Un ospite: “Ho capito che la vita può essere breve, ora voglio fare cose bellissime”

un-ospiteI ragazzi dell’IPM di Nisida sembrano portare negli occhi il loro passato. Durante l’incontro con il giovane scrittore Alessandro Gallo, cui hanno partecipato circa 20 ragazzi, sono in pochi a voler intervenire, a voler scambiare opinioni sulle scelte di vita, sullo Stato, sul futuro. Gli altri, forse anche per la presenza di persone estranee, preferiscono restare in silenzio. Alcuni sembrano immersi nei loro pensieri, si può solo provare ad immaginare il loro stato d’animo. Accettano di rispondere ad alcune nostre domande quattro ragazzi. Parliamo con loro alla presenza del direttore dell’IPM Gianluca Guida e del vicedirettore Ignazio Gasperini. Nessuno dei ragazzi alla domanda sulle ragioni che lo hanno spinto a intraprendere una cattiva strada risponde facendo riferimento alla propria famiglia. Raccontano dei corsi che svolgono a Nisida, come quello di ceramica e di arte presepiale, e di quelli in  esterna, come quello in barca a vela. Si tratta di corsi utili alla loro crescita emotiva: difficile capire quando siano realmente preparatori a una professione fuori da Nisida.

Ci intratteniamo a parlare più a lungo con uno di loro, che vuole prima trovare un lavoro come pizzaiolo e poi formare una famiglia. Pranziamo insieme a lui, al direttore e al vicedirettore. A tavola si parla di quello che il ragazzo ha imparato durante un corso per pizzaiolo e  del figlio appena nato ad un giovane da poco uscito dall’IPM di Nisida. Sono molti quelli che, subito dopo l’uscita dal carcere, si fidanzano con ragazze giovanissime ed hanno dei bambini: si può parlare di un vero fenomeno sociale e culturale, in alcune aree della città.

Quali attività svolgi ?

“Da due anni seguo un corso per diventare pizzaiolo. Ho imparato molte cose, dallo scegliere gli ingredienti, a impastare, ad usare la legna giusta. E ad evitare gli sprechi: se rimane un panello a fine giornata in pizzeria lo devi usare per farci il pane. Sto già facendo cose che prima non avevo mai fatto: mai avrei immaginato di fare il volontario e aiutare una persona in un ospedale, io pensavo a come dovevo guadagnare qualcosa. Invece sono andato in ospedale per un anno, ed è stata una delle esperienze che mi è rimasta. Ricordo un 23 dicembre in ospedale: mi misi a piangere perché c’era una persona dell’età di mia mamma che sarebbe morta in pochi mesi. È stata una cosa che mi ha colpito tantissimo, perché lasciava dei bambini con cui avevo giocato qualche volta. Il pensiero che forse il Natale dell’anno dopo l’avrebbero passato senza l’affetto di una mamma me lo sono portato dentro. Un altro momento che ricordo è quando, durante il Marano spot festival, ho letto la storia del carabiniere Salvatore Nuvoletta che è stato ucciso: avevo i suoi genitori davanti a me che piangevano, e allora io ho dovuto fermarmi e prendere un po’ di fiato per continuare a leggere la sua storia. Poi c’è il teatro che mi ha preso molto. Può sembrare strano ma ho recitato la parte di un carabiniere una volta. Penso che il lavoro delle forze dell’ordine sia importante”.

Hai fiducia nelle istituzioni dello Stato?

“Non tanto, perché quelli che governano secondo me sono i primi a sbagliare. Io non ho più amici, ho fiducia solo in mia madre e mio fratello. Gli amici si devono pesare momento per momento, ti tradiscono per soldi. Però per andare un po’ avanti e cercare di migliorare sto cercando di avere un po’ di fiducia in alcune persone in questo istituto. Non tanta, perché sto crescendo man mano e devo vedere le cose con i miei occhi. Non voglio dire, come fanno altri: ‘Io non ho fiducia perché vivo a Napoli, nei quartieri degradati, nessuno ci da i posti di fatica’. Chi dice così se ne vuole approfittare: se ne sta a casa perché dice: ‘fratello per venti euro al giorno non vogliamo lavorare, prenditi i neri’. Non è così, la vita è fatta di sacrifici”.

Qual è il tuo rapporto con gli altri ragazzi di Nisida?

“Il mio rapporto è abbastanza buono. Non sempre è facile, ci sono frecciatine, per esempio se vedono che fai molte attività. Qui non tutti vogliono lavorare, alcuni cercano le discussioni. Alcuni sono tarlati, non riescono a cambiare la mentalità che avevano”.

Cosa consiglieresti ai ragazzi della tua età per evitare errori e superare le difficoltà?

“Bisogna evitare i posti come i Quartieri Spagnoli, Piazza Trieste e Trento, Rotonda Diaz. Lì cosa puoi fare?  Se non ti droghi, se non hai i capelli in un certo modo, il motorino, non fai parte del gruppo. I giovani come me alcune volte non le capiscono queste cose, non capiscono che la vita può essere breve. Se uno è debole, ha un problema in famiglia, scende si fa una pippata di cocaina e pensa di stare apposto;  va a casa maltratta la  mamma, poi se ne pente quando si riprende. Oppure va a rubare dei rolex e pensa che non sia niente di troppo grave”.

Tu come sei cambiato?

“Ho riscoperto i valori della famiglia, ho scoperto alcuni lati del mio carattere, pensavo di essere più debole.  Io spesso chiedo agli educatori: voi avete fiducia in me? Perché non mi fate uscire? Loro mi hanno spiegato che non vogliono che io mi perda, perché la vita è bella, la vita è una sola. Un mio ex amico mi ha detto che ho buttato tre anni della mia vita. Ma io ringrazio Dio che sono stato preso. Qui hai il tempo per pensare. Soffrendo, piano piano, capisci che hai sbagliato”.

Quali progetti di vita hai?

“Vorrei crearmi una famiglia. Io sono cresciuto con una mancanza d’affetto paterno. Mia madre sta con un’altra persona da molti anni, e lui per me è mio padre, ma  l’affetto di un tuo vero padre è diverso. Poi vorrei un futuro con nuove esperienze. Io voglio fare il pizzaiolo, per ora sto imparando il mestiere, non penso ai soldi. Vado anche fuori Napoli se necessario. Volere è potere, se uno vuole crescere. Voglio andare oltre le nuvole, voglio vedere cosa c’è: il cielo, il sole, l’universo. Voglio viaggiare anche senza troppi soldi, vedere le città. Voglio creare cose bellissime”.

Daniele Pallotta

© RIPRODUZIONE RISERVATA