DCA: Una risposta arriva da Soccavo

centro soccavo disturbi alimentariAnoressia, bulimia, binge eating desorder: i disturbi del comportamento alimentare riguardano sempre più persone, per la maggior parte giovani donne, con una cifra stimata di circa 250 nuovi casi ogni anno per il solo comparto ASL Napoli 1. A Soccavo il centro dedicato al loro trattamento, nucleo importante di una rete che si estende anche fuori regione.

Leggere i disturbi del comportamento alimentare in termini psicologici, senza però sottrarre importanza ad altre aree; riuscire a fare rete su un territorio complesso, dove manca una struttura di tipo residenziale per il trattamento di questa malattia; riuscire, inoltre, a far prevenzione nelle scuole in maniera sostenibile, coinvolgendo davvero i ragazzi e dando loro la possibilità di riconoscere in sé stessi eventuali disagi e problematiche: c’è un centro, a Napoli, che lavora dal 2010 per tutto questo. Siamo a Soccavo, periferia residenziale della città, in via Adriano: il Centro per i Disturbi Alimentari nato e finanziato con fondi CIPE opera presso il Dipartimento di Salute Mentale diretto da Fedele Maurano ed è composto da cinque psicoterapeuti, uno psichiatra, un consulente nutrizionista endocrinologo e due infermieri che dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 18, accolgono un vastissimo numero di utenti: “Ci sono circa 450 casi in carico al momento”, racconta la dottoressa Valeria Chiarolanza.

Ma chi è a rivolgersi al Centro? “La tipologia di riferimento dal 2010 è sicuramente cambiata, per due ordini di motivi: inizialmente al centro affluivano molte persone con problemi riguardanti l’obesità, anche in là con l’età. Oggi invece il servizio è molto più conosciuto non solo sul territorio ma anche nel raccordo con altri servizi dell’azienda sanitaria: ciò significa che molti servizi intercettano il bisogno degli utenti e gli indirizzano al nostro centro. Quando si arriva presso la nostra struttura c’è una prima accoglienza fatta dagli infermieri che accolgono la domanda, dopodiché c’è la presa in carico, considerando sempre che il trattamento di elezione per trattare i disturbi alimentari, per la nostra struttura, è quello della psicoterapia che si associa poi alle altre nostre attività. Spesso poi ci capita che il servizio sia segnalato da centri residenziali fuori regione: in Campania, ad oggi, non ne esistono quindi per il ragazzo o la ragazza che sono stati seguiti altrove e poi dimessi, siamo un  punto di riferimento”.

Il Centro di Soccavo è nato negli anni duri, quello della crisi e dei tagli, ma la struttura ha retto e si lavora a pieno regime: l’attività odierna è di tipo ambulatoriale ma c’è un progetto di struttura residenziale per supplire la mancanza sul nostro territorio e per affrontare al meglio le sue necessità. Sempre Chiarolanza spiega: “10 adolescenti su 100 hanno a che fare con disturbi alimentari, con un’anticipazione dell’età di esordio della problematica che la Società di Pediatria ha stimato intorno agli 11-12 anni. L’incidenza, ovvero la frequenza per anno, dice che l’anoressia sembra essere quasi stabilizzata con 8 nuovi casi l’anno ogni 100mila abitanti, ciò significa che per il comparto Napoli1 parliamo di circa 40-80 nuovi casi all’anno, il cui 5-10% è costituito da persone di sesso maschile. Per la bulimia invece, sullo stesso ambito, stimiamo circa un 90-120 nuovi casi all’anno – il 10-15% di uomini – mentre per altri tipi di disordine alimentare (come può essere il binge, ad esempio) circa 70 nuovi casi ogni anno con una forte incidenza tra i 12 e i 25 anni. Nonostante dati così importanti, va però ricordato che il fenomeno è troppo spesso taciuto e sommerso: si stima che ci sia un 15% di persone che soffre di disturbi alimentari ma che non giunge mai ad un’analisi clinica”.

Come si fa allora? La prevenzione primaria resta la migliore carta da giocare, nelle scuole. Il dottor Guarracino racconta che nello scorso anno il centro ha lavorato, ad esempio, con il Liceo Mazzini coinvolgendo tutte le prime classi, all’incirca 150 studenti, che dopo una sensibilizzazione con gli insegnanti, hanno costruito un gruppo di pari: “sono diventati, cioè, loro stessi portavoce presso altri ragazzi per elaborare assieme un approccio letterario, musicale e teatrale alla questione”. Una conversione che per certi versi risulta catartica, perché aiuta a riconoscere una patologia e ad affrontarla in maniera propositiva: “la volontà oggi è quella di coinvolgere anche le scuole medie, ma soprattutto, di poter sviluppare un percorso che coinvolga vari istituti, creando così un gruppo di pari che è attivo sulla tematica anche fuori da un ambito prettamente scolastico”.  Tutto questo succede proprio nei giorni in cui ricorre la “Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla”, sottolinea la dottoressa Donatella Segati: “si tratta di un momento di riflessione promosso dall’Associazione “Mi Nutro di Vita” e dedicato proprio alla lotta ai Disturbi del Comportamento Alimentare”. Un evento nato per raccogliere le testimonianze e gli sforzi di chi lotta contro la malattia, per sensibilizzare l’opinione pubblica, ma anche in ricordo di Giulia, vittima a 17 anni proprio dei DCA: “Non può, non deve capitare ad altri. La morte di mia figlia deve servire a tutte le persone e le famiglie che vivono un dramma di questo genere. Il dramma di vedere chi ami che piano piano si spegne, non ride più, non mangia o vomita. Non accetta di farsi curare e a te resta la sensazione di non aver fatto abbastanza” racconta suo padre, Stefano Tavilla, Presidente dell’Associazione “Mi nutro di vita”, il cui appello è stato raccolto anche nella nostra città.

Per informazioni e per appuntamento: 081 2548582

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