In Campania 40mila le imprese strozzate

E’il fenomeno criminale del tempo di crisi. L’usura con un fatturato di 40miliardi di euro è diventata l’attività economica più redditizia nel Paese. Movimenta una quantità di denaro 4 volte superiore al racket. Colpisce famiglie, commercianti, piccole e medie aziende. Secondo il rapporto annuale di Sos Impresa che incrocia i dati di denunce, indagini e processi dal 2008 il numero degli usurai è quasi raddoppiato, passando da poco meno di 25 mila a oltre 40mila (più di duemila quelli “noti” in città). E in questi tre anni ha fagocitato circa 200 mila imprenditori che sono stati costretti al fallimento, 40mila nella sola Campania.

Napolicittàsociale dedica un focus all’usura in città raccontando storie di vittime, riportando i dati e ascoltando la voce di inquirenti e rappresentanti di categoria che combattono il fenomeno. E in allegato tabelle statistiche e il testo della Legge approvata dal Parlamento lo scorso 19 gennaio, che fissa nuove norme per l’impiego dei fondi da destinare alle vittime di questo reato.

Napoli non è più la capitale dell’usura. Il triste primato per la prima volta è passato a Roma dove a questa attività “hanno cominciato a dedicarsi le organizzazioni camorristiche dei casalesi e dei clan di Secondigliano”, come ha denunciato il Procuratore Capo della Dda Pietro Grasso descrivendo una vera e propria mutazione genetica del fenomeno. Se da una parte sopravvive la figura del vecchio “cravattaio” di quartiere che presta denaro a famiglie in difficoltà, oggi sui commercianti e le imprese si allunga la mano dell’usura mafiosa: “E’ un modo efficace e redditizio di riciclare denaro e il mezzo attraverso cui si impossessano del territori acquisendo alla lunga le attività degli esercenti che ricattano”, spiega Anna Maria Troncone Pm della procura di Nola che si occupa di reati finanziari.

Alessandra Del Giudice e Luca Romano

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