Ripulite le torri Aragonesi di via Marina

274134311 364524415680790 8187878874483113719 ndi Sergio D'Angelo
Ripulite le torri Aragonesi di via Marina, ripartire dal passato per costruire la città del futuro.
La guerra in Ucraina e il caro prezzi occupano come è giusto che sia una parte molto rilevante della nostra attenzione. Lo sforzo che la nostra città sta facendo per inviare aiuti e accogliere chi arriva è come sempre commovente. Ma se da un lato di fronte alla guerra e alle perdite di vite umane tutto assume un significato relativo, dall’altro è comunque necessario tenere viva l’attenzione su quello che accade nella nostra città.
Un avvenimento che mi ha fatto molto riflettere in questi giorni è stata la rimozione dei rifiuti dal fossato delle torri Aragonesi a via Marina, la “Brava” e la “Spinella”, due delle otto restanti. Trenta tonnellate di rifiuti che dicono con chiarezza da quanto tempo il problema si fosse incancrenito fino a diventare emergenza. La fuga dei senza dimora, arrivati a calarsi con delle lenzuola intrecciate dalle finestre delle due strutture, rivela altrettanto nitidamente che c’è un’altra urgenza da affrontare che è di natura sociale.
Non è quindi soltanto una questione di decoro, se non nell’accezione che il decoro urbano deve necessariamente marciare di pari passo con l’assicurare una sistemazione decorosa a chi in quelle torri ci viveva.
C’è poi da garantire in tempi rapidi un piano generale che rifunzionalizzi quegli spazi che ci sono stati lasciati in eredità dalla storia, ma che non abbiamo saputo valorizzare nel corso del tempo. La vicenda delle torri Aragonesi mi è sempre sembrata una metafora della città, fra quelle seminascoste, quelle utilizzate come basamento di edifici posteriori, quelle a rischio crollo.
A volte penso che il passato di Napoli sia un corpo troppo grande per le gambe esili dei tempi moderni, ma non mi sono mai arreso all’idea che non possano essere irrobustite e che non sia proprio la capacità di restituire dignità alla storia la chiave di volta, lo scatto d’orgoglio, per costruire la città del futuro. Auspico pertanto che il Comune di Napoli elabori un piano di valorizzazione di quello che di volta in volta riusciremo a recuperare, nella consapevolezza che sarà un lavoro lunghissimo che dovrà guardare avanti, ma senza lasciare indietro nessuno.