>
Si è detto, in questa inchiesta, delle problematiche relazionali, sociali ed economiche della famiglia napoletana, ma esistono anche delle buone prassi che vanno coltivate e condivise.
Il punto di incontro per la mediazione familiare
Quando si decide di separarsi legalmente o di divorziare molti fattori possono rendere la famiglia di base una polveriera, minando anche equilibri che dovrebbero essere salvaguardati. Il percorso di mediazione offre la possibilità di un processo più armonioso. Una guida al distacco, una “pausa di riflessione” ragionata che lascia alla coppia che sta mettendo in discussione il suo essere due, la capacità di mantenersi nucleo affettivo per i figli ma anche uno sforzo in termini di abbattimento di costi umani, processuali e sociali. L’iniziativa è nata dopo un lungo periodo di collaborazione e di lavoro comune tra il Tribunale per i minorenni,la Asl Napoli1 Centro, l’assessorato Famiglia e Pari Opportunità del Comune di Napoli e il dipartimento di Teorie e Metodi delle Scienze Umane e Sociali dell’Università Federico II.
“Abbiamo aperto questo punto neutro che è a latere delle attività dei giudici del Tribunale per i Minori. Qui i nostri assistenti sociali, sociologi e psicologi andranno a mediare il conflitto che si accende sempre nei momenti di separazione. Offriamo un servizio che riteniamo essere utile e protettivo per i minori”, ha spiegato l’assessore Pina Tommasielli che è delegata alle Politiche familiari, Pari Opportunità e politiche giovanili.
Il diritto di poppata
Un’iniziativa sperimentata con successo a Roma, è da qualche tempo in Campania: si chiama “Diritto di poppata” e a farsene carico è l’associazione di volontariato “Pianoterra”. Lo sportello, operativo presso la “Casa di Tonia”, struttura per mamme e figli in difficoltà che l’arcidiocesi di Napoli ha aperto alle spalle dell’Orto Botanico, vuole tutelare il diritto alla nutrizione del neonato e, in primo luogo, dell’allattamento al seno: solo qualora questo fosse impossibile, il progetto prevede la distribuzione gratuita del fabbisogno giornaliero di latte artificiale. Un’iniziativa in linea con le direttive dell’Unicef: l’obiettivo è prevenire nel neonato eventuali danni di denutrizione o di cattiva alimentazione e le destinatarie degli aiuti sono le neo-mamme prive di latte, in condizioni socio-sanitarie problematiche tali da impedire loro di allattare in maniera naturale il proprio figlio, e con un reddito molto basso, che non consente di affrontare i costi – ancora molto elevati nel nostro Paese – del latte artificiale. Per sviluppare il progetto sul territorio napoletano “Pianoterra” ha stipulato un protocollo di intesa con l’associazione “I Diritti Civili nel 2000 - Salvabebè/Salvamamma”. Questa organizzazione romana da marzo 2008 ad oggi ha assistito oltre quattrocento mamme e sostenuto la corretta alimentazione di circa 500 bambini.
«Abbiamo deciso di sperimentare il progetto anche sui nostri territori – spiega il vice-presidente di Pianoterra, Ciro Nesci – perché da una verifica sui servizi a favore della mamma e del bambino è emerso che mancava un aiuto come questo, così concreto e diretto».
Sono due le condizioni per ricevere il latte: la certificazione del presidio sanitario che la mamma non può allattare e ha bisogno del latte in polvere e l’attestazione di reddito basso. «Per quella del medico siamo molto fiscali – spiega Nesci – perché crediamo che il ricorso al latte in polvere si debba fare solo se necessario per le condizioni di salute della mamma, che ha perduto il latte o soffre di diabete o di altre malattie, o ha avuto un parto prematuro»
Registro delle Unioni Civili
Il consiglio comunale di Napoli ha approvato a febbraio il registro delle unioni civili. Saranno garantiti alle coppie che convivono da almeno un anno, etero o gay, i diritti civili, e sarà garantito anche di partecipare ai bandi pubblici, fino a che persiste la situazione di convivenza. Un’iniziativa che potrebbe far da apripista che nel resto d’Italia, come si augura lo stesso sindaco Luigi de Magistris: “Stiamo scrivendo una pagina storica che porteremo in tutto il Paese”. Il registro è attivo presso il servizio anagrafe del Comune di Napoli e non avrà alcuna interferenza con i registri anagrafici o di stato civile. Ci sono stati malumori in merito a questa istituzione dedicata alle coppie di fatto, ma a Napoli era stato già approvato il “certificato anagrafico affettivo” che creava la possibilità di partecipare ai bandi popolari e sanciva anche il diritto di visita negli ospedali locali.
Rrf