Fedele Maurano: “urgente attivare la presa in carico degli adolescenti”

Fedele-MauranoIl dottor Fedele Maurano è il responsabile dell’Unità Operativa di salute mentale del distretto sanitario 30/ASL Na1 centro, in cui sono inseriti il centro di formazione “L’Aquilone services”, il centro diurno Gulliver,la SIR LaGabbianella. Sulla condizione dell’assistenza per la salute mentale a Napoli mette in rilievo alcuni aspetti positivi: “la rete creata in 25 anni ha consentito a molti utenti psichiatrici un reinserimento nella vita sociale”; il suo timore è che si “sanitarizzi il processo di cura e si trasformino i centri di salute mentale in ambulatori, mentre occorrono gruppo di lavoro multidisciplinari del privato sociale”.

La lucuna più grave riguarda l’assistenza per gli adolescenti: “I nostri servizi accolgono le domande di aiuto a partire dai 18 anni di età, noi possiamo accoglierli a partire anche dai 15 anni. La salute mentale dell’età evolutiva va monitorata e affrontata in tempo. Sono molte le storie di disagio iniziate prima dei 15 anni, molti anche i casi di suicidio di minorenni. Nei nuclei operativi di neuropsichiatria infantile il personale è esiguo, c’è urgenza di implementare le risorse, necessarie ad attivare un sistema per la vera e propria presa in carico degli adolescenti, come avviene per gli adulti.” – spiega Maurano.

Perché è indispensabile il privato sociale nell’ambito della salute mentale?

Perché permette di evitare la cronicizzazione della patologia e della dipendenza dalle strutture. Ad esempio con un laboratorio di ceramica acquisisci una competenza e fai degli oggetti che possono essere venduti, questo da senso al tuo percorso. Certo, è paradossale cercare di reinserire nel mondo del lavoro i pazienti se i primi a rischiare di perderlo sono gli operatori sociali e considerando il blocco del turn over nel settore sanitario.

Qual è l’apporto degli psicofarmaci nella cura?

Un farmaco ha senso all’interno di un lavoro di relazione. Il loro utilizzo deve essere iscritto all’interno di una relazione tra psichiatra e paziente.

Che ruolo hanno le famiglie?

Rappresentano una straordinaria risorsa nei processi. Nelle famiglie spesso nasce e si sviluppa il problema. Non può esserci un percorso di cura se non c’è la diretta partecipazione della famiglia. Oggi ha valore della partecipazione attiva : in passato le associazioni familiari erano contro le istituzioni, mentre dopo la chiusura dei manicomi le famiglie non sono più un nemico. Inoltre attraverso la crisi la famiglia stessa può rideterminare un equilibrio, trarre degli insegnamenti.

E’ possibile fare un’opera di prevenzione per la salute mentale?

E’ doveroso fare informazione in tutti i luoghi di aggregazione sociale. Bisogna liberare dall’ isolamento la salute mentale, superare lo stigma, il pregiudizio, per evitare che quando inizia a manifestarsi il disagio, la malattia non sia adeguatamente riconosciuta. La scuola può fare molto.

Daniele Pallotta

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