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venerdì 19 Aprile 2024




Camera Penale Minorile

"Il reinserimento sociale dei minori devianti richiede norme adeguate per i minorenni condannati"

Aldo CimminoQuella per la costituzione di un Ordinamento Penitenziario Minorile è una delle battaglie prioritarie  dell'associazione nazionale Camera Penale Minorile. Nata a Napoli allo scopo di promuovere la tutela  dei diritti del minore in area penale, l'associazione ha un'impostazione fortemente sociale.  Ce ne parla il presidente, Aldo Cimmino, trent'anni e già tante esperienze professionali di rilievo presso il Tribunale per i minorenni di Napoli, Libera contro le mafie, l'Università Federico II.

Come nasce Camera Penale Minorile?

L’Associazione forense, in principio denominata “Camera Penale Minorile di Napoli”, fu fondata a Napoli il 03 febbraio 2000 dall’avvocato Mario Covelli, oggi presidente onorario della CPM, Avvocato al Tribunale per i Minorenni di Napoli dal 1982,. Ristretta inizialmente al solo ambito territoriale del distretto di Corte di Appello di Napoli, intende associare gli avvocati impegnati dinanzi alle Giurisdizioni penali minorili, sulla base della consapevolezza dell’alto grado di specializzazione umana e professionale richiesta ad un operatore del diritto, volto alla tutela costituzionale dell’adolescenza. Dopo numerose occasioni di riflessione scientifica, si è sentita l’esigenza di estendere questa esperienza professionale ed associativa a tutto il territorio nazionale trasformando la  C.P.M. in associazione nazionale quale luogo di confronto, di dibattito, di critica e di proposta inerente le complesse questioni che riguardano le strutture sostanziali e processuali della vicenda penalistica minorile.

La C.P.M. è l’unica esperienza di questo tipo?

Il panorama associativo forense comprende, per citarne alcune, l’Unione Nazionale Camere Minorili, la Camera Nazionale Avvocati per la famiglia e i minorenni. Queste si occupano però prevalentemente di diritto civile . La C.P.M. intende dedicarsi all’analisi, allo studio e all’attuazione degli strumenti di diritto penale che caratterizzano il processo penale minorile e che attualmente pongono una serie di dubbi interpretativi anche in considerazione del fatto che  oggi il legislatore ha previsto, anche nel processo a carico di imputati maggiorenni, una serie di istituti che caratterizzavano il solo processo penale minorile, quali ad esempio la messa alla prova o la irrilevanza penale del fatto; istituti non più specifici del processo penale minorile, ma ormai entrati anche nell’iter processuale ordinario. La C.P.M.  si pone inoltre l'obiettivo di costituire una rete di professionisti specializzati che operano nel settore del diritto penale minorile . Professionisti che, devo dire, hanno una spiccata sensibilità sociale e culturale. Non a caso le sedi costituite fin ad oggi sono rappresentate ed animate da colleghi già impegnati in percorsi associativi diretti all’approfondimento delle problematiche inerenti la devianza minorile, sia da un punto di vista sociale che giuridico.

Una delle vostre prime battaglie è dunque quella per la creazione di un Ordinamento Penitenziario Minorile. Ci sono novità su questo fronte?

Purtroppo non è cambiato molto da quel 4 maggio 2000 quando la C.P.M. di Napoli promosse un dibattito intorno ai temi dell’Ordinamento penitenziario minorile.  L'articolo 79 dell'ordinamento penitenziario resta, a distanza ormai di quarant’anni, ancora inattuato. Doveva essere una norma temporanea, ma dal ‘75 ad oggi, non è mai stato discusso o approvato un disegno di legge su un Ordinamento Penitenziario Minorile. Vi è stato solo l’opera “adeguatrice” della Corte Costituzionale, e cioè una serie di pronunce che hanno messo in evidenza la irrazionalità di un trattamento che è differenziato sino alla fase dell’esecuzione delle sentenze di condanna a carico di minorenni. Molti sono i disegni di legge proposti già dal lontano 1986 ma nessuno di questi è mai diventato legge dello Stato.

E fuori le mura degli IPM?

Fuori la vita è molto difficile. Purtroppo,la scarsa attenzione per le politiche di welfare non consente né al Servizio Sociale Ministeriale né alle tante associazioni e cooperative sociali di poter costruire concretamente un'alternativa agli istituti penali minorili che devono rappresentare l’extram ratio dell’intervento penalistico. Anche un solo minore in IPM è una sconfitta per la società e lo è ancor di più se questa fase così drammatica della vita di un minore non è garantita da norme adeguate all'età del soggetto condannato; contrariamente non può che ammettersi la violazione di quel principio rieducativo della pena così solennemente sancito dall'art. 27 della Costituzione. 

La politica è quindi inadempiente...

Certo. Sarebbe necessaria una efficiente politica di welfare che sia in grado di rendere il territorio intorno al minore terreno fertile per la propria crescita e per il proprio sviluppo nella società; che non costringa, dunque, a dover ritenere indispensabili, come se non vi fosse altra via di uscita, le istituzioni totali.

Dunque la battaglia continua?

Certo. Stiamo organizzando un nuovo dibattito di rilevanza nazionale, per il prossimo settembre,  sull'inesistente ordinamento penitenziario minorile, al quale  parteciperanno, tra gli altri, il garante nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, la magistratura di sorveglianza minorile ed ordinaria, i docenti universitari esperti in materia, oltre che gli operatori dei servizi sociali ministeriali; ma anche le realtà sociali territoriali più rappresentative dell’impegno a favore dei minori “a rischio” come la Coop sociale il tappeto di Iqbal, che opera nel quartiere napoletano assai complesso di Barra; una realtà autentica, che ha sempre lavorato a favore dei diritti dei minori, e che ha sempre messo in luce non soltanto l’obbligo che la società civile ha nei confronti delle persone minorenni, specialmente per quei giovanissimi che vivono in quartieri più disagiati dei nostri contesti territoriali, ma anche i caratteri di convenienza, sia da un punto di vista economico che sociale, connessi ad una autentica azione di recupero e integrazione sociale di giovani liberi rispetto ad un minore recluso. Sarà dunque un dibattito, multilivello, aperto alle proposte di esperti, un lavoro corale al fine di individuare davvero le linee guida di una giustizia a misura di minore.

Info: www.camerapenaleminorile.it

Alessandra del Giudice

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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