Muore richiedente asilo, tensione nel Cara

Sabato i funerali a Caserta. I compagni: “Non riceviamo cure”

rifugiati-2Da giorni lamentava forti mal di testa. I proprietari dell' Hotel Regina a Caserta, che ospita circa duecento richiedenti asilo, hanno così deciso di portarlo in ospedale. Operato d’urgenza per un grumo di sangue al cervello non ce l’ha fatta. Per i compagni ha ricevuto cure inadeguate. Manuela Borrelli della Cgil: “Sono abbandonati da un anno, altissimo il rischio che la tensione esploda”. Proteste e denunce in tutta la Regione.

I compagni del giovane nigeriano morto il 24 aprile scorso sono furiosi. Avevano condiviso la fuga disperata dalla guerra libica e la drammatica traversata del canale di Sicilia. Da un anno ormai vivevano insieme nell’ hotel Regina, non lontano dal centro cittadino, sperando in un esito positivo della richiesta d’Asilo o quanto meno in un permesso umanitario. Ora sono convinti che si sarebbe potuto fare di più per salvarlo: hanno sottovalutato le sue condizioni, accusano. “Stiamo provando a riportare la calma, ma ci risulta difficile. E’ vero che i proprietari lo hanno accompagnato in ospedale dopo qualche giorno,  ma per persone inesperte è difficile capire da un mal di testa il sintomo di qualcosa di più grave”, spiega la responsabile immigrazione della Cgil di Caserta Manuela Borrelli, “Il problema è un altro: queste persone sono esasperate. Vivono in duecento in un albergo, dividendosi in otto una stanza; si sentono abbandonati, nessuno a chiarirgli cosa sarà del loro futuro, neppure un corso d’italiano, con un’assistenza medica insufficiente, un solo medico a visitarli una volta a settimana. Una situazione che denunciamo da mesi senza avere alcuna risposta”. Il timore è che la tensione possa esplodere ai funerali che si terranno domani mattina (sabato 28 aprile) nel Duomo di Caserta. Ad accrescere la rabbia di tanti richiedenti asilo si aggiunge poi la raffica di dinieghi dalla Commissione per il riconoscimento dello status di rifugiati giunti nei giorni scorsi che rendono ancora più incerto il loro destino. “In molti sono convinti di non aver più niente da perdere”, dice la Borrelli.

Intanto, al Regina sono arrivati gli ispettori dell’Asl per verificare condizioni igieniche e qualità del cibo, ma a distanza di un anno dall’inizio dell’emergenza Nord Africa, segnalazioni su disservizi e mancata assistenza arrivano da molti degli alberghi adibiti a Centri di accoglienza.

A San Prisco, sempre nel casertano, le ispezioni seguite al video denuncia di Napolicittasociale sulle condizioni approssimative dell’accoglienza e dell’assistenza medica ai rifugiati ha portato per alcune settimane a un miglioramento dei servizi. A distanza di tre mesi si è però tornati al punto di partenza.

Per fornire vestitini e latte in polvere a due bebè nati in un Cara a Venticano, in provincia di Avellino, si è dovuta mobilitare la cittadinanza con una raccolta fondi. In bilico la permanenza dei richiedenti tunisini in una struttura riabilitativa per sofferenti psichici a Battipaglia, dopo mesi di difficile convivenza, il contratto di affidamento è in scadenza e non si conosce ancora un eventuale destinazione alternativa. E ancora pochi giorni fa si sono aggiunti sei connazionali fuggiti dal Cara di Manduria e fermati a Ventimiglia.

A San Giuseppe Vesuviano, invece, i richiedenti lamentano un atteggiamento razzista da parte di componenti dello staff dell’albergo dove sono ospitati: “Ci offendano e ci prendono in giro di continuo”, dicono. Alcuni giorni fa uno di loro è stato denunciato alla Polizia per aver aggredito una dipendente: “Aveva arbitrariamente gettato nell’immondizia i nostri indumenti e il nostro compagno stava protestando”, raccontano i migranti.

“Un episodio che andrà chiarito nello specifico. E’ preoccupante però che finisca nel mirino chi si espone di più per rivendicare i propri diritti. Non è la prima volta che accade e la denuncia rischia di diventare uno strumento intimidatorio”, accusa il responsabile regionale Immigrazione della Cgil Jamal Qaddorah, “L’elenco delle cose che non funzionano sarebbe lunghissimo, ci arrivano decine e decine di segnalazioni. Intervenire sui singoli casi serve a poco. Nonostante l’ingente quantità di soldi investiti è l’intero sistema messo in piedi dalla Protezione Civile che non funziona”. A un anno di distanza l’emergenza appare, dunque, tutt’altro che risolta.   

L.R.

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