Le cure, i centri e le terapie

Quando chi soffre di questi problemi cerca un aiuto professionale, normalmente lo fa perché preoccupato dalle conseguenze del suo disturbo: che siano psicologiche o somatiche, è difficile però che la persona ammetta che siano connesse con il peso e con il dimagrimento. Immersi nella calda pozza di angoscia, non ci si riesce a guardar dentro e dire, esattamente, dove sta il dolore. Manca la consapevolezza della malattia, che spesso, davanti agli altri, viene addirittura negata. Entrano qui in gioco la famiglia, gli amici, il partner.  Di solito gli altri, quelli che stanno a guardare, si concentrano invece proprio sul cibo, sul corpo, sul peso. Cercano di indurre a mangiare di più, come se i disordini alimentari fossero una malattia dell’appetito. Famiglia, amici e fidanzati sono spesso impreparati, invece, ad una sofferenza che li riguarda da vicino perché tocca i sentimenti e la loro comunicazione. Il primo passo è il dialogo: se si riesce a prendere coscienza del problema senza negarlo o ridurlo ad una battaglia da fare a tavola, si è già riusciti a penetrare il muro di gomma portato in dote da queste patologie. Perché anoressia, bulimia e binge eating disorder vivono e si nutrono del silenzio, del disorientamento, dell’impotenza, della paura, della solitudine. Il secondo passo necessario è portare il dramma fuori dalle pareti di casa: serve un aiuto esterno, serve una persona che possa toccare le ferite senza rischiare di farsi male a sua volta. Perché la famiglia ha un ruolo importantissimo nella creazione delle dinamiche e degli equilibri su cui si reggono queste patologie e spesso si è troppo vicini a chi soffre per poterlo davvero aiutare. Il dolore tocca tutti e ognuno lo affronta e reagisce a suo modo: uno specialista fornisce, invece, un supporto necessario, importante sia per chi soffre che per chi si fa portatore di una richiesta d’aiuto. Ma a chi rivolgersi?

Dallo scorso autunno, a Napoli, si sperimenta la creazione di una rete territoriale per la prevenzione, la diagnosi e la cura di queste patologie. Nata dalla necessità di un’offerta integrata di interventi mirati, questa rete, presentata dal Dipartimento di Medicina Territoriale e dal Dipartimento di Salute Mentale della Asl Napoli 1 (tel.0812547062) vuole sviluppare sinergie tra servizi e operatori della Asl e quelli delle altre istituzioni cittadine. Per far questo si è pensato addirittura ad un corso di formazione dal titolo “Il cibo senza qualità: al di là del principio del piacere?”. «A tali espressioni di sofferenza psicologico-psichiatrica non sempre corrisponde un’adeguata costellazione di interesse e attenzione da parte del sistema assistenziale sanitario, - spiegava l’organizzatrice Angela Candela, psicologa- cosicché il livello qualitativo e quantitativo delle iniziative messe in campo si presenta spesso frammentario ed inadeguato alle necessità terapeutiche». Il Corso si proponeva, invece, di «affrontare la tematica dei rapporti dell’uomo con il cibo nelle sue varie declinazioni, sia di nutrimento affettivo al di qua del principio del piacere, sia come cibo senza qualità, al di là del principio del piacere».

Ma ad operare in città e nel resto della regione ci sono diverse realtà: si va dall’associazione AS.A.B. di via dell’Epomeo 180 (tel. 0817282263) alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Napoli conla Clinica Psichiatrica  di largo Madonna delle Grazie (tel. 081561111). A Boscotrecase c’è l’Aidap (tel. 0815374177), un’associazione indipendente autonoma, senza fini di lucro, riconosciuta come società medico scientifica dalla Federazione delle Società Medico Scientifiche Italiane (FISM) che si propone di promuovere  incontri di sensibilizzazione e di informazione sui disturbi dell’alimentazione e offre, previo appuntamento, un servizio gratuito di ascolto e informazione sui disturbi dell’alimentazione e del peso. In provincia di Avellino, al Dipartimento di Salute Mentale di Solofra, opera il centro per il trattamento dei disturbi alimentari (tel.0825426281) : il servizio prevede un primo periodo di osservazione durante il quale chi soffre di DCA è seguito da uno  psichiatra, un nutrizionista e uno psicologo. È sulla scorta delle loro indicazioni che vengono definite cura e diagnosi.  «Attraverso il nostro modo di mangiare o non mangiare esprimiamo anche la nostra storia personale, le nostre esperienze, il nostro modo di essere con gli altri - spiega Annarita Lo  Sasso, psicologa del Servizio Disturbi della condotta alimentare ex Asl Sa 1  (tel. 0819212186) - Di anoressia e bulimia si guarisce e guarire è una scelta personale».

Una possibilità di aiuto importante viene anche dalla rete con l’ABA (http://www.bulimianoressia.it/). Associazione senza fini di lucro, impegnata dal 1991 nel campo della prevenzione, informazione e ricerca, lavora per ridurre la distanza tra le persone che soffrono di queste patologie - e che spesso rifiutano ogni aiuto - e le strutture deputate alla cura.  Il gruppo lavora con psicologi e psicoterapeuti specializzati, ha uno spazio consultoriale per i familiari e offre informazioni e aiuto anche attraverso  e-mail (scrivere a info@bulimianoressia.it)  e numero verde 800.16.56.16.

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