Ring: è solo il primo giro?

Presentati gli entusiasmanti risultati di un progetto all'avanguardia

ringRing è anello, rete, campanello, luogo di combattimento. Ed è fucsia, "non rosa, il colore di Barbie e di chi si dice quanto è bello e bravo. Ma un colore più deciso che dice di lotte, di obiettivi, ma anche di ostacoli e sofferenza per raggiungerli", ci insegna Melissa una delle ragazze che ha preso parte al corso in "assistente amministrativo studi medici" uno dei percorsi formativi proposti nell'ambito del progetto Ring per le Pari Opportunità e per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro per le donne della città di Napoli finanziato con i fondi P.O.R. Campania FSE 2007-2013.

Il progetto, che ha visto per 14 mesi protagoniste le donne delle 10 Municipalità del Comune di Napoli, è finalizzato a ridurre i consistenti e visibili divari di genere che ancora si registrano tra donne e uomini e, in molti ambiti, tra donne della città partenopea e quelle di altre aree del paese.
Tre gli obiettivi centrali di Ring: realizzare studi e ricerche sulle condizioni di vita e i servizi pubblici a Napoli con una prospettiva di genere e un occhio alla conciliazione; costruire un Osservatorio sull'uguaglianza di genere; attivare 10 sportelli territoriali in tutte le Municipalità e che fornissero informazioni sulle opportunità di lavoro, legislative e formative della città; l'elaborazione di10 piani di Azione Locale per la conciliazione dei tempi e il benessere quotidiano; l'organizzazione di seminari e incontri per sensibilizzare datori e datrici di lavoro sul valore della diversità di genere nelle organizzazioni e sullapromozione dell’empowerment femminile. Infine l'attivazione di tre percorsi di formazione dedicati a 20 donne residenti a Napoli per acquisire i titoli di: operatrici di infanzia; assistenti studi medicie addette agenzia di viaggio.
Il cambiamento delle condizioni di vita e di lavoro delle donne a Napoli è partito dal piccolo delle Municipalità, dall'ascolto dei bisogni e dei sogni delle cittadine, prima in sordina, accolto con la storica diffidenza verso le istituzioni spesso percepite assenti o inadempienti, poi coinvolgendo sempre più donne che ora vedono in Ring un fondamentale punto di riferimento. Al termine di 14 intensi mesi di lavoro il progetto presentato a Palazzo San Giacomo il 20 ottobre,  ha superato tutte le aspettative. Fare un bilancio dei risultati è stato un modo per discutere non solo su quanto è stato fatto ma anche e soprattutto su quanto, emerso dall'ascolto negli sportelli Ring e dalle ricerche dell'Osservatorio, c'è da fare per le donne di Napoli.
"Ring è un progetto in cui abbiamo messo testa e cuore, è l'anello che siamo riusciti a costruire tra pubblico e privato mettendo in sinergia tante competenze diverse. Le donne emergono non più come beneficiarie dei servizi, ma come protagoniste del loro destino e dello sviluppo di tutta la società", ha spiegato entusiasta Giuseppe Imperatore, dirigente del Servizio Giovani e Pari Opportunità del Comune di Napoli.
Gli sportelli. Il progetto ha intercettato tramite gli sportelli istituiti presso tutte le Municipalità in sinergia con le associazioni già radicate sui diversi territori, circa 1500 donne che oltre a ricevere dalle operatrici e dalle counselor informazioni su opportunità lavorative e legislative che le riguardano, hanno potuto usufruire di corsi finalizzati alla creazione di piccole imprese e al benessere psicofisico. Ad esempio nella VIII Municipalità dove il progetto è stato gestito in sinergia con "Dream Team, donne in rete", sono stati realizzati corsi di cucito, cake design, kundalini yoga. "La cosa più importante, però - ha spiegato Giovanna Sarnataro, operatrice dello sportello- è che le donne hanno avuto uno spazio emozionale dove si sono sentite accolte e comprese e hanno potuto riflettere sui propri bisogni e i loro desideri e in alcuni casi realizzarli". Ad esempio una ragazza con la passione della fotografia, grazie a Ring, ha potuto seguire un corso ed esporre le sue immagini; un'altra donna che non aveva mai viaggiato e voleva fare un'esperienza di volontariato è riuscita a realizzare il suo desiderio grazie alla sinergia tra Ring e il CSV.
"Per molte donne- spiega la counselor Sara di Somma-, recarsi agli sportelli, ha significato innanzitutto mettersi in contatto con vissuti profondi e prendere consapevolezza della difficoltà di aver gestito la propria vita come avrebbero voluto, ma anche di intraprendere un percorso di autonomia che a causa di maternità precoci, partner possessivi o deprivazione culturale ed economica non avevano potuto realizzare".
Azioni positive. Tante donne sono state coinvolte in "azioni positive" ovvero nella formazione alla creazione di impresa ed in seguito si sono attivate in prima persona o in piccoli gruppi realizzando laboratori dedicati ad altre donne o ai bambini (riciclo, ceramica, pasta di zucchero etc.) o ragionando sulla possibilità di creare una propria attività. Proprio perché manca il lavoro, le donne lo inventano, infatti la Campania è al terzo posto in Italia per donne che hanno creato imprese: in maggior parte si tratta di imprese piccole nel settore delle calzature e dell'abbigliamento. Essere imprenditrici significa ideare un lavoro tarato sulle esigenze e i bisogni delle donne e improntato alla conciliazione non ansiosa dei tempi di vita e di lavoro. Questo cambiamento culturale va incidere sui meccanismi di sviluppo dell'intera società, per questo, mettendo le donne al centro di tutte le politiche e non solo su quelle legate strettamente alle pari opportunità si va ad incidere sullo sviluppo dell'intera società. In questo senso va la realizzazione del Bilancio di genere che rilegge l'impatto delle politiche sulla vita delle persone in un'ottica di genere. "Non è un caso- sottolinea Giovanna Badalassi, presidente di Well-b Lab- Esperta P.O. Innovazione istituzionale e Agenda Digitale in un'ottica di genere- che le regioni dove si vive meglio sono quelle dove governano più donne". 
L'Osservatorio. Dal Rapporto sull'equità di genere , emerge una grandissima  disparità tra le donne delle diverse Municipalità, dalle più istruite e attive della  V Municipalità alle donne in maggioranza inoccupate della VIII; tuttavia il dato generale è che c'è un altissimo tasso di disoccupazione femminile in città (inattive sono il 60% delle donne) con un incremento delle donne che lasciano il lavoro non potendo conciliare vita privata e occupazione probabilmente anche a causa di un modello familiare ancora molto diffuso in cui il lavoro di cura è a carico quasi esclusivo delle donne. "Sono necessarie politiche che intercettino i bisogni diffusi e le priorità partendo dai bisogni reali pertanto è necessario raccogliere i dati in modo costante, non ogni dieci anni come fa l'Istat. Ecco l'importanza dell'Osservatorio che va a raccogliere i dati sulle singole Municipalità ", dice la professoressa Anna Maria Zaccaria dell'Università Federico II.

