National Gallery: ovvero la cura dell’arte

Frederick Wiseman a Napoli

wiseman napoliInfine è arrivato, come aveva promesso, Frederick Wiseman con la sua faccia da bambino rugoso, la battuta caustica, l’amore “per le donne napoletane e gli spaghetti con le vongole, lo sci e la lettura” e la spensieratezza e la sacra mostruosità di chi non guarda la tv e si concede di fare documentari di 3- 6 ore per “rendere onore alla realtà raccontata”.

Il mostro sacro del Cinema del Reale è giunto a Napoli mercoledì 25 febbraio per la rassegna di tre giornia lui dedicata da Arci Movie e Parallelo 41 Produzioni in collaborazione con Federico II a cura di Antonella Di Nocera e per ricevere il titolo di membro onorario dell’associazione ex Alumni dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.
Come ogni grande e semplice uomo che si rispetti ha portato uno splendido regalo:  in anteprima nazionale al cinema Astra il suo ultimo capolavoro, National Gallery. Il film: 170 ore di girato, tutto d’un fiato, nei primi tre mesi del 2012, uscirà nelle sale italiane l’11 marzo e solo per un giorno anche se quel giorno, dice il Maestro: “spero che il paese si fermi”. A testimoniare un cinema del reale che è apprezzato ancora da pochi, sebbene richieda una metodologia certosina: “Giro tutte le ore necessarie- racconta-, poi vedo tutto il girato, seleziono le scene e creo le sequenze che solo alla fine daranno vita alla struttura. Montare è come la scrittura di un romanzo: il romanzo si basa sull’ immaginazione di ciò che non esiste, io ho a che fare con l’immaginazione che sperimento quando vedo il materiale che ho di fronte. In questo senso trovo che il documentario si avvicini alla fiction”, dice Wiseman.
L’origine della scelta della Gallery come oggetto del documentario è tutta casuale: “Ho incontrato in Svizzera sciando una donna che lavora alla National Gallery che mi ha detto “perché non fa un film sul museo” e visto che il mio progetto di fare un documentario sul Metropolitan era fallito poiché mi avevano chiesto tanti soldi, ho deciso di farlo sulla National Gallery. Ma solo dopo che ci sono entrato ho capito che tipo di lavoro fare”. Il film ritrae in 173’, da un lato le persone e il loro lavoro quotidiano nel museo inglese, dall’altro punta a trasmettere il senso di un’arte, la pittura, che “contiene in se tutto, dalla filosofia, alla storia, alla psicologia”, come dice una delle guide del Museo e conferma lo stesso Wiseman: “Ho scelto la National Gallery poiché non è grande come altri musei in cui mi sarei perso ed è dedicata alla sola pittura che in se contiene già tutto”.
Il documentarista entra con la camera nei dipinti, tagliando fuori sfondo e cornice, “così da far passare attraverso anche l’osservatore e rendere i quadri più vividi ed emozionanti”.
“La pittura non ha tempo, è una fotografia di un preciso momento” dice un'altra guida della National Gallery. E l’effetto che si prova vedendo il film è proprio quello di entrare nella National Gallery come in una finestra fuori dal tempo, così come chi dopo ore di file è andato c’è entrato in visita veramente, ma con il privilegio di scoprire anche tutti i retroscena come i rapporti tra le persone e le riunioni per le scelte di marketing e di budget o sull’immagine del Museo. Ad esempio in una scena viene ripreso il direttore della N.G. che discute con una sua collaboratrice che propone dei metodi interattivi di divulgazione dell’arte, a fronte della visione tradizionale della pittura, così da interessare anche i non esperti. “E’ un po’ il rapporto tra produttore di Hollywood e produttore indipendente che propone una visione diversa del cinema”, commenta Wiseman. Le persone con la loro cura per l’arte ce ne fanno innamorare, così come i quadri spesso analizzati in dettaglio grazie alle riprese delle visite guidate del museo ci fanno apprezzare le persone che di arte vivono. Quello di Wiseman è un capolavoro sul senso profondo dell’arte che è analizzata da un punto di vista emotivo ed estetico, ma senza tralasciarne l’aspetto tecnico: dai segreti del restauro delle pitture che svelano altri dipinti sottoposti, alla realizzazione delle cornici, al posizionamento delle opere d’arte nelle varie stanze del museo, alle luci.
Wiseman, con la sua solita abilità, diventa invisibile, nonostante ciò che riprende stia accadendo davanti ai suoi occhi e fa sentire lo spettatore ladro invisibile di attimi di bellezza e poesia. Come quello in cui una guida spiega ai bambini in visita: “Ho scelto di studiare arte e non matematica perché nell’arte puoi avere ragione in molti modi mentre nella matematica esiste solo giusto e sbagliato”. O quando si spiega la psicologia di Dalila che tradisce Sansone nel quadro di Rubens, o l’equilibrio tra reale e astratto in Vermeer, o si affrontano le opere italiane, prime tra tutte i quadri di Leonardo. Ancora si resta stupiti quando un’altra guida spiega come un dipinto possa cambiare sempre e di esso si scoprano sempre cose nuove a seconda delle epoche in cui si guarda, anche se all’origine di ogni opera ci sia l’intento dell’artista di immortalare l’attimo.
Questo anche lo scopo di Wiseman nei suoi documentari: “rendere onore al vero”. Poco importa al maestro della lunghezza del risultato o del tempo necessario per raggiungerlo, l’unica cosa che conta sono la qualità e la profondità del prodotto. D’altra parte lui non guarda la tv e di Birdman che ha appena collezionato 4 Oscar dice che è folle a chi piace il testo da cui è tratto.
Unica difficoltà nel lavoro di documentarista sono i fondi ingenti necessari a girare opere che richiedono anni di lavoro, ma per fortuna lui è riuscito a restare indipendente grazie alle fondazioni e ad una tv inglese che acquista le sue opere e le finanzia in parte.
Prossimi progetti del Maestro: un lavoro di danza ispirato a Titicut Follies capolavoro del maestro del 1967, rigido e grafico ritratto delle condizioni nella Prigione di Stato per criminali malati di mente a Bridgewater, Massachusetts da cui, rivela Wiseman ha tratto ispirazione Kubrick in Full Metal Jacket. E poi un programma alla radio di poesia.
Intanto Wiseman si gode Napoli ,“le relazioni femminili e i ristoranti” e ai giovani video maker consiglia “sposate una donna ricca”. E venerdì torna a Parigi con un’onorificenza in più: il titolo di Membro onorario dell’associazione ex Alumni conferitogli dall’Università degli Studi di Napoli Federico II.

Alessandra del Giudice

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