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venerdì 29 Marzo 2024




Amore a prima vista: il rapporto con la sostanza di due ex consumatori incalliti

inchiesta-20092011-1“La prima volta non si scorda mai”. Sandro e Dario usano le stesse parole per descrivere il primo incontro con quella identica passione che li ha sedotti, umiliati, traditi e dalla quale ora cercano di liberarsi: l’eroina. Raccontano uno per volta, separatamente, ma sembra che recitino lo stesso copione. Nella storia del loro travagliato rapporto con quella che definiscono la “regina di tutte le droghe” la metafora dell’amore ritorna di continuo. E anche ora che stanno cercando di smettere in una comunità di recupero, nel ricordo di quando disperatamente cercavano una dose da iniettarsi e si “facevano” in luoghi infernali c’è un che di nostalgico.  “L’eroina ti seduce, ti conquista”, spiegano. Cambiano le mode, passano le generazioni ma continua a esercitare il suo fascino fatale. Tra i due ci sono venti anni di differenza. Sandro ha 45 anni, è nato a Castellammare di Stabia: “A scuola ho ricevuto un’educazione rigidissima, per reazione sperimentavo tutto quello che era proibito. Frequentavo ragazzi più grandi di me, e quando nella comitiva hanno cominciato è venuto naturale anche a me. La prima volta avevo 16 anni”. Dario, invece, di anni ne ha 25, viene da Avellino, e ha cominciato tre anni fa: “Mi piaceva sballarmi. Ma mi ripromettevo che non mi sarei mai iniettato nulla. Poi dopo essermi lasciato con la fidanzata un amico mi convinse a provare. Ed è stato bellissimo: le altre droghe possono prenderti male, l’eroina no. Ti fa sentire appagato e in pace con tutto”. Da quel primo buco in poi, a dispetto dell’anagrafe, le loro vite hanno finito per somigliarsi sempre di più. Stessi posti, stesse dinamiche, stessi espedienti.


All’inizio è un rapporto clandestino che si crede di poter dominare. “Mentre facevo il militare sono riuscito a smettere per qualche mese, ma non facevo che pensare all’eroina”, racconta Sandro, “la crisi di astinenza era passata, ma mi sono detto un’ultima volta e da allora non ho smesso più. I miei se ne sono resi conto, mio padre avrebbe voluto cacciarmi di casa, mia madre mi ha difeso a patto che smettessi. Non è servito a nulla”. A scoprire Dario è stata, invece, la prima overdose: “Avevo cominciato da un anno e sono stato ricoverato. Mi hanno portato in un centro, ma sono scappato per farmi pochi giorni dopo”. Dopo i primi incontri occasionali il bisogno aumenta e diventa un’urgenza. Per procurarsi l’eroina, fino a pochi mesi fa, Sandro era diventato una sorta di fattorino della droga, “consegna a domicilio per professionisti che non si sarebbero mai arrischiati nelle piazze di Scampia, e in cambio trattenevo qualche dose per me. Chi si rivolge a me è gente insospettabile”. Ad Avellino invece Dario ha intrapreso una piccola centrale dello spaccio. “Nel mio quartiere - spiega - non c’era nessuno che vendeva, così ho cominciato io. Compravo la droga a Napoli, tornavo e rivendevo ai miei clienti a prezzo maggiorato del triplo. Mediamente in un giorno andavo e venivo da Napoli quattro volte, ho fatto fino a sette viaggi. All’inizio tenevo il 30 per cento per me e il resto lo rivendevo. Poi sono arrivato al cinquanta e quando cedevo le dosi ai clienti provavo gelosia. Temevo sempre che non sarebbe bastata per me”. 
 
Sembrerebbe un idillio rischioso, ma pur sempre un idillio. “I primi mesi sono fantastici, provi sensazioni incredibili e ti senti giustificato anche a rubare ai tuoi”, racconta Sandro, “poi però l’effetto svanisce progressivamente, senti solo il bisogno fisico e la voglia irrefrenabile di riprovare le stesse emozioni di un tempo. I flash durano sempre meno e sei costretto a farti di continuo. L’astinenza diventa dolorosissima. Se non avevo le dosi mi iniettavo di tutto, bucarsi diventa un bisogno necessario, proprio come il gesto della sigaretta per il fumatore”. Una coazione a ripetere, un atto compulsivo di cui la camorra si serve per alimentare una catena di montaggio che produce ricchezza e di cui i tossici sono il combustibile da consumare: “Controllano tutto - spiega Dario -. Vogliono che compri e consumi lì nei luoghi che impongono loro. Una volta non ce l’ho fatta a resistere e invece di appartarmi mi sono bucato vicino allo spaccio. Sono venuti in tre e mi hanno massacrato di botte fino quasi a farmi svenire. Come resistevo? Quando entra in circolo anche in quei giardinetti, tra zombie come me, mi sentivo bene”.  
 
Da tre mesi stanno provando a smettere. Sono ospiti della comunità il Pioppo a Somma Vesuviana, unici eroinomani tra 17 tossicodipendenti. La decisone per Dario è stata imposta, lo ha fermato la stradale mentre guidava sotto l’effetto della droga: “Sono però deciso a smettere, sul serio. Perché ne sono certo? Sono venute altre due overdose, ho paura di morire. Dalle analisi con mia grande felicità ho scoperto di non avere malattie. Questa è la mia occasione”. Per Sandro è stato un nuovo amore a segnare la svolta: “Ho una bambina che cresce con i miei genitori, l’ho avuta con una tossicodipendente come me da cui sono separato. Ora vivo come un’umiliazione il ricordo di quando lei piangeva nella stanza, mentre io mi legavo il laccio al braccio. È per lei che smetto. Dopo vent’anni è tempo di dire addio all’eroina. Bisogna diventare saggi per capire che le donne indomabili devono essere lasciate andare”.

Mario Leombruno e Luca Romano

Glossario

Crisi d’astinenza: può sopraggiungere anche dopo poche ore dall’assunzione dell’ultima dose. Comporta agitazione, dolori intensi ai muscoli e alle ossa, insonnia, diarrea, vomito, brividi di freddo. Raggiunge l’apice nelle 24-48 ore dall’ultima assunzione e si riduce dopo 7-10 giorni.

Flash: intensa sensazione di piacere collegata all’assunzione di eroina. È accompagnata da secchezza delle labbra, sete, pesantezza delle articolazioni, nausea.

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