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venerdì 19 Aprile 2024




"Rimettere al mondo il mondo"

"Educatrici di Società", racconti di donne e di cura  

educatrici-di-societa-presentazioneBisogna raccontarsi e poi ricordare della fragilità che diventa forza granitica, dell'attenzione emotiva alla cura, della complessità miracolosa che "rimette al mondo il mondo". Perché le donne stesse dissipano ciò che sono, ciò che fanno e allora la scrittura diventa strumento necessario di memoria e di lotta politica.

Dall'urgenza di dire e prima di tutto di dirsi, nasce  "Educatrici di Società", racconti di donne e di cura (Edizioni Scientifiche e Artistiche, 2014), partorito dalla cura di Maria Antonietta Selvaggio, corollario di esperienze transgenerazionali in ambito socio-educativo, che insieme tessono la storia delle donne e di ogni donna.
La presentazione di martedì 7 ottobre in un Caffè Gambrinus gremito di donne con "fame e sete di incontro e racconto reciproco", rientra nell'ambito della più ampia rassegna #Zeromimose che l'Assessorato ai Giovani ha inaugurato lo scorso 8 marzo, in occasione della Festa della Donna. All'iniziativa condotta dalla giornalista del Mattino, Donatella Trotta sono intervenute: Alessandra Clemente - assessora ai Giovani del Comune di Napoli e autrice di uno dei racconti; Simona Marino - Consigliera Delegata alle P.O. del Comune di Napoli; Luisa Festa - Consigliera di Parità e Clara Pappalardo- Presidente Arcidonna Napoli.
"Le storie raccontate sono la sintesi di una storia collettiva, le senti tue. Emerge la capacità di essere pienamente donne con quel valore aggiunto che è la capacità di prendersi cura dell'altro, trasformare la debolezza in forza (...). La mia debolezza diventata la mia benzina, è mia madre, oggi porto un doppio sorriso sul volto, il mio e il suo, mi auguro che ogni persona che incontra me incontri anche lei.  La scrittura ha dato forma alla voglia di non vergognarmi della mia sensibilità e di volerla condividere anche con gli altri" ha raccontato Alessandra Clemente protagonista dell'intervista di Lucia Tortora "Tutto ciò che libera e tutto ciò che unisce" in cui spiega come è riuscita a "dare senso a ciò che un senso non ha" creando la Fondazione Silvia Ruotolo, ovvero facendo "qualcosa che somigliasse a lei". Alessandra ricorda che ci sono anche tanti uomini "di cura" e che è grazie ad alcuni di essi come suo padre Lorenzo, Don Tonino Palmese, Don Luigi Ciotti e Rosario D'Uonno che deve ciò che è oggi.
Maria Teresa Sega racconta la storia di Pina Zandigiacomi in "La bella politica. L'attività assistenziale ed educativa di una militante comunista dal dopoguerra agli anni settanta"; Maria Antonietta Selvaggio ripercorre le vicende della femminista Valeria Ajovalasit con "le donne mi ritornano sempre come protagoniste"; Mirella Laraia con "Il teatro e la pratica della sincerità" racconta Giorgia Palombi, venuta a Napoli per un amore sbagliato e rimasta per amore delle carcerate di Pozzuoli con cui ha realizzato un laboratorio di teatro recuperando con loro la sua vita. Due storie di volontariato in Africa che dicono di un modo più empatico di intendere le relazioni umane sono quelle di Antonia Maria Casiello su Simona Avolio "Mi mancava tutto, ma in pratica non mi mancava nulla" e di Maria Antonietta Selvaggio e Lucia Tortora su Dania Avallone "Eritrea sogno infranto". E ancora Anna Bambino "...è sempre possibile creare un valore anche quando il mondo sembra andare da tutt'altra parte e quando non ci sono speranze" dall'intervista di Silvana Panza; Titti Margella "...finchè sarà possibile, finchè ce la farò" a cura di Silvana Panza; "Sulle ali di un filo" di Ida Fornaio che racconta della Fondazione Mondragone e del ricamo come "modalità di orientare se stessi"; "Scoprire il buono attraverso il bello, le donne del progetto Bell'e buon' per l'infanzia napoletana" di Lucia Valenzi; La scrittura come cura (im) possibile di Michela Gusmeroli.
Le storie raccolte dalle interviste di ricercatrici e studiose passano per la forza, la tenacia e il coraggio, la capacità di "educare al sentire" e di trasformare la società, ma anche per la resilienza, l'abnegazione necessaria in situazioni al limite della follia, come quella raccontata da Irene Ammaturo in "Un percorso alternativo sperimentale" dove l'educatrice intraprende la battaglia infinita contro i muri di gomma della burocrazia e la mancanza di fondi per il progetto dedicato a ragazzi drop in. Irene chiede dignità, in un mondo in cui, spiega Clara Pappalardo "le istituzioni spesso sono contro le donne, ne è un esempio la casa anti violenza Florinda rimasta senza fondi. Noi donne di un'altra generazione abbiamo potuto occuparci degli elementi di cura, ma mi chiedo quali opportunità hanno le giovani di oggi. Eppure ciò che contraddistingue e sempre contraddistinguerà le donne è il desiderio di mirare all'utopia".
Leggere questo libro è più che mai necessario per guardarsi allo specchio e ritrovarsi perché, come dice Simona Marino: "Se le donne avessero coscienza della loro forza costruirebbero un nuovo mondo".

Alessandra del Giudice

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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