Inchiesta sul terzo settore: non penalizziamo chi si impegna quotidianamente nel sociale

hands 5216585 960 720È dei giorni scorsi la notizia di 20 avvisi di garanzia per appalti truccati tra Napoli e Caserta in cui sarebbero coinvolti rappresentanti del terzo settore.

Non c’è un solo reato di mafia che non risulti odioso, ma quando le inchieste riguardano la solidarietà sociale il disgusto si amplifica, perché trasformare il welfare in affare criminale getta un’ombra di sospetto su tutta la cooperazione sociale.

Un prezzo altissimo per il Terzo settore, che rischia di offuscare agli occhi dell’opinione pubblica la dedizione di chi quotidianamente si prende cura delle persone più fragili, degli anziani, dei detenuti, dei minori, di chi è schiavo delle dipendenze, diversamente abili e donne vittime di violenza.

Provo perciò una grande amarezza e tanta rabbia, di fronte all’indagine della Distrettuale antimafia di Napoli che ipotizza un controllo sistemico del clan dei Casalesi su cooperative sociali e comunità per minori in provincia di Caserta.

Venti avvisi di garanzia, trenta perquisizioni. Un elenco in cui spiccano i nomi eccellenti dell’ex parlamentare del Pdl Vincenzo Nespoli oggi vicino alla Lega, il sindaco di Sparanise Salvatore Martiello che si è dimesso, Giovanna Maria Sparago, ex assessore al Comune di Caserta con delega alle “Politiche di inclusione sociale e Cittadinanza attiva”, Eufrasia Del Vecchio, sorella del boss “Carlino”, affiliato ai Casalesi.

L’elenco comprende imprenditori considerati organici al clan, ma anche funzionari e tecnici di vari comuni, responsabili delle cooperative. Cinque milioni di euro sotto la lente degli investigatori. Gravi i reati ipotizzati, che vanno dalla turbativa d’asta alla corruzione e alla concussione, passando per l’emissione di fatture false, il tutto aggravato dal metodo mafioso.

Non è purtroppo una vicenda nuova, ma il secondo step di una storia che inizia a gennaio del 2019 e sgomenta per il quadro sistemico che emerge, coinvolgendo a vari livelli politici, imprenditori, funzionari. La sensazione di già visto che rimanda a vicende torbide come Mafia Capitale e all’inchiesta sulla Cooperazione a Salerno.

L’elezione a sistema di un dispositivo integrato di consenso politico, voto di scambio, accaparramento di risorse pubbliche destinate ai più fragili e quindi la totale inadempienza rispetto agli scopi sociali per i quali queste risorse sono originariamente destinate.

Queste false cooperative sociali sono un attentato ai percorsi di liberazione, autonomia ed emancipazione di chi è costretto a vivere una vita sospesa e fragile. Se dovesse essere provata la responsabilità degli indagati, auspico perciò che vengano inflitte pene severe perché dovranno pagare anche per le opportunità che rubano a uomini, donne e bambini che corrono il rischio di dover incolpevolmente pagare un nuovo tributo alla loro già difficile esistenza.

Resto comunque convinto che benché eclatanti questi episodi siano ampiamente minoritari e residuali: non riusciranno a mettere in crisi il lavoro generoso che migliaia e migliaia di operatrici e operatori portano avanti ogni giorno nel nostro paese fra mille difficoltà, ma con immutata speranza.

Sergio D’Angelo, presidente di Gesco e consigliere comunale di Napoli