Campania Corrotta

Prima in Italia e sesta in Europa per corruzione percepita.

Arriva un altro triste primato per la Campania.

A conferircelo è stavolta una ricerca del Quality of Government Institute dell’Università di Göteborg che calcola l’Indice di Qualità delle amministrazioni pubbliche. Si tratta di uno studio corposo che raccoglie le risposte a 19 domande di ben 129mila persone residenti nei 27 stati dell’Unione Europea.

La più grande indagine mai realizzata per attestare il grado di fiducia che i cittadini hanno nelle istituzioni.

In Campania, nell’ultimo anno, un cittadino su dieci, precisamente il 9.3%, si è visto proporre una mazzetta da elargire a medici e personale sanitario per ottenere prestazioni mediche. Il 6% l’ha effettivamente pagata. Ma non c’è solo la Sanità, perché quasi il 5% dei cittadini questa mazzetta se l’è vista chiedere da un operatore del sistema scolastico. Sono dati avvilenti che si fa fatica perfino a commentare.

Secondo i cittadini campani la qualità dei servizi che ricevono è scadente (la sesta posizione più bassa in Europa) e c’è una diffusa sfiducia verso le istituzioni che non garantirebbero imparzialità (settimo posto fra quelle peggiori), di conseguenza la Campania è terzultima nella graduatoria della qualità delle amministrazioni pubbliche e la corruzione diventa paradossalmente uno strumento utile per ottenere quello che dovrebbe essere semplicemente un diritto.

Non stupisce: i diritti sono percepiti in misura inversamente proporzionale alla rassegnazione determinata dalla povertà, dall’esclusione sociale, dagli indici di disoccupazione, dalla scarsa alfabetizzazione informatica. Ma non solo, perché un altro elemento che concorre a determinare una fatalistica accettazione dell’esistente è la presenza di vere e proprie oligarchie che gestiscono il potere sui territori, tramandandolo di generazione in generazione e facendolo apparire quindi come inattaccabile. L’insieme di questi due elementi rende il contesto permeabile alla corruzione, o alla sua forma più blanda del favore che ancora una volta sostituisce i diritti.

Questa sfiducia l’abbiamo vista alle recenti elezioni amministrative di Napoli, dove un elettore su due non ha votato.

Questa sfiducia può essere sconfitta solo da uno scatto, un segnale di discontinuità anche attraverso processi di digitalizzazione della pubblica amministrazione che garantirebbero meccanismi più democratici di accesso ai servizi, ma soprattutto con il coinvolgimento vero delle persone innescando processi di democrazia partecipata.