Il teatro, uno strumento terapeutico totale

Nasce a Napoli il Conservatorio Popolare per le Arti della scena

malessereGiunta al quinto anno di attività, la Scuola Elementare del Teatro, progetto di arte e inclusione sociale a partecipazione gratuita, ideato e diretto da Davide Iodice, approda quest'anno alla realizzazione del Conservatorio Popolare per le Arti della Scena che si svolge in tre diversi luoghi con l'intenzione di creare un laboratorio vivo e diffuso nel corpo della città.

La platea privilegiata dei tre percorsi formativi, vocazione e ricerca, officina e azioni, è quella segnata dal disagio economico e sociale, così come dalla disabilità fisica e intellettiva. E’ aperto l’avviso pubblico per l’anno 2017/2018.

All'Asilo Filangieri, storica sede della scuola, che ospiterà il ciclo Vocazione e Ricerca dedicato alla crescita individuale si aggiungeranno quest'anno il Teatro Trianon Viviani che sarà sede dell' Officina Produttiva aperta ai gruppi teatrali e il Centro di Prima Accoglienza, ex Dormitorio Pubblico, che ospiterà Azioni, un laboratorio dedicato a indirizzare ricercatori e formatori che vogliono realizzare progetti per un teatro di prossimità alle aree del disagio. A condurre i percorsi pedagogici con il regista e drammaturgo Davide Iodice, da sempre impegnato a portare il teatro nei luoghi del disagio, altri due grandi formatori dell’arte della scena e della vita: Marina Rippa, esperta di teatro terapia che nel 1992 aveva formato con Iodice il gruppo “Libera Mente” e nel 2012 “F.pl. femminile plurale” e Raffaele di Florio, regista e scenografo, già assistente di Carmelo Bene e collaboratore di Mario Martone. La direzione organizzativa del progetto è di Hilenia De Falco di Interno5, la cura del progetto e il coordinamento delle attività di Michele Vitolini e la direzione tecnica di Antonio Minichini.

La Scuola Elementare del Teatro nasce nel 2013 dall’incontro tra Davide Iodice, la FORGAT O.n.l.u.s. e Michele Vitolini che decidono di realizzare insieme, a Napoli, un progetto di arte e inclusione sociale. Fin dal principio la Scuola è accolta e sostenuta da l’Asilo, Comunità dei Lavoratori dell’Arte, della Cultura e dello Spettacolo. A partecipazione gratuita, è un luogo di ricerca e formazione permanente, un laboratorio produttivo, una rete di cooperazione. “Cinque anni fa abbiamo creato la scuola elementare con l’idea di fondare un conservatorio, un luogo multiplo sul modello dei conservatori popolari di musica venezuelani che hanno dato vita al modello “El sistema”, aperti a persone che con un disagio economico e sociale o una disabilità fisica o intellettiva. Siamo partiti con un percorso di ricerca personale per persone con una forte motivazione: allievi attori, attori professionisti e non professionisti, performer, musicisti, danzatori, poeti, scrittori, drammaturghi, artisti visivi, scenografi, cantanti, artigiani, studenti, lavoratori, sociologi, psicologi, antropologi, in generale a “specialisti della vita”. A chiunque volesse mettere a disposizione le proprie capacità artistiche ed esplorare la propria espressività e fare un lavoro di ricerca e di sperimentazione con se stesso e con l'altro. Anno dopo anno le persone che hanno partecipato al percorso individuale si sono poi riunite in gruppi, insieme a loro abbiamo messo in scena spettacoli che hanno avuto riconoscimenti a livello nazionale (n.d.r. come Mal’Essere, Finalista Premio le Mschere Italiane 2017) e soprattutto sono diventate a loro volta tutor, formatori. Oggi la comunità che si è creata intorno a questa idea di teatro conta oltre 60 persone che hanno dato vita ad un luogo di ricerca permanente”, spiega Davide Iodice. Se i percorsi di ricerca sono stati successivi l’uno all’altro in questi 5 anni per cui gli allievi allenati all’autonomia creativa sono stati progressivamente chiamati a partecipare al processo pedagogico divenendo a loro volta guide, da quest’anno i tre percorsi partono in contemporanea. Vocazione e Ricerca è finalizzato al lavoro individuale all’emersione della propria vocazione artistica di attore, regista, scrittore, scenografo etc. L’Officina è il luogo dove si lavora ad un progetto corale e si monitorano le realtà già esistenti. Infine Azione è il luogo del teatro di prossimità in cui si cerca di intaccare alcune problematiche sociali, di toccare con mano il disagio, l’emarginazione, la detenzione. Quest’ultimo ciclo è forse il più originale che si fonda però sulla solida esperienza di Davide Iodice come regista e formatore nei luoghi del disagio. Pensiamo al coraggioso progetto di coinvolgimento nel “gioco teatrale” dei senza dimora dell’ex Dormitorio pubblico e poi degli spettatori invitati nella “casa” dei senza casa di via De Blasis per assistere al bellissimo “Mettersi nei panni degli altri” ispirato alle Sette Opere di Misericordia.

“Il teatro è uno strumento terapeutico totale- dice il regista-. Il suo valore è attestato al di là che si abbia o meno una disabilità. Penso, solo per fare un esempio, ad un ragazzo con autismo che ha seguito la scuola ed oggi, impegnato nel comparto produttivo, è partito in tournee con i compagni. Il gruppo eterogeneo si fa carico degli allievi con disabilità e questo richiede un livello altissimo di contenuti e sensibilità. Lo scopo dell’attore è quello di saper comunicare empaticamente, passare le emozioni, e in questo non si può fingere soprattutto con ragazzi di 18-20 anni con autismo. Il teatrante si chiede a che serve quello che sta facendo, al di là del gradimento estetico. Per questo lavorare nell’ambito del disagio e della problematicità significa verificare concretamente l’utilità dello strumento artistico, restituendo all’altro ciò che si è appreso, e determina un arricchimento civico e umano. Già dall’anno scorso abbiamo inaugurato insieme agli allievi il ciclo “azioni” ovvero progetti teatrali portati in aree di disagio come le carceri, i centri per migranti, l’ex Opg. Qui la risposta della platea meno educata al teatro ci dà la misura del valore del lavoro svolto, dell’emozione trasmessa. Per me è già un’azione essere da diversi anni nel Dormitorio Pubblico, il fatto che tutti gli anni gli ospiti mi chiedano di tornare. Ecco che quest’anno ho pensato di costruire il laboratorio permanente all’interno dello stesso Centro di Accoglienza con il ciclo “Azioni” che prevede una prima parte del percorso di formazione realizzato insieme agli ospiti, e una seconda parte in cui metteremo a fuoco nuovi progetti da ambientare in altri luoghi”.

Il Conservatorio Popolare per le Arti della Scena, nonostante abbia ricevuto ampi riconoscimenti di stima e apprezzamento per il metodo utilizzato (come quelli del console del Venezuela o del network per le arti performative IETM)  non ha alcun sostegno pubblico e si avvale soltanto dei fondi donati dalla onlus FORGAT che tuttavia non sono sufficienti a sostenere la veste molto più articolata del nuovo progetto che continuerà a prevedere la partecipazione rigorosamente gratuita degli allievi. Per questo i promotori pensano di lanciare un crowdfunding e auspicano il sostegno di nuove realtà.

Intanto è aperto l’avviso per la partecipazione all’anno 2017-2018 della Scuola (si può inviare il proprio Cv con motivazione entro l’8 ottobre). Come sempre nella selezione si privilegerà la platea segnata dal disagio economico e sociale, dalla disabilità fisica o intellettiva.

Alessandra del Giudice