Bosco

Protesta dell’USB, il Vice Sindaco cerca una soluzione.

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E’ lunga 20 anni l’odissea dei 180 migranti residenti dal 1993 a via dell’Avvenire a Pianura. Cacciati nel 2006 da quell’alloggio pericolante, furono spostati nell’ex parcheggio dei bus di via Brin a Napoli e poi, un anno fa, all’istituto dei salesiani Don Bosco.

Ma anche lì non possono restare. Ne sono rimasti un centinaio, ma hanno i giorni contati: saranno sloggiati entro 30 giorni. L’Unione Sindacale di Base (USB) della Campania chiede al Comune un alloggio definitivo. Il Comune cerca una soluzione.

“Abbiamo assistito a trasferimenti, sistemazioni temporanee, momenti tensione, disagi, in poche parole emergenze dopo emergenze. Le cosiddette Sistemazioni, spesso caratterizzate da massima carenza di idoneità sanitaria, hanno creato in realtà un ghetto sociale, una “Seconda Rosarno” a Napoli”, si legge nell’incipit del volantino distribuito dai migranti questa mattina sotto palazzo San Giacomo. 

“Solo 30 ragazzi hanno usufruito del bando per la “sistemazione abitativa autonoma” ricevendo il contributo all’affitto del Comune di Napoli, gli altri continuano ad essere spostati da un lato all’altro, la maggior parte hanno il permesso di asilo politico, ma alcuni stanno ancora aspettando il ricorso in tribunale. Le condizioni abitative nell’istituto sono pessime, inoltre, secondo l’accordo stipulato con l’assessorato alle politiche sociali i migranti che d’estate lavorano nella raccolta delle arance di Rosarno possono mantenere il proprio posto nell’alloggio, ma solo fino a un massimo di 30 giorni, così ci sono ragazzi che tornano e non hanno più dove dormire”, spiega la mediatrice culturale Svitlana Ravluk.

Ora i migranti del Don Bosco sembrano avere i giorni contati: “Entro 30 giorni dovranno sloggiare dal Don Bosco, perché è scadrà il rinnovo della convenzione con il Comune di Napoli, perciò chiediamo che venga dato loro un alloggio definitivo. E’ dal 2010 che chiediamo venga concesso un immobile confiscato alla camorra, cosicché il Comune risparmi anche la spesa di fittarne uno privato”- spiega Enzo Scamardella dell’USB.

“Sono io che ho parlato di una seconda Rosarno- racconta Don Mario Del Piano, responsabile della struttura-. L’alloggio al Don Bosco è una misura straordinaria dovuta alla necessità di spostare i migranti dal deposito di via Brin. I 101 migranti dovevano restare per 3 mesi, ma ora siamo a 24 mesi. Noi non ce la facciamo più ad anticipare tutte le spese: secondo il cronologico verremo rimborsati dopo il 2015. Ecco che alla richiesta del Comune di un’ulteriore proroga, abbiamo detto che la accordiamo solo per 30 giorni. Ma più che per noi soprattutto per loro. Gli africani, occupano un piano di quella che era una scuola, dove non ci sono le condizioni igieniche e sanitarie sufficienti per vivere. Il Comune si è reso conto dell’inagibilità: o si trova un’altra sede o li si sposta temporaneamente e si ristruttura il Don Bosco. Ci sono persone che in queste condizioni se avessero un biglietto di aereo gratis tornerebbero in Africa, ma ci sono anche tanti altri che devono ripagare il debito per essere entrati come clandestini in Italia: credo si sentano minacciati dalle mafie internazionali e abbiano paura di ritorsioni”.

Dall’incontro avvenuto in tarda mattinata a Palazzo San Giacomo, come riferisce Svitlana, è scaturito l’impegno del vice sindaco Tommaso Sodano a verificare insieme all’assessore al patrimonio del Comune di Napoli la possibilità di utilizzare un bene confiscato. Il problema poi sarà quello di ristrutturare l’immobile, ma anche per questo l’USB suggerisce una soluzione: “si possono chiedere i fondi alla Chiesa”.

AdG

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