Profughi “libici”, ultimatum del Comune alla Regione

D’Angelo: “Si assumano la responsabilità di una situazione fuori controllo”

manifestazione-rifugiati“Prefetto, Regione, Asl ci dicono che tutto funziona al meglio. Non è vero e non c’è più tempo da perdere”, attacca l’assessore alle Politiche Sociali in una conferenza stampa indetta dal Forum antirazzista per fare il punto sulla gestione dell’emergenza Nord Africa. In diversi alberghi ormai la tensione è alle stelle con proteste sempre più incontrollabili.

L’ultimo episodio grave è avvenuto alcuni giorni fa al Cavour: un gruppo di richiedenti asilo ha minacciato di devastare l’albergo di piazza Garibaldi, dove sono ospitati un centinaio di profughi, se il proprietario non avesse dato seguito alle richieste di scarpe e vestiti. A farne le spese anche le volontarie che da mesi svolgono gratuitamente corsi d’Italiano: “I promotori della rivolta sono una minoranza, ci accusano di fare il gioco della Protezione Civile e di speculare sulla loro condizione. Proprio noi che non prendiamo un soldo”, raccontano, “E’ il segno di una situazione fuori controllo e della grande disinformazione di cui i profughi sono le prime vittime”.

L’esasperazione cresce e le proteste divampano, ovunque. Ad Ottaviano i richiedenti hanno dato vita a uno sciopero della fame per chiedere che gli fossero realmente forniti tutti i servizi disposti per loro sulla carta a cominciare da un’assistenza sanitaria che non c’è. Così come, spesso, il supporto legale e l’aiuto dei mediatori. Una situazione che la commissione di controllo, promossa dai sindacati per valutare la situazione dei Centri di accoglienza temporanei in Campania, ha riscontrato in quasi tutte le strutture: “La Protezione Civile continua a scaricare la responsabilità sugli albergatori che non hanno alcuno strumento per gestire una situazione che non è più esplosiva, ma di fatto è già esplosa”, attacca il responsabile immigrazione della Cgil Jamal Qaddorah, “Anche un albergo a cinque stelle non potrebbe garantire la vera accoglienza. Per quella occorrono competenze e professionalità specifiche. Noi cerchiamo di sopperire, in modo informale, con il volontariato, ma non basta più”.

In Campania sono 2733 i richiedenti asilo scappati o forzatamente imbarcati su zattere, provenienti dalla Libia. Somalia, Sudan, Siria, Marocco, Niger, Burkina Faso i loro Paesi di origine.  Sono ospitati in 44 strutture, prevalentemente alberghi, con un costo procapite di 50 euro al giorno. Soldi che dovrebbero essere utilizzati per una serie di servizi, ma nella realtà si riducono al vitto e all’alloggio. Di fatto queste persone vivono da quasi un anno “parcheggiate”. Novecento nella sola Napoli, per la maggior parte negli hotel a ridosso della stazione. ''La situazione si sta aggravando, l'amministrazione comunale ha offerto alla Regione Campania tutto quello che poteva per aiutare i rifugiati in questa emergenza. Ma da Santa Lucia hanno sempre rifiutato il nostro sostegno”, accusa l’assessore D’Angelo, “Ci faremo promotori di una manifestazione pubblica a Roma per denunciare la situazione campana e chiedere che venga riconosciuto un permesso di soggiorno di un anno a tutti i profughi dell’emergenza Nord Africa”.

Per  i rifugiati la soluzione passa sopratutto dal riconoscimento dell'asilo politico. ''Vengo dalla Libia - spiega in inglese Babekir Abdaila profugo originario del Sudan - ma prima ero stato militare dell'esercito del Sudan mandato in Darfur a combattere. Mi rifiutai e sono stato incarcerato e torturato. Una volta fuggito sono arrivato in Libia e infine sono dovuto fuggire anche da lì. Ora sono in Italia, ho 46 anni, seguo un corso di italiano e vorrei un futuro''. ''Perche' quest'uomo non può avere l'asilo politico? - commenta il padre comboniano Alex Zanotelli ascoltando la storia di Babekir  - E come lui ce ne sono tanti in Italia. Solo una grande mobilitazione nazionale a Roma e un lavoro congiunto potrà fare capire al Governo che la soluzione per queste persone è solo il permesso di soggiorno, altrimenti resteranno a vita negli alberghi''. Intanto per il 10 febbraio è prevista una manifestazione alla Prefettura di Napoli.

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