E' risultato inoltre che "oltre a creare i servizi mancanti, bisogna mettere in condizione le donne di accedervi. Il primo gap è spesso quello informativo: le donne che non hanno un pc e non sanno usarlo sono automaticamente escluse dalla conoscenza di opportunità di lavoro, di scambio e di formazione. Bisogna colmare assolutamente questo gap dotando le Municipalità di postazioni e corsi di alfabetizzazione informatica", spiega Simona Marino, consigliera comunale con delega alle pari opportunità.
Ma è anche in confronto alle donne di altri paesi ed altre regioni che va monitorato il cambiamento e vanno elaborate nuove politiche. Interessante la prospettiva esterna di Angela Mwai, Unit Leader Gender Equality Unit, ONU-habitat, unità dell'Onu che si occupa di questioni di genere che ha sottolineato: "La cosa più interessante è l'Osservatorio. Ho imparato che una cosa è importante quando la si può misurare, per questo è importante che le statistiche parlino del ruolo delle donne nelle città, così da realizzare uno studio comparativo tra Napoli ed altre città del mondo. Stiamo preparando Habit 3 che si terrà a Quito nel 2016, conferenza globale, in cui rifletteremo sui cambiamenti dei ruoli di giovani e donne negli ultimi vent'anni, anche se possiamo già dire che grandi cambiamenti non ci sono stati. Speriamo che il progetto Ring venga rifinanziato così da poter essere presentato come buona prassi nell'ambito dell'iniziativa internazionale".
A conclusione della presentazione del progetto le 20 donne che, selezionate grazie ad un bando pubblico, hanno partecipato ai percorsi formativi hanno raccontato la loro esperienza  in alcuni casi è sfociata già in mini progetti. Esemplare è il blog creato dal gruppo del corso in "operatrici dell'infanzia" I Colori dell'Infanzia.
La speranza di tutti è che Ring venga rifinanziato così da dare continuità a tutte le attività fondamentali collegate al progetto: dagli sportelli di ascolto e consulenza, ai corsi di formazione all'Osservatorio di genere.

AdG

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